Review
Print
Review
Monitoraggio di Insetti con la Partecipazione Pubblica. Layman’s Report
expand article infoMarco Bardiani§, Sonke Hardersen|, Lara Redolfi De Zan, Michela Maura#, Fabio Mosconi¤, Emiliano Mancini«, Gloria Antonini¤, Alessandro Campanaro, Franco Mason
‡ Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana”, Verona, Italy
§ Agriculture Research Council and Agricultural Economics Analysis, Firenze, Italy
| Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” di Verona, Firenze, Italy
¶ Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Firenze, Italy
# Università Roma Tre, Rome, Italy
¤ Sapienza - Università di Roma, Roma, Italy
« Università Roma Tre, Roma, Italy
Open Access

Background – La situazione prima del progetto

L’Italia possiede un immenso patrimonio naturale, ma molte specie si trovano in condizioni di criticità. La Direttiva Habitat (92/43/CEE), uno dei pilastri della politica Europea per la conservazione della natura, ha come scopo la salvaguardia della biodiversità mediante la tutela degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. A tal fine la Direttiva ha istituito una rete ecologica europea, chiamata Rete Natura 2000, e stabilisce che ogni Stato deve assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie elencati nei suoi allegati. Per accertare lo stato di conservazione di questi habitat e specie la Direttiva richiede agli Stati membri di garantire il loro monitoraggio. A livello Europeo, la Direttiva ha elencato 117 specie di insetti; di queste, 49 sono presenti in Italia. Tuttavia, non esiste ancora un sistema di monitoraggio per questi insetti, accettato e applicato su scala nazionale. Inoltre per molte specie di insetti elencati nella Direttiva Habitat anche l’attuale conoscenza della loro distribuzione in Italia è molto lacunosa perché molte segnalazioni sono storiche.

L’obiettivo principale del progetto MIPP è quello di sviluppare e testare metodi per il monitoraggio di cinque specie di coleotteri degli allegati II e IV della Direttiva Habitat (Osmoderma eremita, Lucanus cervus, Cerambyx cerdo, Rosalia alpina, Morimus funereus). Un secondo obiettivo del progetto è la raccolta di dati faunistici via web e app per smartphone, basata su osservazioni effettuate da cittadini. Infine, la terza componente del progetto è quella di informare ed educare il grande pubblico su temi quali Natura 2000, Direttiva Habitat, monitoraggio, insetti saproxilici.

Natura 2000

Natura 2000 è una rete di siti creata dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri dell’Unione Europea. I siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono “Zone speciali di conservazione”, istituite dalla Direttiva Habitat e “Zone di protezione speciale” individuate nell’ambito della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE).

LIFE

Il programma LIFE, è uno strumento dell’Unione Europea che finanzia progetti che contribuiscono allo sviluppo sostenibile. Il programma LIFE+ promuove in particolare tre tematiche: “Natura e biodiversità”, “Politica e governance ambientali” e “Informazione e comunicazione”. Il progetto Life+ MIPP è stato finanziato all’interno della sezione “Natura e biodiversità”.

Natura 2000 e lo strumento

Nel 2017 è stato celebrato il 25 ° anniversario del programma LIFE e della Direttiva Habitat, entrambi approvati il 21 maggio 1992. Da allora sono pilastri importanti per lo sviluppo sostenibile dell’Europa e hanno contribuito in maniera importante alla salvaguardia del patrimonio naturale. In questi anni LIFE ha finanziato quasi 4500 progetti, di cui oltre 1000 sono ancora in corso. Per il periodo 2014-2020 il bilancio del programma LIFE è fissato a 3,4 miliardi di euro. Oltre alla conservazione della natura, LIFE ha creato molti posti di lavoro, nuove competenze professionali e molta attenzione per la protezione della Natura.

Il Progetto Life MIPP

Il progetto Life MIPP (Monitoring of insects with public participation) è un progetto del Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+ (LIFE11 NAT/IT/000252). I beneficiari associati del progetto sono Sapienza - Università di Roma, Università degli Studi Roma Tre, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Regione Lombardia e Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - Centro di ricerca Difesa e Certificazione.

Azioni A

Ogni progetto LIFE si articola su diverse Azioni di cui sono responsabili i vari partner. Le quattro Azioni A (Azioni preparatorie) del progetto MIPP riguardano una revisione della letteratura dei metodi per il monitoraggio delle cinque specie di coleotteri (Osmoderma eremita s.l., Lucanus cervus, Cerambyx cerdo, Rosalia alpina, Morimus asper/funereus), la definizione delle ricerche da effettuare e la creazione di un sito internet.

Azioni C

Le sette Azioni C riguardano soprattutto lo sviluppo dei metodi di monitoraggio per le cinque specie di coleotteri. Le ricerche, svolte in cinque foreste italiane, hanno permesso di definire metodi per accertare lo status di conservazione di una popolazione, con uno sforzo contenuto. Un’altra Azione C riguarda la raccolta dei dati faunistici basata sulle segnalazioni dei cittadini.

Azioni E

Le 13 Azioni E riguardano la disseminazione. Le attività svolte comprendono: didattica nelle scuole, visite guidate nelle Riserve, seminari, sito internet, incontri con altri progetti Life, pubblicazione di articoli in giornali e riviste, interviste in tv e radio, comunicati stampa, organizzazione di un convegno europeo e pubblicazione delle linee guida per i monitoraggi.

Azioni F

Le Azioni F riguardano la gestione e l’amministrazione del progetto (personale, finanze, azioni), ma anche la stesura di un piano “post Life”, che indichi le modalità di monitoraggio e raccolta dei dati faunistici con l’aiuto dei cittadini, da effettuarsi a completamento del progetto.

Il monitoraggio e la ricerca scientifica

1. Descrizione della categoria ecologica dei saproxilici

Un saproxilico è un organismo che dipende dalla presenza del legno morto, come per esempio i picchi (es. picchio rosso maggiore), che si nutrono di larve di insetti che vivono nei tronchi morti. Anche tra gli insetti molte specie sono legate alla presenza di legno morto, ma non tutti i saproxilici si nutrono direttamente del materiale legnoso: molti di loro, infatti, sono predatori o parassiti di insetti xilofagi, mentre altri vivono a spese di funghi o di altri organismi. Tutta questa catena alimentare si basa sull’energia e sui nutrienti accumulati per decenni o secoli nel legno dell’albero. Dopo la sua morte inizia il lento e complicatissimo processo di decomposizione del legno. I saproxilici primari, come i coleotteri cerambicidi, iniziano la colonizzazione del tronco e le gallerie create forniscono accesso all’interno del legno per molte altre specie, come funghi e altri insetti. Così il legno diventa un habitat con una biodiversità altissima. Si stima che più del 30% delle specie forestali siano saproxiliche. La rimozione degli alberi morti dalla foresta comporta perciò una perdita importantissima della biodiversità che comprende anche molte specie rare e protette; molte di queste sono ormai estinte in quasi tutte le foreste e sopravvivono solo in alcune riserve naturali. I saproxilici sono fondamentali per il riciclo del legno e perciò di importanza fondamentale per l’ecologia del bosco.

2. Le 5 specie target

Osmoderma eremita – Le larve di Osmoderma eremita vivono esclusivamente nelle cavità degli alberi, ricche di rosura e con le giuste caratteristiche di temperatura e umidità. La specie è presente in boschi, parchi e viali urbani, e filari di campagna, con presenza di alberi maturi come querce, faggi, salici o gelsi.

Lucanus cervus – Il cervo volante è tra i coleotteri più grandi d’Italia e d’Europa e la caratteristica più appariscente di questa specie è la presenza, nei maschi, di grandi mandibole. Le larve vivono a spese di legno in decomposizione, generalmente querce, e completano il loro sviluppo in 3-5 anni.

Cerambyx cerdoCerambyx cerdo è un grande coleottero con antenne molto lunghe. Gli habitat principali sono i boschi di querce, in pianura e in collina, parchi urbani e le campagne dove sono ancora presenti vecchie querce con il tronco esposto al sole. La larva ha bisogno di 3-4 anni per lo sviluppo e si nutre del legno delle querce.

Rosalia alpinaRosalia alpina è una specie facilmente riconoscibile per la sua vivace colorazione azzurro-cenere con macchie scure sulle elitre e con le antenne a bande azzurre e nere. L’ambiente tipico sono boschi di faggio tra 500 e 1500 m di quota, dove le larve vivono in faggi vetusti, parzialmente morti o morti in piedi.

Morimus asper/funereus – La tassonomia del genere Morimus è complicata e comprende popolazioni con un’ampia variabilità nella colorazione. Oggi si ritiene che le popolazioni europee appartengano tutte ad un’unica specie, M. asper. Le larve vivono nel legno morto fresco e sono tra i primi a colonizzare i tronchi caduti.

3. Aree di studio

Le ricerche del progetto Life MIPP si sono svolte principalmente in cinque aree forestali, la maggior parte all’interno di Riserve gestite dal Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri (CUTFAA). Nelle aree più estese, come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, le ricerche si sono svolte in siti distinti. Tutte le aree studio rappresentano una parte integrante della rete Natura 2000 e per ognuna di esse sono segnalate diverse specie target. I dati raccolti nelle singole riserve rappresentano spesso i primi dati quantitativi per le specie oggetto del progetto MIPP.

1. Bosco della Fontana

La Riserva Naturale Bosco della Fontana si trova nella provincia di Mantova a una quota di circa 25 m s.l.m., gestita dal CUTFAA - Reparto Carabinieri Biodivesità di Verona. Il bosco, con una superficie di 200 ettari, è uno degli ultimi residui di Querco-carpineto planiziale, parte dell’antica foresta che copriva la Pianura Padana. La Riserva ospita popolazioni di Lucanus cervus, Morimus asper asper e Cerambyx cerdo; a pochi chilometri da Bosco della Fontana è presente una popolazione di Osmoderma eremita.

2. Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie

Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie ha un’estensione di circa 9400 ha, situato in un sistema montuoso, tra 300 a 2587 m s.l.m., al confine con la Slovenia. Le faggete, che complessivamente raggiungono il 60% della superficie boscata totale, rappresentano la tipologia forestale dominante, seguita dai boschi di pino nero e di pino silvestre. Nel territorio del Parco sono presenti popolazioni di Morimus asper funereus, Rosalia alpina e Lucanus cervus.

3. Bosco della Mesola

La Riserva Naturale Bosco della Mesola si trova nella provincia di Ferrara a una quota di circa 3 m s.l.m., gestita dal CUTFAA-Reparto Carabinieri Biodivesità di Punta Marina. La Riserva ha un’estensione di 1058 ha e le “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia” e i “Boschi orientali di quercia bianca” sono le formazioni forestali dominanti. Le ricerche condotte durante il progetto MIPP si sono concentrate sui metodi di monitoraggio per Cerambyx cerdo e Morimus asper asper.

4. Foreste Casentinesi

Le foreste dell’ Appennino tosco-romagnolo, Foresta della Lama e del castagneto di Camaldoli, sono gestite dal CUTFAA-Reparto Carabinieri Biodiversità di Pratovecchio. La Riserva naturale integrale Sasso Fratino è stata recentemente inserita nell’elenco dei siti UNESCO. Tutte queste riserve si trovano all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, che ospita quattro delle specie target del progetto MIPP: Lucanus cervus, Osmoderma eremita, Rosalia alpina e Morimus asper asper.

5. Castel di Sangro

Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei più antichi parchi d’Italia, compreso per la maggior parte in provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Le ricerche del progetto MIPP si sono svolte in quattro siti: Difesa di Pescasseroli, Val Fondillo, Riserva Naturale Orientata Feudo Intramonti e Colle di Licco, Zio Mas (gli ultimi due, gestiti dal CUTFAA-Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro). In questi siti si sono svolte le ricerche per sviluppare i metodi di monitoraggio di Osmoderma eremita e Rosalia alpina.

4. Metodologie utilizzate

La definizione dei metodi di monitoraggio da utilizzare è stata effettuata sulla base di un’approfondita ricerca bibliografica per definire gli approcci più indicati. Successivamente, questi metodi sono stati criticamente esaminati da 15 esperti provenienti da altri paesi europei. Per ogni specie poi, i metodi scelti, sono stati testati in due differenti aree studio e per 3 anni. Per ogni coleottero alla fine sono stati identificati i metodi più idonei, considerando l’ecologia, il micro-habitat e la fenologia.

Lucanus cervus

Lucanus cervus è attivo principalmente nei mesi di giugno e luglio, soprattutto durante il crepuscolo quando compie voli per localizzare le femmine. Per questo motivo tra i metodi testati, due sono basati sull’avvistamento e sulla cattura di esemplari in volo al tramonto, lungo transetti di 500 m, mentre un terzo è basato sulla raccolta di resti di individui morti. Il quarto metodo è basato sull’uso di trappole attrattive, innescate con miscele alcolico-zuccherine.

Osmoderma eremita

Gli adulti di Osmoderma eremita sono attivi principalmente nei mesi di luglio e agosto, ma anche durante questa fase sono difficili da osservare perché si trovano spesso all’interno di alberi cavi, l’habitat delle larve. Durante il progetto sono state testate trappole a finestra appese ai rami e innescate con il feromone, trappole a caduta, collocate nelle cavità e il controllo della rosura nelle cavità. Un altro metodo testato è stato l’uso del cane molecolare “Osmodog”, addestrato per fiutare le larve di Osmoderma eremita.

Cerambyx cerdo

Gli adulti di Cerambyx cerdo sono presenti principalmente nei mesi di giugno e luglio e sono maggiormente attivi durante la sera/notte. Nel progetto MIPP sono stati testati quattro metodi: la manna (linfa dei frassini) come esca attrattiva, l’uso di trappole attrattive innescate con miscele alcolico-zuccherine (vino, birra, frutta, zucchero), ricerca visiva degli adulti in orario serale su tronchi di alberi e ricerca dei resti di individui morti (predati) lungo transetti di 500 m.

Rosalia alpina

Gli adulti di Rosalia alpina sono presenti principalmente nei mesi di luglio e agosto e sono maggiormente attivi durante le ore più calde e questo facilita la loro osservazione diretta. Per le ricerche sono stati utilizzati alberi “naturali” considerati idonei (tronco con presenza di legno morto ed esposto al sole diretto per alcune ore durante il giorno). Inoltre sono state testate strutture “artificiali”, come i tripodi di faggi o grossi tronchi tagliati e lasciati a terra. Su tutte queste strutture gli adulti sono stati cercati a vista.

Morimus asper

Gli adulti di Morimus asper possono essere presenti per molti mesi durante l’anno: da aprile fino ad agosto.Questo coleottero è maggiormente attivo durante la sera/notte. Nel corso del progetto Life MIPP sono stati testati diversi metodi, come trappole a caduta con sostanze potenzialmente attrattive. Inoltre è stato testato il potere attrattivo di diverse strutture artificiali: grossi tronchi tagliati, ceppaia e cataste di legno fresco. Su tutte queste strutture gli adulti sono stati cercati a vista con l’ausilio di una torcia durante le ore serali.

Disseminazione

Interventi in classe – Interviste – Comunicati stampa

A partire dal gennaio 2014 fino al giugno 2017 lo staff del MIPP ha svolto in tutta Italia numerose attività di divulgazione con i seguenti scopi: 1) divulgare le tematiche del progetto quali la rete Natura 2000, la Direttiva Habitat e la protezione e conservazione delle foreste vetuste, degli insetti saproxilici e del legno morto; 2) coinvolgere i cittadini nella raccolta di dati di presenza dei 9 insetti studiati dal progetto MIPP.

Lo staff del MIPP ha incontrato in prima persona i cittadini organizzando seminari, workshop e giornate divulgative nelle città, nei musei scientifici e nelle riserve naturali; partecipando a conferenze nazionali ed internazionali e organizzando visite guidate. Inoltre, ha sviluppato e portato in giro per l’Italia uno specifico progetto di educazione ambientale per le scuole, chiamato “MIPP-iacciono gli insetti, per il quale è stato inoltre prodotto il booklet “Osmodog e i piccoli abitanti delle foreste”. La tipologia dei cittadini coinvolti andava da un pubblico generico a uno più specializzato come i bambini della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, studenti e professori universitari, operatori tecnici e gestori di aree naturali. Complessivamente sono state effettuate 449 attività divulgative tra il 2014 e il giugno 2017 coinvolgendo approssimativamente 15135 cittadini (Tabella A).

Numero delle attività (Attività) di divulgazione effettuate dallo staff MIPP in prima persona e numero dei cittadini (Cittadini) raggiunti dal MIPP tra gennaio 2014 e giugno 2017. (NA = Dato non disponibile).

2014 2015 2016 2017 Totale
Attività Cittadini Attività Cittadini Attività Cittadini Attività Cittadini Attività Cittadini
Seminari e Workshop 24 617 30 2064 26 652 7 334 87 3667
Eventi divulgativi 18 545 20 968 18 1539 1 16 57 3068
Conferenze 4 50 2 140 3 NA 1 NA 10 190
Visite guidate 9 437 52 1366 4 170 3 128 68 2101
Attività didattiche nelle scuole 58 1923 70 1862 60 1370 39 954 227 6109
Totale 113 3572 174 6400 111 3731 51 1432 449 15135

Un’altra strategia divulgativa adottata è stata quella di usare strumenti mediatici quali il sito web del progetto (www.lifemipp.eu), i social network (Facebook, YouTube e Twitter), le televisioni e le radio mandando in onda 2 documentari, rilasciando 17 interviste, inviando mensilmente alle testate giornalistiche comunicati stampa e ottenendo ben 145 pubblicazioni su giornali e quotidiani (Tabella B). Inoltre abbiamo prodotto e distribuito diverse tipologie di materiale divulgativo come le guide identificative delle specie target (disponibili online), i poster (950 copie), le brochure (65000 copie), il booklet didattico (17600 copie), le comic strip di Osmodog (36 “strisce” realizzate in collaborazione con uno studio grafico) e i pannelli illustrativi (35 installati in 10 aree protette). Per rimanere in continuo contatto con i cittadini abbiamo inviato loro, tramite una newsletter bimestrale, dei report tecnici sulle segnalazioni ricevute e delle news riguardanti le attività del progetto. Inoltre i cittadini hanno potuto tenere traccia delle loro segnalazioni visualizzandole in una pagina personale del sito web; infine come ulteriore stimolo a segnalare le specie target i cittadini hanno ricevuto annualmente dei premi in base al numero di segnalazioni effettuate.

Numero delle attività di divulgazione effettuate tramite strumenti mediatici tra gennaio 2014 e giugno 2017.

2014 2015 2016 2017 Totale
Documentari 1 1 0 0 2
Comunicati stampa 9 12 13 8 42
Quotidiani e giornali 42 37 48 18 145
Interviste 4 5 4 5 17
Totale 56 55 65 30 206

Osmodog - TESEO

Teseo è un Golden Retriever nato il 22 marzo 2013 e, fin dal suo arrivo tra i ricercatori MIPP, ha avuto un ruolo di primissimo piano all’interno del progetto. Infatti, Teseo è diventato il primo cane molecolare addestrato per la ricerca di un coleottero saproxilico fortemente minacciato: lo scarabeo eremita.

I cani molecolari, sono cani caratterizzati da una grande sensibilità olfattiva e sono in grado di segnalare con velocità e precisione al loro conduttore un obiettivo (target); i principali campi di impiego sono la ricerca ed il soccorso di persone, i servizi legati alla prevenzione del contrabbando di sostanze illecite, la ricerca di esplosivi, l’individuazione di alcuni tipi di tumore.

Durante il Progetto MIPP, Teseo (o più amichevolmente “Osmodog”) è stato addestrato alla ricerca delle larve di Osmoderma eremita ed è stato scelto proprio un Golden Retriever perché è una razza ampiamente utilizzata per la ricerca di target biologici. Le larve dello scarabeo eremita vivono nella rosura (minuscoli frammenti di legno mescolati con altro materiale organico degradato) all’interno delle cavità di grandi alberi vetusti, ed il Wood Mould Sampling (WMS) è il metodo standard più comunemente utilizzato per individuarle. Questo metodo, che consiste nell’estrarre e controllare la rosura, richiede però lunghi tempi di lavoro e rischia di danneggiare oltre che la specie target anche l’intera comunità saproxilica legata alle cavità. Invece, l’uso di un cane molecolare addestrato ad individuare un target tramite l’olfatto non presenta rischi per le specie che vivono all’interno degli alberi, perché non c’è contatto diretto con gli esemplari.

Fabio, ricercatore del progetto MIPP e conduttore di Teseo, per l’addestramento ha usato il metodo basato sul rinforzo positivo del comportamento del cane, che consiste nel premiarlo subito dopo le segnalazioni corrette. Durante le sessioni di lavoro in natura, quando Teseo individua un albero colonizzato dalla specie target, si siede in corrispondenza della fonte dell’odore abbaiando per segnalarlo al suo conduttore.

Al raggiungimento dei 2 anni di età, dopo alcuni test effettuati per verificarne l’accuratezza (cioè la percentuale di segnalazioni corrette) e l’efficienza (cioè il tempo medio impiegato per l’analisi di un albero), Teseo ha iniziato il lavoro sul campo. Questo l’ha portato a spostarsi dalle aree verdi naturali e seminaturali di Roma, alle montagne abruzzesi del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, dalle inalterate Foreste Casentinesi dell’Appennino Tosco-Romagnolo ai vecchi filari di campagna nella Pianura Padana, annusando più di 1000 alberi. Osmodog si è dimostrato più accurato e molto più veloce del WMS nell’individuare le larve della specie target in natura, e quindi gli alberi colonizzati. Queste abilità sono molto utili ai fini del monitoraggio e della pianificazione della strategia di conservazione della specie.

All’interno del progetto però, Teseo non ha avuto solo un compito strettamente legato alla “ricerca scientifica” ma si è rivelato anche un ottimo divulgatore e disseminatore. Infatti molte sono state le iniziative a cui Teseo ha partecipato come testimonial per la conservazione della biodiversità forestale, oltre ad essere l’oggetto di diversi articoli su riviste in ambito “canino” ed anche di alcuni documentari.

Citizen science

Letteralmente tradotta come “Scienza dei cittadini”, è una disciplina che coinvolge in modo attivo “persone comuni” in una ricerca a carattere scientifico. Le radici di questa Scienza affondano nel XVIII secolo ma solo negli ultimi decenni, grazie all’avvento delle nuove tecnologie di trasmissione e condivisione dei dati, ha potuto mostrare tutto il suo potenziale. Oggi la Citizen Science è protagonista in molti campi: dalla biologia marina a quella terrestre, dalla geologia allo studio dei cambiamenti climatici, dalla chimica alla fisica, dalla meteorologia all’astronomia.

I benefici della Citizen Science

Il coinvolgimento dei cittadini permette ai ricercatori di ottenere una quantità di dati enormemente più grande rispetto a quanto riuscirebbero ad ottenere solo pochi “esperti”. Contemporaneamente, partecipando ad una ricerca scientifica, i cittadini possono aumentare le loro specifiche conoscenze e competenze, ed aumentare la loro consapevolezza su particolari tematiche di interesse comune.

La European Citizen Science Association (ECSA) è un’associazione no-profit, basata su una rete di ricercatori, comunicatori e centri di ricerca, che favorisce lo sviluppo della Citizen Science in Europa. Il progetto Life MIPP è membro ECSA dal 2015.

www.ecsa.citizen-science.net

La Citizen Science MIPP

I cittadini sono chiamati a fornire segnalazioni di 9 specie protette di insetti. Infatti, oltre alle 5 specie di coleotteri saproxilici, sono obiettivo dello studio anche 3 specie di farfalle (Lopinga achine, Zerynthia polyxena/cassandra e Parnassius apollo) e la cavalletta Saga pedo. Queste 4 specie (incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat) sono state inserite, pur non essendo strettamente legate all’ambiente forestale o al legno morto, per la loro visibilità o “facilità” di determinazione. Le segnalazioni fornite dai cittadini sono fondamentali per valutare la distribuzione geografica delle specie sul territorio nazionale, uno dei parametri di base per stabilirne lo stato di conservazione, variazioni nella distribuzione negli anni permettono infatti di capire se una specie è in fase di declino o di espansione.

Il sistema delle segnalazioni

Le segnalazioni possono essere inviate attraverso il portale del progetto (www.lifemipp.eu) o un’apposita app (MIPP). Entrambi gli strumenti permettono di inviare il pacchetto completo di informazioni che sono incluse in una segnalazione: coordinate geografiche, data dell’avvistamento, foto dell’animale, informazioni opzionali sulla posizione dell’esemplare fotografato e informazioni sull’ambiente di ritrovamento. Inoltre sia il portale che l’APP hanno una sezione dedicata al riconoscimento delle specie con schede descrittive consultabili dal cittadino.

La segnalazione inoltrata e validata dagli esperti del progetto e, se confermata, diventa visualizzabile sul sito a chiunque. Attraverso e-mail, il segnalatore e aggiornato sull’avvenuta ricezione e successiva valutazione della segnalazione. Inoltre, gli esperti possono contattare direttamente i segnalatori per ottenere ulteriori informazioni utili alla validazione quando necessario. Tutte le segnalazioni, sia confermate che rifiutate, sono conservate nel database del progetto. Le segnalazioni confermate sono inoltre rese disponibili al Network Nazionale della Biodiversita (la banca dati nazionale sulla distribuzione delle specie italiane, curato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

Risultati ottenuti

Complessivamente dal 2014 al 2016 hanno partecipato al progetto 695 cittadini (182 il primo anno, 295 il secondo anno e 335 il terzo anno), inoltrando al progetto 2308 segnalazioni, delle quali il 71,6% via portale web e il 28,4% via APP. Tra tutte le segnalazioni inoltrate, il 73% è stato confermato e Lucanus cervus è stata la specie più segnalata (605 segnalazioni confermate), seguita da Morimus asper e Rosalia alpina. Osmoderma eremita e Saga pedo, si confermano essere le specie più elusive, risultando con il minor numero di segnalazioni ricevute e confermate.

Per le 4 specie con più segnalazioni (le 3 sopra elencate e Parnassius apollo), l’analisi delle segnalazioni ha inoltre permesso di valutare anche particolari aspetti ecologici, come la distribuzione altitudinale (numero di segnalazioni per fascia altitudinale), il periodo di attività (fenologia) degli adulti e come questo varia in relazione all’altitudine. Per tutte le specie si ha un picco di attività (concentrazione degli avvistamenti in un ristretto periodo) che si sposta in avanti nella stagione all’aumentare della quota e, per Lucanus cervus e Morimus asper, si ha anche un accorciamento dell’intero periodo di attività con l’aumentare dell’altitudine.

Lopinga achine la specie vive in radure o ai margini di bosco; in Italia si trova nell’area alpina, dai 300 m ai 1600 m s.l.m. Gli adulti sono attivi tra giugno e luglio. Allo stadio larvale (bruco), la specie è principalmente legata a Carex montana.

Parnassius apollo si trova nelle praterie secche alpine e subalpine, su versanti assolati e con pendii rocciosi e crepacci, generalmente oltre i 1000 m di quota. I bruchi si trovano invece su piante dei generi Sedum e Sempervivum.

Zerynthia polyxena/cassandra frequentano ambienti aperti come radure e bordi forestali, pendii e prati, dal livello del mare fino ai 1000 m in Italia. Gli adulti sono attivi principalmente in aprile e maggio. I bruchi sono legati a piante del genere Aristolochia.

Saga pedo specie tipica di ambienti aperti caldi e secchi, si ritrova da giugno all’inizio dell’autunno. Le femmine riescono a produrre uova che non necessitano di fecondazione per il loro sviluppo (partenogenesi).

Schede Tecniche

Per fornire un rapido strumento a tutti coloro che sono impegnati nella conservazione e nel monitoraggio delle 5 specie di coleotteri saproxilci oggetto del progetto (Lucanus cervus, Osmoderma eremita, Cerambyx cerdo, Rosalia alpina e Morimus asper), di seguito sono proposte 5 brevi schede tecniche, una per ogni specie. Ogni scheda è composta da 3 sezioni: la prima contiene le nozioni essenziali di ecologia, distribuzione e riconoscimento della specie; la seconda è la descrizione sintetica del metodo di monitoraggio standard da applicare (come e quando effettuarlo); la terza è la scheda di campo da utilizzare durante le sessioni di monitoraggio.

Queste schede sono la sintesi “pratica” delle Linee guida per il monitoraggio realizzate dal progetto e presentate a Mantova in occasione del Simposio internazionale (24-26 maggio 2017) e della Giornata tecnica per i gestori (29 maggio 2017), ed ufficialmente proposte a tutte le Regioni. Le Linee guida, pubblicate sulla rivista scientifica Nature Conservation sono disponibili in italiano [https://ab.pensoft.net/article/21672/] e in inglese [https://ebooks.pensoft.net/book/13187/guidelines-for-the-monitoring-of-the-saproxylic-beetles-protected-in-europe].

Monitoraggio di Lucanus cervus

1. Sistematica e distribuzione. Identificazione. Ecologia

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Lucanidae

Genere: Lucanus

Sistematica e distribuzione

In Europa, oltre Lucanus cervus, sono presenti altre 4 specie appartenenti al genere Lucanus (L. barbarossa, L. tetraodon, L. ibericus e il recente L. pontbrianti). In Italia L. cervus è distribuito al Nord e al Centro (fino al Lazio sul versante tirrenico e fino alle Marche sul versante adriatico) mentre nel Sud Italia (Sicilia e Sardegna comprese) e in parte del Centro, è presente L. tetraodon (recentemente segnalato anche in Emilia-Romagna, Lombardia e Liguria). In particolare, in Centro-Italia è presente un’area di sovrapposizione, dove le due specie possono coesistere (Fig. 1).

Figure 1.

Distribuzione in Italia di L. cervus (pallini rossi), L. tetraodon (pallini e quadrati grigi) e stazioni con presenza di entrambe (pallini blu) (Bartolozzi & Maggini 2007, modificata).

Identificazione

Il cervo volante è il più grande coleottero europeo: i maschi hanno lunghezza compresa fra 30 e 89 mm, mentre le femmine fra 25 e 49 mm. Il colore varia dal bruno-rossiccio al bruno scuro, quasi nero. La specie è caratterizzata da un forte dimorfismo sessuale: il maschio possiede enormi mandibole mentre la femmina è più piccola e con mandibole più corte, di dimensioni non superiori a quelle del capo. L. cervus si distingue da L. tetraodon per il numero di lamelle antennali e, nei maschi, dalla posizione del dente mediano sulla mandibola. Nelle aree di sovrapposizione, gli individui possono mostrare caratteri distintivi meno evidenti e quindi risultare di difficile determinazione.

L. cervus L. tetraodon
MANDIBOLA Dente mediano posizionato nella metà distale (verso la forca apicale) Dente mediano posizionato nella metà prossimale (verso il capo)
ANTENNA Clava antennale composta da 4 o 5 antennomeri Clava composta da 6 (5 o raramente 7) antennomeri

Ecologia

L’habitat principale della specie sono le foreste decidue mature con presenza di legno morto a terra, dal livello del mare fino a 1000 m di quota. Le femmine dopo l’accoppiamento scavano profonde gallerie in prossimità dei substrati idonei per lo sviluppo larvale (legno marcescente) (Fig. 2). Ogni femmina produce fino a 100 uova (che può deporre anche in più siti). Le larve che schiudono dalle uova, si sviluppano in 3-5 anni. A maturazione, la larva si sposta dal legno al terreno, formando un bozzolo dentro il quale avviene la metamorfosi (autunno). In primavera inizia lo sfarfallamento degli adulti, che sopravvivono solo per alcune settimane. In Italia, gli adulti possono essere avvistati da maggio ad agosto-settembre partendo dalle quote più basse, mentre la finestra temporale si restringe alzandosi di quota. Tra giugno e luglio sia ha il picco di attività, ovvero il periodo nel quale è più facile avvistare i maschi in volo al crepuscolo, in cerca della femmine (che volano meno frequentemente e passano la maggior parte del loro tempo a terra) per l’accoppiamento.

Figure 2

Esempi di habitat tipici con presenza di legno morto idoneo per l'ovideposione (frecce bianche) (Foto M. Bardiani, A. Campanaro, M. Bardiani).

Figure 3.

Esempio di apertura della chioma sopra il transetto ed esempio di viale usato per transetto (Foto M. Bardiani e I. Toni).

2. Descrizione del metodo

Il metodo di monitoraggio consiste nell’avvistamento degli adulti di Lucanus cervus, da parte di un operatore che percorre a velocità costante un transetto di lunghezza standard di 500 m, durante il tramonto. Le fasi operative del metodo sono:

i) individuare i percorsi idonei (strade forestali con prevalenza di tratti rettilinei senza copertura arborea sovrastante; no percorsi ad anello o tratti paralleli adiacenti) dove effettuare il transetto (da 1 a 4 percorsi/transetti per area studio, distanziati di almeno 200 m); ii) segnalare in situ, con nastro segnaletico bianco e rosso o targhette numerate, l’inizio, la fine e i settori intermedi (ogni 100 m) del transetto; georeferenziare con GPS partenza e arrivo del transetto; iii) pianificare periodo e numero di sessioni di monitoraggio (Tabella 1); iv) ad ogni sessione l’operatore percorre il transetto (a passo lento: 500 m in 30’; 100 m in 6’) partendo 15’ prima dell’orario del tramonto (da registrare per ogni uscita) e terminando 15’ dopo; v) durante il percorso, l’operatore segna sull’apposita scheda di campo (Sezione 3) ogni individuo avvistato, usando il codice riportato sulla scheda stessa; vi) al termine di ogni sessione i dati devono essere raccolti all’interno di un file (riportati come numero di esemplari per ogni transetto e sessione); vii) in caso di pioggia o vento forte, la sessione deve essere spostata ad altro giorno della settimana o annullata; viii) al termine dell’ultima sessione, calcolare il valore medio di avvistamenti annuali (numero di individui per transetto e sessione).

Protocollo di monitoraggio per Lucanus cervus

Metodo di monitoraggio avvistamento lungo transetti al crepuscolo
Numero di transetti per area studio da 1 a 4
Distanza minima tra i transetti almeno 200 m
Lunghezza del transetto 500 m
Lunghezza dei settori intermedi 100 m
Periodo di monitoraggio giugno - luglio
Frequenza di monitoraggio (per ogni transetto) settimanale
Numero di ripetizioni per aree fino a 400 m s.l.m. (settimane dell’anno suggerite) 6 (23a - 28a)
Numero di ripetizioni per aree oltre i 400 m s.l.m. (settimane dell’anno suggerite) 5 (26a - 30a)
Periodo del giorno al tramonto
Durata giornaliera del monitoraggio (per transetto) 30’ (inizio 15’ prima e termine 15’ dopo il tramonto)
Numero di operatori (per transetto) 1
Equipaggiamento per l’individuazione dei transetti cordella metrica, nastro segnaletico bianco e rosso (o targhette identificative/numerate), GPS
Equipaggiamento per il monitoraggio portablocco, scheda di campo, matita e gomma, lampada frontale o torcia, orologio, termoigrometro

3. Scheda di campo

Monitoraggio di Osmoderma eremita

1. Sistematica e distribuzione. Identificazione. Ecologia

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Scarabaeidae

Genere: Osmoderma

Sistematica e distribuzione

In Europa sono presenti almeno 4 specie di scarabeo eremita: O. eremita e O. cristinae - distribuite nell’Europa occidentale – e le specie O. barnabita e O. lassallei diffuse nell’Europa orientale. In Italia (Fig. 1), O. eremita è presente nell’Italia settentrionale e centrale, mentre O. cristinae è endemica della Sicilia. In Italia meridionale (dalla Campania alla Calabria) sono inoltre presenti popolazioni sparse della sottospecie O. eremita italicum.

Figure 1.

Distribuzione in Italia di O. e. eremita (pallini rossi), O. e. italicum (pallini blu) e O. cristinae (pallini grigi) (Brandmayr et al. 2007, modificata).

Identificazione

O. eremita è un coleottero di medie-grandi dimensioni (25-40 mm) di colore bronzato o nero con riflessi metallici. I maschi presentano sul pronoto un solco longitudinale mediano più pronunciato rispetto alle femmine (Fig. 2). Per distinguere i tre taxa presenti in Italia occorre l’aiuto di uno specialista, sebbene la loro distribuzione geografica, così distinta, ne agevoli l’attribuzione specifica o sottospecifica.

Figure 2.

Habitus del maschio e della femmina di O. eremita (Foto A. Ballerio).

Ecologia

Osmoderma eremita è un coleottero saproxilofago obbligato, ovvero strettamente dipendente dalla presenza di legno morto in alberi cavitati di foreste mature (Fig. 3). Il ciclo vitale si completa principalmente su querce, ma anche su castagni, tigli, salici, faggi e alberi da frutto. Le femmine depongono dalle 20 alle 80 uova nelle cavità di tronchi di alberi vetusti ancora vivi, nelle quali le larve (Fig. 4) vivono dai 2 ai 4 anni scavando nella rosura e nelle pareti marcescenti della cavità stessa. A fine ciclo, le larve (di circa 75 mm) si impupano in un bozzolo ovale formato dai loro escrementi e da frammenti di legno marcescente. Durante i mesi estivi (da inizio luglio a inizio agosto), gli adulti emergono e svolgono una vita attiva per circa 20-30 giorni (i maschi) o al massimo per 90 giorni (le femmine), spostandosi per non più di qualche centinaio di metri (100-250 m) nell’area circostante. I maschi adulti, sin dallo sfarfallamento, emettono un feromone attrattivo per le femmine che presenta un odore caratteristico e intenso, simile a quello della frutta fermentata (quale, ad esempio, pesca o albicocca).

Figure 3.

Tipico habitat costituito da un albero maturo e cavitato (Foto E. Maurizi).

Figure 4.

Habitus della larva di O. eremita (Foto S. Dourlot).

2. Descrizione del metodo

Una settimana prima del monitoraggio, agganciare ai rami degli alberi (a circa 2-2,5 m di altezza) le BCWT, mapparle con GPS e numerarle (Fig. 5, Tabella 1). Attivare le trappole il giorno prima dell’inizio dei monitoraggi, togliendo il tappo al collettore e inserendo nel pannello una provetta contenente un rullo di cotone immerso in 1,2 ml di feromone. Controllare le trappole ogni due giorni e cambiare le provette di feromone una volta a settimana. A inizio e fine di ogni controllo, riportare sulla scheda di campo la data, l’orario e le condizioni meteo. Durante il controllo, contare e fotografare gli individui catturati in ciascuna trappola - distinguendo i maschi dalle femmine - e riportare i dati sulla scheda di campo. Subito dopo, rilasciare gli individui sull’albero e passare alla trappola successiva. Alla fine della stagione di monitoraggio disinnescare le trappole chiudendo il collettore col tappo e rimuovendo le provette di feromone.

Protocollo di monitoraggio per Osmoderma eremita

Metodo trappole a feromone (o Black Cross Windows Traps o BCWT)*
Numero di trappole 30 BCWT per ogni sito
Posizione delle trappole casuali, lungo transetti (sentieri, filari di alberi idonei, etc.) o disposte in egual numero e ordinatamente in griglie di 500 x 500 m ciascuna
Distanza tra le trappole 100 m
Periodo di monitoraggio luglio - settembre
Numero di controlli 23
Frequenza dei controlli ogni 2 giorni
Orario giornaliero 09:00-18:00
Numero di operatori 2
Ore per persona 24
Attrezzatura GPS, blocco di appunti, scheda di campo, matita, orologio, provette (1,5 ml) contenenti feromone (miscela racemica di γ-decalactone), rulli in cotone (circa Ø = 6 mm, L. = 40 mm; tipo uso odontoiatrico), pinzette, macchina fotografica, bastone con gancio (tipo “appendiabiti”)
Figure 5.

Trappola a feromone (BCWT) per la cattura di O. eremita. A. Trappola provvista di provetta contenente il feromone; B. Posizionamento sul ramo di un albero; C. Inserimento dell’imbuto nel collettore; D. uno scarabeo eremita catturato sul fondo del collettore (Foto di E. Capogna A-B, F. Bernardini C-D).Materiale per la costruzione di 1 BCWT: 2 pannelli neri polionda alveolari (25 x 350 cm), 1 imbuto di plastica (Ø 30 cm), 1 collettore costituito da un contenitore in plastica con tappo a vite (vol. 500 ml), 1 gancio in fil di ferro, 1 gancetto in fil di ferro per assicurare la provetta su un pannello; Impegno: 2 giorni, 2 operatori, 24 ore x persona; Periodo di costruzione: mesi invernali e/o primaverili antecedenti al monitoraggio.

3. Scheda di campo

Monitoraggio di Cerambyx cerdo

1. Sistematica e distribuzione. Identificazione. Ecologia

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Cerambycidae

Genere: Cerambyx

Sistematica e Distribuzione

In Europa sono presenti almeno sette specie appartenenti al genere Cerambyx, e di queste, cinque sono presenti in Italia: C. cerdo, C. miles, C. scopolii, C. welensii e C. nodulosus.

C. cerdo è presente in quasi tutta Europa. In Italia la specie è segnalata in tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta (Fig. 1). In molte zone d’Italia C. cerdo vive in simpatria con l’affine C. welensii.

Figure 1.

Mappa di distribuzione di Cerambyx cerdo in Italia (Sama 2007).

Identificazione

Gli adulti di C. cerdo misurano tra i 17-56 mm (antenne escluse). Il corpo è nero mentre le elitre sono marroni-rossastre nella porzione apicale. I maschi si distinguono dalle femmine per le antenne molto più lunghe del corpo. C. cerdo si distingue facilmente dalle altre specie del genere Cerambyx, le quali non possiedono la spina suturale all’apice delle elitre. L’unica eccezione è C. welensii (vedere tabella identificativa).

C. cerdo C. welensii
Elitre Pressoché glabre e di colore nero lucente; ristrette in direzione apicale; apice delle elitre subtroncato e di colore rossastro Interamente brune e ricoperte da sottili setole bianche o giallastre; margini esterni subparalleli; apice elitrale arrotondato.
ANTENNA Molto più lunga della lunghezza del corpo nel maschio mentre in corrispondenza del terzo apicale delle elitre nelle femmine. Solo più lunghe del corpo di tre segmenti nel maschio mentre nelle femmine arrivano solo alla metà delle elitre.

Ecologia

La specie è tipica dei querceti maturi, dalle quote di pianura fino a quelle collinari; in particolare colonizza grandi e vecchi alberi esposti al sole, anche in ambienti urbani (parchi, alberature stradali) o rurali. Oltre le querce, la specie colonizza anche altre essenze decidue. Fattori che sembrano favorire la colonizzazione da parte della specie, sono la vitalità e il diametro del tronco (maggiore di 50 cm), lo spessore della corteccia e il grado di insolazione dell’albero. Le larve (Fig. 2) sono xilofaghe e si sviluppano in 3-4 anni all’interno del tronco o delle grandi branche mentre gli adulti, che sfarfallano (Fig. 3) dalla primavera all’estate, vivono da pochi giorni fino a due mesi, cibandosi di linfa e di frutti maturi. Gli adulti hanno attività prevalentemente notturna e si possono osservare da maggio ad agosto.

Figure 2.

Larva di Cerambyx cerdo, fotografata all’interno della sua galleria (Foto A. Mazzei).

Figure 3.

Fori di uscita, di Cerambyx cerdo (Foto L. Redolfi De Zan).

2. Descrizione del metodo

Trappole attrattive. Le trappole sono costituite da una camera di cattura collegata ad una camera per l’esca attrattiva (liquida). Sono quindi necessari: due contenitori cilindrici da 1000 cc, in HDPE, con tappo a vite; un imbuto da 10 cm di diametro e retina metallica con maglia 2x2 mm. Con una fresa da 76 mm si forano i 2 tappi e il fondo di uno dei contenitori. Si assembla la camera di cattura fissando, con 4 viti, un tappo forato al fondo del flacone forato, avendo cura di inserire tra i due pezzi la retina metallica. In questo modo, gli individui catturati non potranno cadere nel liquido attrattivo. Il becco dell’imbuto viene tagliato, creando un foro inferiore di 4 cm di diametro, fissato al rimanente tappo forato e poi avvitato sulla camera di cattura.

Protocollo di monitoraggio per Cerambyx cerdo

Metodo trappole attrattive
Numero di trappole 20 trappole per ogni sito
Numero di alberi 10 (individuati lungo strade forestali o sentieri)
Posizionamento delle trappole una trappola sul tronco (a 1,5-2 m di altezza) e una trappola sui rami alti (oltre 10 m di altezza)
Distanza tra le trappole almeno 100 m
Periodo di monitoraggio giugno-luglio
Numero di ripetizioni 15
Frequenza dei controlli tre a settimana (per 5 settimane)
Orario giornaliero 8:00-11:00
Numero di operatori 2
Ore per persona 40
Attrezzatura cartellina appunti, foglio di campo, matita, GPS, corda, due barattoli di ricambio, bottiglie con miscela di rabbocco

La miscela attrattiva è composta da 50% di vino rosso e da 50% di vino bianco, con l’aggiunta di 220 g di zucchero, per un volume finale di 500 cm3. La miscela deve essere preparata una settimana prima della messa in posizione della trappola per ottenere un’esca con un grado di fermentazione idoneo e consentire allo zucchero di dissolversi completamente nella miscela.

Le trappole sono disposte a coppie su querce (Fig. 4) a una distanza di almeno 100 m tra di loro. Ogni coppia è composta da una trappola ad 1,5 - 2 m di altezza e una oltre i 10 m (usare una fionda forestale per il lancio del cordino).

Figure 4.

Posizionamento di una coppia di trappole, alle due altezze previste A. su branca ad oltre 10 m; B. sul tronco a 1,5 - 2 m; C. dettaglio costruttivo del coperchio modificato con imbuto e flacone modificato a camera di raccolta (Foto M. Bardiani).

Il monitoraggio avviene controllando quotidianamente (tra le 8:00 e le 11:00) le trappole, tre volte alla settimana per cinque settimane. Le trappole devono essere attivate lunedì e rimanere attive fino a giovedì. Ad ogni controllo devono essere annotati su un’apposita scheda gli individui catturati. Dopo l’ultimo controllo settimanale, le trappole devono essere disattivate temporaneamente chiudendo il contenitore con un coperchio e rimuovendo quello modificato con l’imbuto (Tabella 1).

3. Scheda di campo

Monitoraggio di Rosalia alpina

1. Sistematica e distribuzione. Identificazione. Ecologia

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Cerambycidae

Genere: Rosalia

Sistematica e Distribuzione

Rosalia alpina è l’unico rappresentante europeo del genere Rosalia.

La specie è diffusa nelle regioni montuose dell’Europa centro-meridionale e in quella settentrionale fino alla Svezia meridionale, arrivando fino in Turchia, Siria e alla regione del Caucaso. È assente in Gran Bretagna e in Olanda. In Italia la specie è distribuita con popolazioni localizzate sulle Alpi e sugli Appennini, lungo tutta la penisola e in Sicilia (Fig. 1).

Figure 1.

Distribuzione in Italia di R. alpina (Sama 2007).

Identificazione

Rosalia alpina ha una livrea appariscente e inconfondibile per la colorazione di fondo azzurro cenere, con un disegno a macchie nere sul protorace e sulle elitre (Fig. 2); antenne lunghe, azzurrognole con ciuffi di peli neri in prossimità dell’apice di ciascun segmento. Le dimensioni degli adulti variano da 15 a 38 mm di lunghezza.

Figure 2.

Esemplare di R. alpina (Foto P. Buonpane).

Ecologia

Vive esclusivamente in alberi morti o deperenti, parti morte di piante sane, ceppi (Fig. 3). Specie caratteristica delle faggete mature termofile, dal piano montano a quello alpino (tra 500 e 1500 m s.l.m.), sui versanti sud e sud-ovest. Risulta presente anche in boschi misti mesofili, dove il faggio diventa secondario o assente, mentre tra le essenze arboree dominanti troviamo acero di monte, frassino maggiore, tiglio nostrano e tiglio selvatico. In Europa centrale, le larve xilofaghe si sviluppano con preferenza nel legno di faggio (Fagus sylvatica) meno frequentemente anche in altre specie arboree. In Europa meridionale, le larve possono completare lo sviluppo anche su altre specie arboree, come salice (Salix alba), nocciolo (Corylus avellana), castagno (Castanea sativa), frassino (Fraxinus excelsior), tiglio (Tilia cordata), carpino bianco (Carpinus betulus), e in un caso si è potuto osservare una larva in una pianta morente di Quercus sp. Poco indagate risultano le preferenze ecologiche della specie, nelle aree più meridionali dell’areale di distribuzione.

Figure 3.

Esempio di habitat idoneo alla presenza della specie (Foto S. Rossi de Gasperis).

2. Descrizione del metodo

Il monitoraggio consiste nell’avvistamento e conteggio di individui di Rosalia alpina su alberi selezionati. In totale devono essere individuati 15 alberi morti o parzialmente morti (Fig. 4). Il tronco deve avere un diametro di almeno 30 cm (misurati a petto d’uomo) ed essere esposto al sole, almeno durante le ore centrali del giorno. Gli alberi scelti devono essere facilmente accessibili all’operatore e relativamente vicini, meglio se collegati da un unico percorso. Si consiglia una perlustrazione di tutta l’area prima della definizione finale degli alberi.

Figure 4.

Esempio di albero da monitorare (Foto Archivio MIPP).

Protocollo di monitoraggio per Rosalia alpina
Metodo avvistamento su alberi
Numero di alberi 15 per sito (lungo transetti)
Distanza tra gli alberi 50 m - 300 m
Periodo di monitoraggio luglio - agosto
Numero di sessioni 5
Frequenza di controllo una sessione a settimana
Orario della giornata 11:00 - 15:00
Numero di operatori 2
Ore a persona 10
Materiale scheda di campo, matita, orologio, binocolo, GPS

Gli alberi scelti devono essere controllati una volta a settimana, durante il periodo di massima attività della specie e in giornate con assenza di pioggia e temperatura media giornaliera superiore a 20°C. In caso di condizioni meteo non favorevoli, la sessione deve essere rimandata ad altro giorno della settimana. L’intervallo tra una sessione e l’altra dovrebbe essere tra i 5 e i 9 giorni.

Il controllo è effettuato da due operatori che contemporaneamente controllano per circa 1-2 min la superficie del tronco (alberi di grande diametro richiedono relativamente più tempo) e comunicano tra loro per evitare doppi conteggi. La parte superiore del tronco può essere monitorata con un binocolo. Controllare anche possibili cavità. Tutti gli individui avvistati sono riportati sull’apposita scheda di campo (Sezione 3).

3. Scheda di campo

Monitoraggio di Morimus asper

1. Sistematica e distribuzione. Identificazione. Ecologia

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Cerambycidae

Genere: Morimus

Sistematica e Distribuzione

La tassonomia del genere Morimus è molto complessa e irrisolta. Fino a pochi anni fa si riteneva che questo gruppo includesse in Europa cinque specie tra cui solo M. funereus elencata nell’allegato II della Direttiva Habitat. Recentemente numerosi autori hanno iniziato a considerare M. asper e M. funereus come due sottospecie della stessa specie denominata M. asper (come considerato nella presente scheda). In Italia M. asper è presente in tutte le regioni, incluse le grandi isole (Fig. 1).

Figure 1.

Mappa di distribuzione di M. asper in Italia (Sama 2007).

Identificazione

Gli adulti di M. asper misurano tra i 15-40 mm e presentano un corpo di forma ovale. Le elitre sono saldate tra loro, hanno un aspetto granuloso, un colore grigio scuro o nero opaco e presentano ognuna due macchie più o meno evidenti. Il colore dello sfondo delle elitre differisce tra le varie forme della specie così come tra M. a. asper (più scure quasi nere) e M. a. funereus (grigio chiaro con le 4 macchie nere evidenti). La specie, come altri cerambicidi, presenta un evidente dimorfismo sessuale nella lunghezza delle antenne: nei maschi superano la lunghezza del corpo, mentre nelle femmine non sono mai più lunghe del corpo (Fig. 2).

Figure 2.

Dimorfismo sessuale in Morimus asper (Foto F. Romiti).

Ecologia

M. asper è un coleottero silvicolo, xilofago e saproxilico e il suo habitat tipico sono foreste mature di latifoglie con tronchi a terra, ceppaie, alberi morti in piedi, ma colonizza anche legna accatastata (diametro maggiore di 13 cm; (Figs 3, 4). La distribuzione altitudinale in Italia è ampia: 0-1800 m s.l.m. Il ciclo vitale si completa in foreste decidue e principalmente su faggi e querce. Dopo la deposizione di più di 100 uova da parte delle femmine nel legno morto, le larve completano il loro sviluppo in 3-5 anni. Per la metamorfosi le larve dell’ultimo stadio scavano delle celle pupali di 8 cm circa. La pupa matura in circa 20 giorni e l’adulto rimane nel legno morto altri 14-20 giorni prima di emergere, formando dei fori di uscita circolari di circa 8-12 mm di diametro. Gli adulti in Italia sono attivi dalla fine di marzo a metà luglio in pianura, da metà maggio agli inizi di agosto in montagna con un picco di attività serale e notturno. Possono inoltre sopravvivere durante la stagione invernale attraverso l’ibernazione (durata della vita anche superiore a 400 giorni in natura). Morimus asper è attero con una ridotta capacità dispersiva: generalmente spostamenti inferiori a 100 m e raramente oltre qualche centinaio di metri (fino a 450 m).

Figure 3.

L’habitat tipico di M. asper: tronchi e ceppaie di alberi caduti recentemente in una foresta matura (Foto M. Bardiani).

Figure 4.

Un individuo di Morimus asper funereus su tronchi recentemente tagliati (Foto S. Hardersen).

2. Descrizione del metodo

Il metodo (Tabella 1) consiste nella costruzione di 7 cataste di legno prodotte con tronchi vivi tagliati o recentemente caduti. Ogni catasta (di volume pari a 0.3 m3) è formata da ceppi (disposti su 2-4 strati) aventi un diametro tra i 13-45 cm e lunghezza di 60 cm (Fig. 5). Il metodo prevede di: i) utilizzare specie di alberi dominanti nell’area con preferenza di faggio, querce e carpino bianco; ii) posizionare le 7 cataste ogni 100 m lungo transetti lineari, numerarle e mapparle con GPS; iii) compilare la scheda di campo con la data, il sito, l’ora di inizio e fine, il nome degli operatori e la temperatura (Tabella 1); iv) cercare, in due operatori, con una torcia, gli individui di M. asper, sulla superficie, tra i ceppi e alla base di ogni lato della catasta (Fig. 6); v) invertire il lato dei due operatori; vi) contare gli individui e determinare il loro sesso compilando la scheda di campo (Sezione 3); vii) rilasciare gli individui sulla medesima catasta; viii) controllare le cataste dopo le ore 20:00, una volta a settimana per le 5 settimane di massima attività della specie.

Protocollo di monitoraggio per M. asper
Metodo cataste di legno recentemente tagliate
Numero di cataste 7 per ogni sito da monitorare
Posizionamento delle cataste lungo transetti
Distanza tra le cataste 100 m
Periodo di monitoraggio aprile-luglio
Numero di repliche 5
Frequenza di controllo una volta a settimana
Ora del giorno 20:00-24:00
Numero degli operatori 2
Ore per persona 5
Materiale da campo una tavoletta porta fogli, una scheda di campo, una torcia da testa, una matita, un orologio, una fauna-box e due ginocchiere
Figure 5.

Catasta di legno di faggio recentemente tagliata e usata per il monitoraggio di Morimus asper (Foto S. Hardersen).

Figure 6.

Due operatori che cercano in parallelo individui di Morimus asper durante il monitoraggio (Foto M. Maura).

3. Scheda di campo