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Corresponding author: Giuseppe Maria Carpaneto ( giuseppe.carpaneto@uniroma3.it ) © 2017 Giuseppe Maria Carpaneto, Paolo A. Audisio, Marco Bologna, Pio Federico Roversi, Franco Mason.
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Citation:
Carpaneto G, Audisio P, Bologna M, Roversi P, Mason F (Eds) (2017) Linee Guida per il monitoraggio dei coleotteri saproxilici protetti in Europa. Advanced Books. https://doi.org/10.3897/ab.e21672
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Il convegno inaugurale dell’Unione Internazionale per la Protezione della Natura (IUPN, successivamente denominata IUCN), si è tenuto nel 1948, iniziando a creare strumenti per controllare lo stato degli animali e delle piante a livello globale. Negli anni successivi, il monitoraggio degli habitat e delle specie è diventato un’attività fondamentale nell’ambito della conservazione natura e un importante capitolo della biologia della conservazione (
I programmi di monitoraggio variano in base alla scala geografica, e possono essere strettamente locali o su larga scala, a livello nazionale o internazionale (Schmeller et al. 2012), e pertanto possono comportare semplici e brevi sopralluoghi oppure procedure complesse che richiedono un notevole bilancio per coprire i costi del personale e delle attrezzature. Inoltre, poiché i bilanci governativi e locali destinati alla conservazione della biodiversità sono spesso scarsi, la raccolta dei dati condotta da professionisti può non essere sempre possibile. Per questo motivi, le autorità di gestione si rivolgono spesso a volontari, per esempio persone appassionate di natura residenti in zona o disposti a spostarsi a proprie spese, coordinate da una piccola squadra di professionisti. In questi casi, la scienza dei cittadini offre un valido aiuto per il monitoraggio degli organismi viventi (
La direttiva 92/43 / CEE del Consiglio Europeo, meglio conosciuta come Direttiva Habitat e adottata dalla Comunità europea nel 1992, è incentrata sulla conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna. Il suo obiettivo è promuovere il mantenimento della biodiversità, tenendo conto delle esigenze economiche, sociali, culturali e regionali. Insieme, la Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli (79/409 / CEE) costituiscono una pietra miliare nella storia della politica europea per la conservazione della natura e hanno istituito la rete ecologica Natura 2000, un insieme di aree protette, tutelate da eventuali sviluppi potenzialmente dannosi (http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/habitatsdirective/index_en.htm). Questa rete, nel 2011 ha rappresentato oltre 26.400 siti con una superficie totale di circa 986.000 km2, che comprende quasi 768.000 km2 di territorio. La componente terrestre della rete rappresenta il 17,9% della superficie coperta dai 27 paesi dell’UE.
La Direttiva Habitat, i cui allegati hanno subito numerosi aggiornamenti e correzioni, assicura la conservazione di un ampio spettro di specie animali e vegetali rare, minacciate o endemiche (elencate nell’allegato II, IV e V), e inoltre tutela circa 200 tipi di habitat rari e caratteristici (elencati nell’allegato I). Le specie attualmente elencate negli allegati II e IV presentano una percentuale assai elevata di vertebrati (rispetto alla biodiversità animale totale) e pochissimi artropodi (di cui solo undici sono specie prioritarie) (
Il monitoraggio dello status di conservazione è un obbligo derivante dall’articolo 11 della Direttiva Habitat, per tutti gli habitat e le specie di interesse comunitario. Di conseguenza, questa disposizione non è limitata ai siti Natura 2000 e i dati devono essere raccolti sia all’interno che all’esterno della rete Natura 2000, in modo da ottenere una valutazione completa dello stato di conservazione delle specie. I principali risultati di tale monitoraggio devono essere segnalati alla Commissione ogni sei anni a norma dell’articolo 17 della Direttiva. In Italia, come in molti altri paesi, lo stato delle popolazioni è attualmente sconosciuto per la maggior parte delle specie di insetti elencate negli allegati, in quanto mancano programmi di monitoraggio coordinati (
Gli organismi saproxilici dipendono dal legno decadente di alberi moribondi o morti (in piedi o caduti) o dalla presenza di altre specie saproxiliche almeno durante alcune fasi del loro ciclo di vita (
L’ordine dei Coleotteri (Coleoptera) è il gruppo tassonomico più ricco di specie in tutto il mondo e fornisce un contributo rilevante alla biodiversità saproxilica (
Dal momento che le foreste europee hanno subito per diversi secoli uno sfruttamento intensivo per il legname da parte dell’uomo, la maggior parte di esse contiene poco legno morto e bassi livelli di biodiversità. Negli ultimi decenni, tuttavia, è stato osservato un leggero aumento sia nella quantità di legno morto sia nella biodiversità, probabilmente dovuto alle attuali politiche di protezione ambientale nei paesi europei (
Molti fattori stanno minacciando gli insetti saproxilici, in particolare i grandi coleotteri saproxilici (Large Saproxylic Beetles, LSB) appartenenti ai Lucanidi (Lucanus), Scarabeidi (Osmoderma, Protaetia, ecc.) e Cerambicidi (Rosalia, Cerambyx, Morimus, ecc.), fra cui figurano le specie alle quali il presente volume e il Progetto MIPP sono stati dedicati. Queste specie, a causa delle loro grandi dimensioni corporee, hanno bisogno di un maggior volume di legno morto presente in forma aggregata (cioè nello stesso albero), per completare lo sviluppo larvale con successo. Di conseguenza, le loro dimensioni corporee limitano l’abbondanza delle loro popolazioni e li rendono facilmente individuabili da mammiferi e uccelli predatori, oltre che dalle persone. Le principali minacce ai coleotteri saproxilici, in generale, sono la frammentazione e/o la semplificazione strutturale dei boschi, nonché la perdita di microhabitat adatti. In particolare, i cosiddetti “alberi habitat”, cioè gli alberi vivi o morti che rappresentano una risorsa fondamentale per i coleotteri saproxilici, fornendo nicchie ecologiche e microhabitat, come le cavità, tasche di corteccia più o meno staccata dal tronco, grossi rami morti, fessure più o meno profonde, punti di fuoriuscita della linfa o funghi arboricoli (
In particolare, per i LSB, le possibili minacce suggerite da alcuni di noi, secondo la propria esperienza personale e in ordine di importanza decrescente, sono i seguenti: la diminuzione nella densità dei vecchi alberi (soprattutto alberi cavi) a causa della gestione commerciale delle foreste, la frammentazione delle foreste vetuste, l’eliminazione dei filari di vecchi alberi capitozzati negli ambienti agricoli, i cambiamenti nella gestione degli alberi con l’abbandono delle tecniche di capitozzatura e ceduazione, la diffusione di pesticidi contro le falene invasive dei boschi (limantrie, processionarie ecc.) contro altri parassiti, e la rimozione di vecchi alberi utilizzati come “biomassa” per la produzione di combustibili industriali. In alcuni paesi o regioni europei, altri fattori possono rappresentare una minaccia come: la crescente siccità nei suoli forestali dovuta ad un intenso sfruttamento delle acque sotterranee (soprattutto nelle aree mediterranee), l’escalation demografica dei predatori di grandi insetti (in particolare le cornacchie), l’aumento del traffico automobilistico nei mesi estivi su strade che attraversano aree boschive o si estendono lungo i confini delle foreste, lo sfruttamento commerciale di coleotteri rari da parte dei commercianti specializzati per forniture a collezionisti, e l’uccisione deliberata di coleotteri adulti nei pressi degli insediamenti umani sorti lungo i margini boschivi (specialmente per i maschi di Lucanus e Cerambyx).
La combinazione delle minacce attualmente affrontate dai LSB richiede azioni di conservazione immediate a vari livelli: a partire dalle singole realtà locali, attraverso strategie nazionali e regionali, fino alle convenzioni internazionali e ai piani d’azione globale. Le stime di densità delle popolazioni locali di LSB e il successivo monitoraggio di esse sono essenziali per valutare gli impatti di singole minacce e per misurare se le azioni di conservazione intraprese ottengono dei successi. Pertanto, la conservazione dei LSB richiede una comprensione dettagliata della consistenza di una popolazione, della sua distribuzione spaziale e delle sue tendenze demografiche.
I primi metodi di monitoraggio di alcuni LSB in Italia sono stati pubblicati da
Il Progetto Life “Monitoring of insects with public participation” (LIFE11 NAT / IT / 000252) (di seguito: MIPP) è iniziato in data 1/10/2012 e terminerà il 30/09/2017 (
Il progetto MIPP ha avuto come primo obiettivo lo sviluppo e la sperimentazione di metodi per il monitoraggio di cinque specie di coleotteri saproxilici elencati negli allegati II e IV della Direttiva Habitat: Lucanus cervus (Linnaeus 1758), Osmoderma eremita (Scopoli, 1763) Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758, Rosalia alpina (Linnaeus, 1758) e il complesso Morimus asper asper (Sulzer, 1776) / Morimus asper funereus Mulsant, 1863. Il prodotto principale di questo obiettivo è stata la produzione del presente numero speciale di Nature Conservation, che contiene otto articoli scientifici in cui vengono presentati i risultati di ricerche finalizzate a sviluppare metodi semplici e standardizzati (con accurate linee guida) che garantiscano validità scientifica, facile esecuzione e costi limitati per il monitoraggio delle specie suddette. Questi metodi sono stati pensati per l’utilizzo da parte delle autorità locali di gestione, dal personale di aree protette e da semplici cittadini appositamente informati, con il fine di raccogliere dati grezzi sullo stato delle specie ogni sei anni. I metodi sviluppati dallo staff del MIPP hanno permesso di ottenere dati quantitativi in vari siti italiani, utilizzando trappole e/o sostanze attrattive, tecniche di marcaggio e ricattura, transetti e, in alcuni casi, analisi genetiche. Per Osmoderma eremita, la più elusiva di queste specie, un cane è stato addestrato a cercare le larve di questo coleottero.
Negli ultimi decenni, i conservation dogs (cani al servizio della conservazione) sono stati utilizzati per diverse attività, tra cui l’individuazione di una grande varietà di gruppi tassonomici (
Il secondo obiettivo del progetto è stato un approccio di Citizen Science (
Una componente rilevante del progetto è stata la diffusione delle conoscenze sugli insetti rari per informare le persone sulle tematiche della conservazione della biodiversità in Europa, quali Natura 2000, la Direttiva Habitat, le attività di monitoraggio e il ruolo ecologico degli insetti all’interno degli ecosistemi forestali. Il cane addestrato per il monitoraggio dello scarabeo eremita è stato utilizzato anche come fattore “curiosità” per attirare l’attenzione del pubblico verso le tematiche trattate.
Gli organismi bersaglio (= target taxa), cioè quelli selezionati come oggetto di studio e monitoraggio per il progetto MIPP, sono elencati nella Tabella
Organismi bersaglio (specie e sottospecie) del Progetto MIPP, con indicazioni su: inquadramento tassonomico (nome scientifico valido, autore e anno di descrizione, ordine e famiglia a cui sono attualmente assegnati); Allegati della Direttiva Habitat dove i taxa sono elencati (II e/o IV); obbiettivi MIPP dove i taxa sono stati coinvolti (
Taxon, Autore e Anno di descrizione | Ordine | Famiglia | Allegato HD |
Obbiettivi MIPP |
Are a di studio |
Saga pedo Pallas, 1771 | Orthoptera | Tettigoniidae | IV |
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Parnassius apollo (Linnaeus, 1758) | Lepidoptera | Papilionidae | IV |
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Zerynthia cassandra
(Geyer, 1828) Zerynthia polyxena (Denis & Schiffermüller, 1775) |
Lepidoptera | Papilionidae | IV |
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Lopinga achine (Scopoli, 1763) | Lepidoptera | Nymphalidae | IV |
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Lucanus cervus (Linnaeus, 1758) | Coleoptera | Lucanidae | II |
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Osmoderma eremita eremita
(Scopoli, 1763) Osmoderma eremita italicum Sparacio, 2000 Osmoderma cristinae Sparacio, 1994 |
Coleoptera | Scarabaeidae | *II, IV |
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Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758 | Coleoptera | Cerambycidae | II, IV |
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Rosalia alpina (Linnaeus, 1758) | Coleoptera | Cerambycidae | *II, IV |
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Morimus asper asper
(Sulzer, 1776) Morimus asper funereus Mulsant, 1863 |
Coleoptera | Cerambycidae | II |
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Come si deduce dalla Tabella
I coleotteri saproxilici (Lucanus, Osmoderma, Cerambyx, Rosalia e Morimus) sono stati utilizzati per entrambi i principali obiettivi del progetto: 1) la definizione di un metodo standardizzato per il monitoraggio delle specie in Europa (linee guida), in accordo con i criteri identificati nel precedente capitolo; 2) la raccolta di dati sulla loro distribuzione, altitudine e fenologia in Italia, attraverso un approccio di Citizen Science. Al contrario, le farfalle diurne (Parnassius, Zerynthia e Lopinga) e l’ortottero (Saga pedo) sono state utilizzate utilizzate solo per il secondo obiettivo. Dettagli sul metodo della Citizen Science sono forniti da
Le specie bersaglio di coleotteri saproxilici sono state selezionate in quanto dispongono delle seguenti caratteristiche: (1) sono elencate negli allegati II e/o IV della Direttiva Habitat; (2) hanno dimensioni corporee grandi; (3) sono relativamente facili da identificare, (4) mancano di metodi standardizzati e testati per il monitoraggio, (5) dipendono dal legno morto per completare il loro ciclo di vita e (6) vivono in micro-habitat diversi e rappresentativi di catene alimentari di legno morto. Di seguito, riportiamo una breve presentazione di queste specie.
Le specie bersaglio di coleotteri saproxilici monitorate dal Progetto Life MIPP. A Lucanus cervus (Foto di Fabio Garzuglia) B Osmoderma eremita (Foto di Francesco Lemma) C Morimus asper funereus (Foto di Kajetan Kravos) D Cerambyx cerdo (foto di Elia Ferro) E Rosalia alpina (foto di Sӧnke Hardersen).
Lucanus cervus
(nome italiano: cervo volante europeo): vive in boschi decidui e vola al tramonto. Le larve si nutrono di legno morto a contatto con il suolo, ad esempio, sotto tronchi e ceppaie, o in radici di alberi senescenti. Biologia, ecologia e metodi monitoraggio di questa specie sono trattati in dettaglio da
Osmoderma eremita
(nome italiano: osmoderma o scarabeo eremita) e i taxa vicini, derivati da esso: è un tipico abitante dei vecchi alberi cavi. Le larve scavano e si alimentano nelle pareti delle cavità o nei detriti legnosi accumulati sul fondo delle cavità stesse. L’adulto è molto elusivo. Biologia, ecologia e metodi di monitoraggio di questa specie sono discussi in dettaglio da
Cerambyx cerdo (nome italiano: cerambice della quercia): gli adulti, principalmente notturni, volano dopo il tramonto. Le larve vivono all’interno del legno decadente di grandi alberi (soprattutto querce), spesso esposte al sole. Biologia, ecologia e metodi di monitoraggio di questa specie sono discussi in dettaglio da Redolfi de Zan et al. (2017, nel presente volume).
Rosalia alpina
(nome italiano: rosalia alpina): adulti diurni, spesso visibili sulla corteccia di vecchi esemplari di faggio e altre latifoglie. Le larve si sviluppano tipicamente nel legno degli alberi suddetti. Biologia, ecologia e metodi di monitoraggio di questa specie sono discussi in dettaglio da
Morimus asper funereus
e Morimus asper asper (nome italiano: morimo scabro): originariamente solo il primo taxon era stato incluso nell’allegato II della Direttiva Habitat come specie valida (Morimus funereus). Un recente studio genetico (
I metodi di monitoraggio delle specie bersaglio sono stati sperimentati in cinque aree, gestite principalmente dal CUTFAA. Tutte le aree investigate sono parte integrante della rete italiana Natura 2000 (SCI e SPA) e i dati raccolti rappresentano un importante contributo al monitoraggio delle specie bersaglio in Italia. Vedere la Tabella
Aree e siti di studio in cui i metodi di monitoraggio sono stati testati durante il lavoro sul campo del Progetto MIPP.
Aree di studio (acronimi) | Riferimento geografico | Regione amministrativa |
Siti di studio (=località di raccolta) |
Altitudine m s.l. m.. |
Coordinate (Gradi Decimali) |
Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie ( |
Alpi Orientali | Friuli-Venezia Giulia | Starmiza di Resia | 750-850 | 46.3435-46.3414°N, 13.2994-13.3078°E |
Bosco della Fontana ( |
V alle del Fiume Po | Lombardia | 19-25 | 45.2003°N, 10.7408°E | |
Bosco della Mesola ( |
Delta del Fiume Po | Emilia-Romagna | 0-2 | 44.8485°N, 12.2511°E | |
Foreste Casentinesi ( |
Appennino Tosco-Emiliano | Emilia-Romagna | Rifugio La Lama e dintorni | 700-900 | 43.4312°N, 11.8381°E |
Toscana | Camaldoli | 820-870 | 43.7874°N, 11.8208°E | ||
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ( |
Appennino Abruzzese | Abruzzo | Difesa di Pescasseroli Val Fondillo | 1234-1352 1090-1216 |
41.8461°N, 13.8600°E 41.7841°N, 13.9563°E |
Zio Mas | ca 1030 | 42. 0802°N, 14.0566°E | |||
Feudo Intramonti e Colle di Licco | ca 1030 | 41.7818°N, 13.8974°E |
Il Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie copre 9.400 ettari e si trova al confine tra le Alpi Giulie e le Prealpi Giulie, vicino al confine sloveno. Il parco è un sistema montuoso che varia da 300 a 2587 m s.l.m., ed è suddiviso in due principali bacini idrografici. Fa parte di due Aree Speciali di Conservazione (SAC): IT3320012 (Prealpi Giulie Settentrionali) e IT3321002 (Alpi Giulie). Le foreste di faggio si trovano fino a circa 850 m s.l.m. e sono sostituiti da Pinus mugo sopra 1400 m. I versanti meridionali delle montagne, caratterizzati da terreni poveri e temperature relativamente elevate, sono dominate da Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus. Altre importanti formazioni presenti nel Parco sono foreste di pino nero (Pinus nigra) e pino rosso (P. sylvestris). La ricerca per il progetto MIPP è stata effettuata nella foresta vicino a Starmiza di Resia (fra 46.3435°N, 13.2994°E e 46.3414°N, 13.3078°E).
Questa zona (750–850 m s.l.m.) è gestita con un regime di tagli successivi (shelterwood) e il legno morto viene rimosso. Ne derivano faggete disetanee formate da coorti di alberi di diversa età ma prevalentemente giovani, con poco legno morto. Tuttavia, a causa della morfologia locale molto ripida, il legno morto si raccoglie in piccole e isolate tasche di foresta, favorito da accessibilità limitata o dalle valanghe. Il Parco ospita popolazioni di Lucanus cervus, Rosalia alpina e Morimus asper funereus, ma i metodi di monitoraggio testati per il MIPP hanno riguardato soltanto l’ultima specie.
La Riserva Naturale Biogenetica Bosco della Fontana si trova in provincia di Mantova a quota 19–25 m. Bosco Fontana (45.200299°N, 10.740841°E) è un sito della rete Natura 2000 (IT20B0011), gestito dall’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Verona. Esso copre un’area di 233 ettari, di cui 198 rappresentano uno degli ultimi resti dell’antica foresta lombarda della Valle del Po (con Quercus robur e Carpinus betulus) (
Ubicazione delle aree (A-E) e dei siti di studio usati per il monitoraggio delle specie bersaglio.
Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie: foreste formate da alberi appartenenti a diverse coorti ma prevalentemente giovani, povere di legno morto. Cataste di rami per attrarre Morimus asper funereus sono state costruite appositamente (foto di Sӧnke Hardersen).
La Riserva Naturale Bosco della Mesola è gestito dall’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Punta Marina e copre un’area di 1500 ettari. La Riserva, che fa parte della rete Natura 2000 (IT 4060006) e del Parco Regionale del Delta del Po, si trova nella Provincia di Ferrara a circa 16 km dalla costa adriatica. Questa foresta planiziaria costiera, di grande importanza per la conservazione, è dominata da leccio (Quercus ilex) e farnia (Quercus robur). Altre specie di alberi che vi abbondano sono i carpini (Carpinus betulus e C. orientalis), i frassini (Fraxinus angustifolia e F. ornus), i pioppi (Populus alba, P. tremula, P. nigra) e l’olmo campestre (Ulmus minor). Il sottobosco è scarso e le specie arbustive più abbondanti sono biancospino (Crataegus monogyna) e il ligustro (Ligustrum vulgare). Tra il 1945 e il 1971 sono stati piantati alberi non nativi, come il pino domestico (Pinus pinea) e il pino marittimo (Pinus pinaster). L’abbandono della gestione tradizionale della foresta sin dagli anni ‘70 ha determinato un aumento del legno morto, ormai molto abbondante. La ricerca condotta durante il progetto MIPP nel Bosco della Mesola (44,8485°N, 12,2511°E) si è concentrata sulla sperimentazione dei metodi di monitoraggio per C. cerdo e M. asper asper.
Le Foreste Casentinesi sono aree forestali naturali e storiche situate nell’Appennino Tosco-Emiliano, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona e Campigna. La ricerca è stata svolta in due aree gestite dall’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Pratovecchio: la Foresta della Lama, comprendente anche le zone adiacenti che fanno parte della rete Natura 2000 (IT 4080001) e il castagneto secolare Foreste di Camaldoli, Badia Prataglia (IT 5180018). L’area centrale delle Foreste Casentine è la zona di Sasso Fratino (764 ettari), dove i tagli sono stati abbandonati da più di 100 anni. Questa foresta è tra le più naturali dell’Europa occidentale ed è costituita da boschi di faggi, formazioni miste di faggi e abeti bianchi e boschi decidui misti di latifoglie. Le faggete sono diffuse nel Parco da 600–700 m fino a 1.700–1.800 m s.l.m. Anche se la loro composizione varia con l’altitudine, esse sono per lo più dominate dal faggio (Fagus sylvatica) ma ospitano diverse specie di alberi come l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), il frassino (Fraxinus excelsior), il sorbo montano (Sorbus aria), il maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum) e il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia). Le foreste di latifoglie decidue miste sono diffuse in tutte la fascia submontana e rappresentano le associazioni boschive più diversificate degli Appennini, con varie combinazioni specifiche di orniello (Fraxinus ornus), cerro (Quercus cerris), roverella (Quercus pubescens), acero fico (Acer opalus), acero riccio (Acer platanoides), carpino nero (Ostrya carpinifolia), tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), maggiociondolo comune (Laburnum anagyroides), ciliegio selvatico (Prunus avium) ecc. Infine, vicino agli insediamenti umani, come presso il Monastero di Camaldoli, ci sono boschi secolari di Castanea sativa, gestiti come cedui o come fustaie da frutto. Le Foreste del Parco ospitano almeno quattro specie di coleotteri saproxilici studiati dal progetto: L. cervus, O. eremita, R. alpina e M. asper asper. I metodi di monitoraggio sono stati sperimentati solo per le prime tre specie nella zona di transizione fra foresta di faggi e foresta di latifoglie decidue, a 700-900 m slm, in diversi siti intorno al rifugio forestale della Lama (43.4312°N, 11.8381°E): Poggio Ghiaccione, Poggio Piano, La Vetreria e la strada per Badia. Solo O. eremita è stata monitorata nel vecchio castagneto da frutto vicino a Camaldoli (43.7874°N, 11.8208 E) a un’altitudine di 820–870 m.
Foreste Casentinesi: antichi castagneti da frutto dove una popolazione di Osmoderma eremita è stata scoperta per la prima volta dai ricercatori del MIPP (foto di Sӧnke Hardersen).
All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, i ricercatori MIPP hanno condotto monitoraggi in quattro siti: “Difesa di Pescasseroli” (41.8461°N, 13.8600°E), “Val Fondillo” (41.7841°N, 13.9563°E), “Riserva Naturale Orientata Feudo Intramonti e Colle di Licco” (41.7818°N, 13.8974°E) e “Zio Mas” (42.0802°N, 14.0566°E). I primi due siti (Difesa di Pescasseroli e Val Fondillo) sono amministrati dal Parco, mentre gli altri due (Zio Mas e Feudo Intramonti) sono gestiti dall’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Castel di Sangro (provincia L’Aquila). Difesa di Pescasseroli e Val Fondillo si trovano vicino a Pescasseroli (provincia L’Aquila), a un’altitudine di 1234–1352m e 1090–1216m rispettivamente, e consistono in un mosaico di foreste vetuste dominate dal faggio (Fagus sylvatica) e alberi associati come l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), il frassino (Fraxinus excelsior), il sorbo montano (Sorbus aria), il carpino bianco (Carpinus betulus), il tasso (Taxus baccata) etc. Le faggete coprono più del 60% della superficie del Parco e ospitano alberi molto vecchi, grazie alla limitata accessibilità di alcuni versanti montani ripidi o alla presenza di riserve naturali integrali. Zio Mas e Feudo Intramonti e Colle di Licco si trovano a circa 1030 m s.l.m., presso Casone Crugnale, in boschi decidui mesofili. Metodi di monitoraggio sono stati testati solo per O. eremita e R. alpina.
Al fine di sviluppare e verificare i metodi di monitoraggio più appropriati, è stata riesaminata tutta la letteratura rilevante per selezionare gli approcci più idonei da testare per il monitoraggio delle specie bersaglio. Nell’Azione A1 del progetto MIPP, questi metodi sono stati esaminati criticamente per ricavarne progetti di monitoraggio che sono state inviate a 15 esperti stranieri i cui consigli hanno migliorato notevolmente il protocollo iniziale. Sulla base di questi documenti, un piano di lavoro è stato sviluppato per gli anni 2013–2017 in collaborazione con la Regione Lombardia (azione A2) e sono stati selezionati gli approcci statistici più idonei in base a diverse variabili, in particolare la struttura delle popolazioni a livello locale. Ad esempio, mentre una popolazione abbondante e uniformemente distribuita di M. asper a Bosco della Fontana ha permesso di adottare un approccio basato sulla randomizzazione, una struttura di popolazione a gruppi (clustered), come quella osservata per la stessa specie nelle Prealpi Giulie, ha richiesto un disegno sperimentale a blocchi randomizzati (randomised block design).
I parametri da monitorare erano sempre il numero di individui rilevati in relazione a un dato sforzo. È stato dimostrato che tali conteggi sono spesso fortemente correlati con la stima delle dimensioni delle popolazioni negli insetti (ad esempio
La grande quantità di lavoro sul campo, realizzato per lo sviluppo dei metodi di monitoraggio, è stata possibile solo perché molte persone, anche da paesi stranieri, sono venute a prestare la loro opera di volontariato aiutando il personale del progetto. Numerosi studenti universitari hanno collaborato alla raccolta dati sul campo, utilizzandoli per scrivere tesi di laurea (triennale e magistrale), master e dottorati, in tutto circa dieci dissertazioni (vedi i nomi nei Ringraziamenti).
Un permesso speciale è stato ottenuto dal Ministero dell’Ambiente per la manipolazione e la cattura di individui delle specie bersaglio (permesso di raccolta: Ministero dell’Ambiente e della Protezione del Territorio e del Mare - DG Protezione della Natura e del Mare, U.prot PNM 2012 -0010890 del 28/05/2012).
Differenti metodi sono stati usati sia per verificare la presenza delle specie nelle aree, sia per monitorare le loro popolazioni, sviluppando metodi adatti per operatori non-esperti.
L. cervus è stato oggetto di stime di abbondanza effettuate lungo transetti lineari di 500m percorsi nella mezzora del tramonto (da 15 minuti prima a 15 minuti dopo il tramonto), contando sia gli individui avvistati sia quelli catturati con un retino, in entrambe le aree di studio Bosco Fontana e Foresta della Lama. A Bosco Fontana, sono stati raccolti anche i resti di L. cervus predati da uccelli e altri animali, percorrendo di giorno i transetti. Inoltre, nella stessa area, sono state montate delle trappole aree innescate con vino e/o birra, zucchero o succo di banana, situate a differenti altezze dal suolo. Linee guida e dettagli metodologici sono riportati da Bardiani et al. (2017a, 2017b nel presente volume).
Osmoderma eremita
è stato attirato da trappole con feromoni (BCWT) e catturato con trappole a caduta senza esca (PT) in tre diversi siti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Difesa di Pescasseroli, Val Fondillo e Feudo Intramonti- Colle di Licco) e in due siti delle Foreste Casentinesi (Foresta della Lama e Monastero di Camaldoli). Le larve sono state cercate con l’aiuto di un cane addestrato (operazione Osmodog) in diversi siti di tutte le macro-aree. Linee guida e dettagli metodologici sono riportati da
Cerambyx cerdo è stato monitorato a Bosco della Fontana e al Bosco della Mesola, con quattro metodi: usando sostanze attrattive per gli adulti (spalmando linfa di frassino su corteccia di tronchi; allestendo trappole aeree innescate con vino e/o birra, zucchero o succo di banana; avvistando adulti attraverso Visual Encounter Surveys (VES); e raccogliendo resti di adulti predati da uccelli e altri animali lungo transetti. Linee guida e dettagli metodologici sono riportati da Redolfi de Zan et al. (2017 nel presente volume).
Rosalia alpina
è stata cercata in diversi siti di faggeta nelle Foreste Casentinesi e nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. I metodi consistevano in l’avvistamento di adulti attraverso Visual Encounter Surveys (VES) sui tronchi di singoli alberi o gruppi di alberi (sia in piedi che caduti), e sul controllo di tripodi costruiti con rami di faggio tagliati di fresco. Nel primo caso, gli alberi da sorvegliare erano considerati adatti alla specie quando presentavano legno morto nel tronco ed erano esposti alla luce solare per almeno 1–2 ore al giorno. I tronchi caduti erano faggi con diametro di 28–75cm. I tripodi erano formati da tre rami di faggio (diametro 20–25cm) e venivano posizionati in zone aperte facilmente accessibili (lungo strade forestali o radure) a distanza di almeno 30m l’uno dall’altro. Linee guida e dettagli metodologici sono riportati da
Morimus asper
è stato monitorato nelle Prealpi Giulie (M. asper funereus) e al Bosco della Fontana (M. asper asper) usando cataste di rami tagliati di fresco e trappole a caduta innescate con composti chimici attrattivi. Dal 2014 al 2016, l’influenza di alcune variabili dei rami (diametro, età del legno, specie arborea) sul numero degli adulti osservati è stata valutata, come anche l’attrazione dei composti chimici usati sugli adulti di ambo i sessi. Linee guida e dettagli metodologici sono riportati da
Dati faunistici sono stati raccolti con l’azione dedicata alla Citizen Science, usando il sito web del Progetto e un’applicazione per telefoni cellulari (app), in modo da coinvolgere il maggior numero possibile di persone. Tutte le immagini ricevute dai cittadini (fotografie digitali) sono state convalidate da esperti.
Un Golden Retriever battezzato “Teseo”, è stato scelto da uno stock selezionato di cani del Servizio CITES dell’ex-CFS (Corpo Forestale dello Stato, oggi Carabinieri CUTFAA) e addestrato con la supervisione di personale specializzato. Originariamente, il Progetto intendeva sfruttare il fatto che i maschi di O. eremita emettono grandi quantità di un feromone sessuale dall’odore molto forte che anche gli umani possono percepire. Tuttavia, dopo aver consultato il Dipartimento per la Protezione delle Foreste del governo austriaco, che per diversi anni ha addestrato cani per la ricerca del cerambicide alloctono Anoplophora glabripennis, venne deciso di focalizzare l’addestramento sulle larve dell’osmoderma. Le ragioni che hanno portato a questa decisione sono: 1) le larve dei coleotteri saproxilici hanno un’odore specie-specifico (
Il cane addestrato a cercare O. eremita insieme al suo allenatore (Fabio Mosconi) nella faggeta vetusta a Difesa di Pescasseroli (foto di Emanuela Maurizi).
Teseo ha iniziato a lavorare con il suo allenatore all’età di 6 mesi e il lavoro sul campo è iniziato appena il cane ha raggiunto l’età adulta (24 mesi). Per imprimere l’odore bersaglio sul cane, una larva di scarabeo eremita è stata tenuta viva in una scatoletta riempita di detriti legnosi. Durante le prime prove, la larva è stata lavata con acqua e conservata in una scatola perforata. Quando il cane aveva imparato a riconoscere l’odore bersaglio, l’allenamento continuava nascondendo le scatolette (piene e vuote) all’interno delle cavità basali degli alberi e di altri microhabitat all’interno di un’area recintata e riservata a zona di formazione del cane. Questa fase di formazione si è conclusa quando Teseo ha imparato a individuare e segnalare l’obiettivo al suo allenatore. L’accuratezza di Teseo è stata misurata in otto aree boschive con due diversi approcci. La prima serie di prove è stata effettuata in sei siti senza popolazioni di osmoderma che tuttavia contenevano alberi cavi o fessurati adatti alle sue larve. Ulteriori test sono stati basati su filtri imbevuti dell’odore delle larve, nascosti in alberi scelti in modo casuale da un assistente di campo ignoto al cane e al gestore. Durante le sessioni di ricerca, il gestore ha segnalato il comportamento del cane a un assistente di campo assegnando un punteggio alle risposte del cane: nessuna reazione, segnalazione parziale e segnalazione completa. Dettagli sui metodi sono riportati da
Per ciascuna specie bersaglio, il personale MIPP ha individuato un metodo di monitoraggio giudicato “migliore” per rilevare le variazioni di abbondanza di una popolazione nel tempo, secondo i seguenti criteri: validità scientifica, numero elevato di individui rilevati o catturati, facilità di esecuzione, basso livello di invasività e basso costo.
Per Lucanus cervus, il metodo selezionato consiste nel camminare al crepuscolo, lungo un transetto di lunghezza standard (lunghezza 500m e larghezza fino a 10m) e contare tutti gli adulti di L. cervus avvistati a terra e in volo. Il percorso viene effettuato in mezzora da un operatore, da 15 minuti prima del tramonto a 15 minuti dopo il tramonto. Il transetto è stato suddiviso in 5 settori di 100m ciascuno, da percorrere in 6 minuti. I transetti sono stati scelti lungo strade forestali o piste con condizioni di luce accettabili al crepuscolo e con una bassa densità della volta arborea. I risultati dettagliati e la discussione dei problemi relativi al campionamento sono riportati da
Per O. eremita, è stato selezionato un metodo di cattura attraverso trappole a finestra con due pannelli neri incrociati e disposti verticalmente sopra un imbuto collegato all’imboccatura di un recipiente rimovibile (BCWT). Tali trappole, innescate con il feromone sessuale della specie e appese su rami, devono essere controllate ogni due giorni per evitare la morte dell’animale in caso di calore eccessivo nel recipiente. Allo scopo di minimizzare il disturbo all’attività riproduttiva e del comportamento, questo monitoraggio viene consigliato solo ogni tre anni (un anno di campionamento e due di riposo). Come metodo alternativo, un numero elevato (almeno 150) di trappole a caduta (PT), senza esca, potrebbe essere collocato nello stesso numero di cavità. Anche se questo metodo è più economico e meno invasivo (in quanto nessun feromone rischia di interferire con le attività riproduttive della popolazione), può essere utilizzato solo in aree dove le cavità degli alberi sono molto abbondanti e ricche di detriti legnosi. Inoltre, occorre una squadra di operatori composta da più persone per assicurare il controllo di tante trappole ogni due giorni. I risultati dettagliati e la discussione dei problemi relativi al campionamento di questa specie così elusiva sono riportati da
Per C. cerdo, il metodo selezionato è l’uso di trappole aeree formate da due contenitori cilindrici di plastica, quello superiore incastrato in quello inferiore, separati da una rete. Le trappole dovrebbero essere posizionate su rami di alberi (in particolare querce con diametro superiore a 50 cm), ad un’altezza di 10 metri dal suolo e innescate con vino rosso, vino bianco e zucchero. Dieci trappole sono state posizionate in ciascuna area di campionamento e controllate ogni giorno. I risultati dettagliati e la discussione dei problemi relativi al campionamento sono riportati da Redolfi de Zan et al. (2017 nel presente volume).
Per R. alpina, il metodo selezionato consisteva nel controllare 15 alberi di faggio con diametro maggiore di 30 cm, morti o ricchi di legno morto ed esposti al sole, essendo l’habitat naturale della specie. I risultati hanno mostrato che l’uso di esche artificiali di legno (tripodi) o di tronchi caduti, appositamente prodotti per il monitoraggio, non rappresentano alternative pratiche. I risultati dettagliati e la discussione dei problemi relativi al campionamento sono riportati da Campanaro et al. (2017 nel presente volume).
Per M. asper / funereus, il metodo selezionato consiste nella costruzione e nel controllo di cataste allestite con rami appena tagliati che funzionano come attrattivi per gli adulti di questa specie. Ogni mucchio deve essere costruito utilizzando rami della stessa specie vegetale, con diametro superiore a 12 cm. Le specie di albero utilizzate per la costruzione delle cataste dovevano essere scelte con attenzione perché gli alberi preferiti sembravano essere il faggio e le querce. I risultati dettagliati e la discussione dei problemi relativi al campionamento sono riportati da
Un totale di 2.308 reperti sono stati trasmessi al database del progetto da 695 cittadini. L’elevato tasso di validazioni (73%) ha confermato che nella maggior parte dei casi l’identificazione da parte dei cittadini era corretta. Il numero dei reperti per anno è cresciuto costantemente dal 2014 al 2016, così come il numero dei partecipanti. La maggior parte dei reperti riguardavano L. cervus, seguiti da M. asper e R. alpina. I reperti inviati dai cittadini, hanno consentito un’analisi dettagliata della distribuzione altitudinale e della fenologia delle specie bersaglio, in particolare per quelle con il maggior numero di segnalazioni. I risultati ottenuti sono in linea con i dati sulla fenologia e la distribuzione altitudinale pubblicati da autori di pubblicazioni scientifiche sul tema. Per quattro specie è stato anche mostrato come la fenologia cambia con l’altitudine e che il picco di attività viene ritardato di 10 giorni in media quando si sale di quota per 400 metri.
Per ogni sessione di campo, il cane è stato in grado di lavorare per circa 50 minuti, e ha dovuto riposare per 15–60 minuti prima di ricominciare. Le alte temperature hanno sempre causato una diminuzione generale delle capacità lavorativa del cane. Alla fine della formazione, Teseo ha imparato a segnalare esclusivamente le larve di O. eremita anche se talvolta ha mostrato alcune deboli reazioni alla presenza di larve di altre specie come Oryctes nasicornis e Gnorimus variabilis (ad esempio, sedendosi presso la sorgente dell’odore o abbaiando debolmente). I risultati dei test hanno dimostrato che l’uso di un cane addestrato per trovare larve di osmoderma è migliore del campionamento tradizionale (Wood Mould Sample = WMS) fondato sull’ispezione visiva dei detriti di legno prelevati dalle cavità degli alberi. Infatti, il cane ha mostrato un maggiore grado di successo nel rilevare gli alberi colonizzati (oltre il 70%) in due aree precedentemente controllate con WMS (fino al 50%) da Chiari et al. (2014). Inoltre, l’uso di un cane ha consumato molto meno tempo di quello richiesto dal WMS: Teseo, durante una giornata con buone condizioni meteorologiche, è stato in grado di rilevare larve di osmoderma con alta precisione, impiegando meno di un decimo del tempo necessario con il WMS. Inoltre, l’uso di un cane ha eliminato il rischio di danneggiare le larve e il fragile equilibrio del suo microhabitat dove vive un’intera biocenosi di organismi saproxilici.
La partecipazione dei bambini ai programmi di educazione ambientale sembra avere un grande impatto sul loro atteggiamento e sul comportamento. Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini che partecipano a tali programmi sono più preoccupati per la natura, vogliono conoscere meglio i problemi ambientali e sono più inclini ad avere comportamenti in favore della conservazione dell’ambiente (ad esempio il riciclaggio dei rifiuti) rispetto ai bambini che non hanno partecipato (cfr.
Attività di disseminazione con i bambini: scavando nel legno morto e maneggiando coleotteri (foto di Michela Maura).
Attività di disseminazione nella scuola primaria: preparazione alle escursioni nei boschi con i ricercatori MIPP (foto di Emanuela Maurizi).
Nel progetto MIPP è stata svolta in varie regioni italiane un’attività didattica specifica, denominata “MIPP-iacciono gli insetti” per i giovani della scuola primaria. Uno degli obiettivi del progetto era quello di eseguire 60 attività (lezioni) all’anno e coinvolgere 3000 studenti. Gli obiettivi dell’attività erano quello di diffondere informazioni relative alla protezione dei vecchi alberi e alla conservazione delle foreste vetuste. L’attività “MIPP-iacciono gli insetti” iniziava con una discussione interattiva stimolata da una proiezione di immagini di foreste naturali e artificiali, del legno morto e degli insetti saproxilici. Dopo di ciò, i bambini venivano incoraggiati a imparare a identificare gli insetti bersaglio del progetto MIPP, utilizzando i loro sensi, udito, vista e odore. In particolare, durante il gioco di annusare gli odori, impersonavano Teseo, il cane da osmoderma, sniffando e indovinando quello di O. eremita.
Altre attività didattiche per i giovani della scuola primaria e secondaria, svolte nel corso del progetto MIPP comprendevano visite guidate nelle riserve naturali, dove si è dedicata particolare attenzione alle foreste vetuste, ai vecchi alberi, al legno morto e agli insetti saproxilici.
Il Progetto Life MIPP è stata una sfida da molti punti di vista: collaborare tra diverse istituzioni, coordinare una grande quantità di lavoro sul campo in cinque aree di studio, sviluppare metodi di monitoraggio per specie rare ed elusive, organizzare un progetto di Citizen Science per aumentare le conoscenze sulla distribuzione di insetti rari e protetti in Italia, educare il pubblico sull’importanza della biodiversità, Natura 2000, l’importanza degli alberi veterani negli ecosistemi forestali ecc. Grazie alla buona volontà e al duro lavoro di molte persone, gli ostacoli sono stati superati e il progetto è riuscito a completare con successo tutte le Azioni pianificate. Gli articoli pubblicati in questo numero speciale di Nature Conservation forniscono i risultati scientifici sui metodi di monitoraggio e la presentazione dettagliata dei metodi più appropriati in termini di costi ed efficienza per i cinque coleotteri saproxilici selezionati dal progetto. Due di questi articoli sono stati dedicati rispettivamente ai risultati di due sottoprogetti: la scienza dei cittadini e la formazione di un cane per l’individuazione di O. eremita sul campo.
I risultati sui metodi di monitoraggio hanno dimostrato che le autorità di gestione delle aree protette possono essere in grado di fornire la relazione richiesta ogni sei anni dalla Direttiva Habitat sulle cinque specie saproxiliche che figurano negli allegati, usando metodi e procedure semplici, efficienti e a basso costo. Inoltre, i gestori possono facilmente ottenere l’aiuto di studenti di lauree specialistiche, master e dottorati delle università in cui l’ecologia degli insetti saproxilici è oggetto di ricerche. È possibile sviluppare una “relazione simbiotica” o semplicemente un supporto reciproco tra istituti di ricerca e autorità di gestione delle aree protette, con vantaggi reciproci. Molti studenti e studiosi sono disponibili a lavorare gratuitamente nel monitoraggio delle specie minacciate per ottenere dati per la loro tesi, la formazione professionale, il tirocinio in un’area protetta o un progetto di ricerca. Le autorità di gestione possono offrire a questi volontari un sostegno logistico, ad esempio, il trasporto all’interno dell’area protetta su veicoli fuoristrada (se necessario), i guardaparco come guide, gli alloggi in rifugi o guest-rooms locali. Infatti, casette semplici e basilari con letti a castello per studiosi e volontari dovrebbero essere una delle prime azioni da intraprendere per migliorare la ricerca scientifica e il monitoraggio in un’area protetta. Per quanto riguarda l’utilizzo dei dati raccolti ogni anno sulle popolazioni delle specie bersaglio (vale a dire il numero di esemplari registrati in ciascuna area e per ogni metodo, divisi per mese, settimana, giorno e, quando opportuno, per fascia oraria), ciascun paese dovrebbe delegare un ufficio ministeriale o altro ente governativo per raccogliere queste informazioni preziose in un semplice database e questo dovrebbe essere pubblicato on line in un sito ufficiale con accesso riservato alla comunità scientifica.
Il cervo volante europeo, Lucanus cervus (Linnaeus, 1758), appartenente alla famiglia Lucanidae, e il piu grande coleottero saproxilico d’Europa. Le popolazioni di questa specie vivono generalmente nelle foreste decidue mature, soprattutto nei querceti planiziari e di media altitudine con presenza di legno morto nel suolo. Lucanus cervus e considerato una specie bandiera e figura nell’allegato II della Direttiva Habitat (direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali, della fauna e della flora). La Direttiva Habitat prevede che gli Stati Membri preparino, ogni sei anni, una relazione sullo stato di conservazione delle specie elencate negli allegati. Al fine di agevolare la risposta a tale obbligo, il Progetto Life “Monitoraggio degli insetti con partecipazione del pubblico” (LIFE11 NAT/IT/000252) (
Il presente articolo fa parte di un volume speciale sul monitoraggio dei coleotteri saproxilici suddetti ed e dedicato a L. cervus. Pertanto, l’articolo inizia con un’ampia revisione delle conoscenze attuali sulla sistematica, distribuzione, ecologia, etologia e conservazione della specie. La revisione e seguita da un rapporto dettagliato sul lavoro di campo realizzato durante il progetto e si conclude con la descrizione del metodo di monitoraggio proposto.
Lucanus Scopoli, 1763 e un genere di coleotteri scarabeoidei della famiglia Lucanidae, sottofamiglia Lucaniinae. La famiglia include circa 1700 species distribuite in gran parte del pianeta (
In Europa, seguendo le revisioni tassonomiche piu recenti (
Le cinque specie europee attualmente riconosciute del genere Lucanus: A L. cervus femmina (Dresden, Germania; foto di I. Belousov) B L. cervus maschio (Schweinfurt, Germania; foto di U. Schmidt) C L. pontbrianti male (La Cadiere, Francia; foto di S. Bambi e L. Bartolozzi) D L. tetraodon maschio (Provincia di Cosenza, Italia; foto di S. Bambi e L. Bartolozzi); E L. ibericus maschio (Daghestan, Russia; foto di I. Belousov) F L. barbarossa maschio (Spagna settentrionale; foto di M. Zilioli).
In particolare, L. cervus, e una specie largamente diffusa in Europa, dove raggiunge a Nord le contee piu meridionali dell’Inghilterra e della Svezia, mentre a Sud si spinge nella parte settentrionale della Penisola Iberica, nelle regioni centrali dell’Italia, fino alla Grecia continentale e all’Anatolia (
Le localita italiane di Lucanus cervus e L. tetraodon, per le quali esistono reperti, sono indicate nella mappa in Figura
Distribuzione in Italia del genere Lucanus (punti rossi: L. cervus; punti grigi: L. tetraodon; punti azzurri: entrambe le specie; quadrati grigi: dati recenti per il Nord Italia di L. tetraodon, pubblicati da
Gli stadi larvali dei Lucanidi, attraverso il ciclo biologico, non differiscono molto nella forma ma mostrano un marcato aumento delle dimensioni: dai 5 mm della larva neonata si passa a 10-11 cm di lunghezza nell’ultimo stadio larvale (
Stadi preimmaginali di Lucanus cervus: A uovo (foto di C. Molls) B larva matura in visione laterale (foto di M. Przewozny) e dettagli dell’apice dell’addome in visione posteriore (foto di M. Fremlin C Pupa di un maschio in visione laterale (foto di M. Fremlin).
Capsula cefalica, mandibole e dimensioni relative di larve di Lucanidi: A Dorcus parallelipipedus B Lucanus cervus (foto di M. Fremlin).
I maschi adulti di L. cervus mostrano una forte variabilita nella forma e nelle dimensioni di diversi tratti corporei, piu o meno uniformemente espressi all’interno delle popolazioni e attraverso l’areale della specie, come evidenziato dalla Figura
Polimorfismo nei maschi di Lucanus cervus (esemplari dell’Italia settentrionale; foto di M. Zilioli).
La lunghezza degli adulti varia da 25 a 89 mm (ca 25–49 mm nelle femmine; ca 30–89 mm nei maschi), includendo quella delle mandibole. Il colore varia da rosso-bruno a bruno molto scuro, quasi nero. Frequentemente, i grandi maschi hanno elitre e mandibole tendenti al rosso che contrastano con il colore molto piu scuro delle altre parti del corpo; cio e meno evidente nei maschi piu piccoli che tendono ad avere colorazioni piu scure e uniformi. La clava terminale dell’antenna (pettine) e formato da quattro (piu raramente cinque) antennomeri, bruscamente allargati rispetto all’ultimo antennomero prima della clava stessa. La specie mostra un forte dimorfismo sessuale: il maschio ha grandi mandibole, piu lunghe del capo, la femmina ha mandibole corte, non piu lunghe del capo. Nei maschi di L. cervus le mandibole sono caratterizzate dalla posizione del piu grande dente interno che si trova nella meta distale della mandibola stessa o molto vicino alla meta di essa. Usando un approccio morfometrico tradizionale,
Il genere Lucanus e facilmente distinguibile da tutti gli altri generi di Lucanidi europei mentre la distinzione tra specie affini e spesso problematica (Figura
Lucanus tetraodon (Figura
Esemplare maschio di L. cervus dall’area di contatto con L. tetraodon nell’Italia centrale (Lazio settentrionale, provincia di Roma, Manziana; foto di M. Zilioli).
Lucanus pontbrianti (Figura
Lucanus ibericus (Figura
L. barbarossa (Figura
Lucanus cervus vive prevalentemente in foreste mature di latifoglie decidue, soprattutto in querceti planiziari e di media altitudine (
Le larve sono saproxilofaghe, nutrendosi di legno in decomposizione nel suolo, ad esempio sotto ceppaie e tronchi caduti a terra, o fra le radici di alberi morti in piedi (
Le piante ospiti delle larve appartengono ai generi Quercus, Fagus, Salix, Populus, Tilia, Aesculus, Ulmus, Pyrus, Prunus e Fraxinus (
Due specie di Diptera Phoridae, Megaselia rufipes (Meigen, 1804) e Aphiocheta rufipes (Meigen, 1830), sono state riportate da
I maggiori predatori di larve e pupe di L. cervus sono il cinghiale (Sus scrofa) e il tasso (Meles meles) (
Gli adulti di L. cervus emergono dale loro cellette a maggio, con i maschi che precedono le femmine di circa una settimana (
Gli adulti sono attivi prevalentemente al crepuscolo, con un picco di attivita durante le sciamature notturne dei maschi che cercano le femmine per accoppiarsi (
La postura di volo e caratteristica: i maschi, soprattutto quelli di maggiore taglia e grandi mandibole, tengono il corpo in posizione quasi verticale, con il capo in alto per bilanciarne il peso; inoltre volano lenti, con andamento dritto (poche e larghe curve) e diverse variazioni di altezza. Le femmine, caratterizzate da un capo piccolo con corte mandibole, tengono il corpo molto meno verticale (
Per quanto riguarda l’uso verticale dello spazio, le femmine stanno generalmente sul terreno mentre i maschi sono piu spesso avvistati in volo e sulla canopy (
Quando piu maschi individuano la stessa femmina combattono fra loro (
Dopo l’accoppiamento, la femmina scava profonde gallerie nel suolo (fino a 70-100 cm), vicino a substrati adatti per lo sviluppo larvale (ad esempio, radici di alberi e legno in decomposizione (
Dati sugli stadi larvali e su quello pupale (ad esempio, numero e durata degli stadi di sviluppo) sono difficili da ottenere in natura o dovuti a fortunate occasioni (
Il tempo di incubazione delle uova varia da 14 (cfr.
Alla fine del suo sviluppo, la larva si trasferisce dal legno al suolo (a circa 20 cm di profondita) dove costruisce un bozzolo (cocoon) formato di suolo e sabbia, per l’impupamento. Durante la preparazione del bozzolo, la larva riveste le mura interne dello stesso con una secrezione del tubo digerente (
Lucanus cervus e protetta dalla Convenzione di Berna (Allegato III) e dalla Direttiva Habitat (Allegato II) (L. pontbrianti, recentemente separato da L. cervus e considerato una specie valida, dovrebbe essere ugualmente protetto). L. cervus e elencata nella Lista Rossa dei coleotteri saproxilici europei sotto la categoria Near Threatened (= Quasi minacciata) (
Secondo
Una minaccia da non trascurare e dovuta all’aumento del tasso di predazione sui cervi volanti da parte di uccelli opportunistici (gazza, ghiandaia e cornacchia grigia) che mostrano un’elevata crescita demografica negli ambienti derivati o trasformati dalle attivita umane (
Dagli studi di
Durante gli ultimi anni, in molti paesi europei, sono stati testati differenti metodi per il monitoraggio di L. cervus.
Il metodo basato sul conteggio dei resti degli adulti investiti dai veicoli a motore (roadkill count) e stato usato in Spagna (Alvarez Lao and Alvarez Lao 1995,
Il metodo basato sul conteggio dei resti degli adulti predati da uccelli e stato testato in Belgio da
Il metodo degli avvistamenti di adulti lungo transetti al crepuscolo e stato testato in Spagna (
I conteggi di individui adulti vivi sono stati fatti in Germania da
Le trappole da intercettazione sono state testate in Belgio (
L’uso di esche attrattive e stato associato a diversi tipi di trappole. In Spagna, il gruppo
Esperimenti acustici sull’individuazione delle larve attraverso le loro emissioni sonore sono stati condotti in Inghilterra da
Le mandibole vistose e le grandi dimensioni corporee di L. cervus attira l’attenzione delle persone rendendo facile il loro coinvolgimento; piu di altri insetti, i cervi volanti possono essere un buon soggetto per le campagne finalizzate all’educazione naturalistica e per progetti di Citizen Science, soprattutto laddove si parla di conservazione delle foreste e degli organismi che vivono in questi ecosistemi (
Nonostante il numero elevato di studi per il monitoraggio nazionale, fino al 2010 le iniziative a livello internazionale sono state nulle o insignificanti. Una revisione della bionomia e distribuzione di L. cervus e stata realizzata da
All’inizio del progetto (vedi
Il metodo (in seguito: Avvistamenti) e basato sul percorso di transetti descritto da
Questo metodo (in seguito: Resti) e basato sulla raccolta di resti di cervi volanti predati da di uccelli o mammiferi (
Questo metodo (in seguito: Retino-transetto) e basato sulla cattura del massimo numero possibile di individui avvistati al crepuscolo lungo i transetti. Scopo della cattura e ottenere una sicura identificazione tassonomica per ciascun individuo ed evitare confusione tra L. cervus e altre specie affini che possono essere conviventi nella stessa localita (ad es. L. tetraodon in diverse localita dell’Italia centrale). Il metodo e usato lungo transetti con le medesime specifiche tecniche (lunghezza, durata del percorso, orario, direzione del percorso) descritte per il metodo Avvistamenti. Prima di iniziare il percorso, l’operatore dispone alla fine di ciascun settore (ogni 100 m) un contenitore di grandezza adeguata in cui mettera temporaneamente le singole provette con gli individui catturati nel settore stesso. Ciascun individuo avvistato o catturato viene registrato come per il metodo Avvistamenti. Gli individui trovati in volo vengono catturati con un retino (cerchio circolare con diametro di circa 50 cm; manico telescopicamente estensibile fino a circa 2 m) mentre gli individui trovati mentre camminano o stanno fermi possono essere catturati a mano. Alla fine dell’intero transetto, l’operatore ritorna indietro per fotografare gli esemplari di dubbia identificazione e poi rilasciare ciascun esemplare nel suo settore.
Questo metodo (in seguito: Retino-radura) e basato sulla cattura di tutti gli individui avvistati quando volano in una radura che potrebbe rappresentare un luogo in cui i cervi volanti confluiscono per accoppiarsi al crepuscolo (
Questo metodo (in seguito: Trappole) (cfr.
I metodi sono stati testati in due aree: Bosco della Fontana (in seguito:
Mappa del Bosco della Fontana con i siti di campionamento (linee tratteggiate: transetti per i metodi Avvistamenti, Resti e Retino-transetto; cerchi bianchi: radure scelte per il metodo di cattura Retino-radura; quadrati grigi: siti delle trappole nel periodo 2014–2016; quadrati neri: siti delle trappole nel 2016; quadrati bianchi: siti delle trappole nel 2014).
Mappa della Foresta della Lama con i siti di campionanmento (line tratteggiate: transetti per Avvistamenti, Resti e Retino-transetto; quadrati neri: siti delle trappole nel periodo 2014–2016; quadrati grigi: siti delle trappole nel periodo 2014–2015; quadrati parzialmente colorati: siti delle trappole nel 2014; quadrati bianchi: siti delle trappole nel 2016).
Piano di campionamento a Bosco della Fontana (
Sito | Metodo | 2014 | 2015 | 2016 | ||||||
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N | S | Data | N | S | Data | N | S | Data | ||
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Avvistamenti | 4 | 10* | 20.5–22.7 | 4 | 8* | 25.5–16.7 | 4 | 6* | 6.6–14.7 |
Resti | 4 | 10* | 20.5–22.7 | 4 | 10* | 20.5–22.7 | 4 | 7* | 1.6–14.7 | |
Retino-transetto | - | - | - | 4 | 8* | 25.5–16.7 | 4 | 6* | 6.6–14.7 | |
Retino-radura | 4 | 9 | 22.5–17.7 | - | - | - | - | - | - | |
Trappole | 48 | 32 | 27.5–18.7 | - | - | - | 54 | 24 | 31.5–8.7 | |
|
Avvistamenti | 4 | 7* | 7.7–5.8 | 4 | 7* | 22.6–7.8 | 4 | 5* | 27.6–28.7 |
Resti | 4 | 2* | 15–18.6;6–11.7; 3–8.8 | 4 | 7* | 22.6–7.8 | 4 | 5* | 29.6–27.7 | |
Retino-transetto | - | - | - | 4 | 7* | 22.6–7.8 | 4 | 5* | 27.6–28.7 | |
Trappole | 36 | 8 | 6–11.7; 3–8.8 | 32 | 16 | 23.6–7.8 | 24 | 20 | 28.6–29.7 |
Il metodo Retino-radura e stato applicato soltanto nel 2014 a
Le trappole con esca sono state testate in anni diversi nelle due aree di studio (Tabelle 1–2). Nel 2014, a
Quadro completo dei trappolamenti e numero di trappole installate nelle due aree di studio, Bosco della Fontana (
Esca | Posizione trappole | Cambio miscela | 2014 | 2015 | 2016 | |||
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RwBeBa | alta | Mai | 8 | 9 | - | - | - | - |
bassa | Mair | 8 | 9 | - | - | - | - | |
RwWwS | alta | Mai | 8 | 9 | - | 16 | 18 | 12 |
3 settimane | - | - | - | - | 18 | - | ||
2 settimane | - | - | - | - | 18 | - | ||
bassa | Mai | 8 | 9 | - | 16 | - | - | |
3 settimane | - | - | - | - | - | - | ||
2 settimane | - | - | - | - | - | 12 | ||
Nessuna | alta | - | 8 | - | - | - | - | - |
bassa | - | 8 | - | - | - | - | - |
Il test Chi-Quadro e stato usato per evidenziare differenze fra il numero di maschi e femmine per ogni metodo di monitoraggio testato. Nel metodo Avvistamenti, gli individui per cui durante l’avvistamento non e stato possibile identificare il sesso (Unknown) non sono stati presi in considerazione. Per comparare il numero di resti (metodo Resti) con il numero di individui avvistati (metodo Avvistamenti), i primi sono stati considerati in due modi: (i) ogni capsula cefalica rinvenuta e ogni individuo intero sono stati contati come un esemplare (in seguito: head count), e (ii) i resti di altra tipologia, probabilmente appartenenti allo stesso individuo, sono stati contati come un solo esemplare (in seguito: total count). Inoltre, per il metodo Retino-transetto, la percentuale di individui raccolti (catture) e stata comparata con la somma degli individui avvistati e catturati (avvistamenti+catture) lungo lo stesso transetto durante una determinata sessione. I modelli di occupancy sono stati applicati per stimare la probabilita di rinvenimento (detection probability, p^) nei differenti metodi testati (
Numero e valori medi (fra parentesi) dei contatti (c = captures; s = avvistamenti; sp = specimens; total = total count; head = head count) per ciascun metodo, nelle due aree di studio, Bosco della Fontana (
Metodo | Tipo di contatto |
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||||
---|---|---|---|---|---|---|---|
2014 | 2015 | 2016 | 2014 | 2015 | 2016 | ||
Avvistamenti | s | 156 (3,9) | 143 (4,9) | 195 (8,1) | 53 (2,4) | 100 (3,6) | 151 (7,6) |
Resti (total) | sp | 152 (3,8) | 150 (3,8) | 202 (7,2) | 4 (0,5) | 14 (0,5) | 7 (0,4) |
Resti (head) | sp | 87 (2,2) | 81 (2,0) | 146 (5,2) | 1 (0,1) | 12 (0,4) | 4 (0,2) |
Retino-transetto | c | - | 80 (2,.6) | 91 (4,0) | - | 47 (1,7) | 110 (5,5) |
Retino-transetto | c+s | - | 134 (4,3) | 153 (6,7) | - | - | 210 (10,5) |
Retino-radura | c | 41 | - | - | - | - | - |
Trappole | c | 33 | - | 103 | 1 | 4 | 9 |
A Bosco Fontana (
Nel metodo Resti, i valori di head count sono risultati essere dal 25% al 86% al 86% del total count, indicando che non c’era proporzionalita costante fra queste due modalita di stima degli individui in base ai resti trovati.
Con il metodo Retino-transetto, la percentuale di individui catturati rispetto alla somma degli individui avvistati + quelli catturati, variava da 0% a 100% e non era dipendente dal numero degli individui avvistati. La percentuale di volte in cui l’operatore e stato in grado di raccogliere tutti gli individui avvistati per area e per anno, variava da 12% a 41%.
Il test ?2 ha sempre mostrato un numero di maschi significativamente superiore, ad eccezione del metodo Resti a
Numero di maschi (M), femmine (F) e individui non identificati sessualmente (U), contattati con differenti metodi a Bosco della Fontana (
Sito | Metodo | M | F | U | gdl | chi-quadro | p |
---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Avvistamenti | 380 | 40 | 74 | 1 | 164,58 | 0,001 |
Resti (head) | 281 | 33 | - | 1 | 116,03 | 0,001 | |
Retino-transetto (catture) | 166 | 5 | - | 1 | 91,38 | 0,001 | |
Retino-radura (catture) | 40 | 1 | - | 1 | 23,99 | 0,001 | |
Trappole | 117 | 19 | - | 1 | 40,58 | 0,001 | |
|
Avvistamenti | 259 | 5 | 38 | 1 | 159,98 | 0,001 |
Resti (head) | 11 | 8 | - | 1 | 0,27 | 0,606 | |
Retino-transetto (catture) | 151 | 28 | - | 1 | 47,92 | 0,001 | |
Trappole | 14 | 1 | - | 1 | 6,98 | 0,01 |
Non sono state trovate differenze significative nel numero di contatti fra i transetti per
Risultati del test di Kruskal-Wallis, comparando il numero totale di contatti (N) registrati durante i tre anni di monitoraggio (2014-2016) a Bosco della Fontana (
Metodo |
|
|
||||||
gdl | N | H | p | gdl | N | H | p | |
Avvistamenti | 3 | 12 | 5,974 | 0,113 | 3 | 12 | 6,843 | 0,077 |
Resti (tot) | 3 | 12 | 7,758 | 0,051 | 3 | 12 | 2,947 | 0,400 |
Retino-transetto (catture) | 3 | 8 | 6,452 | 0,092 | 3 | 8 | 4,849 | 0,183 |
Fenologia del cervo volante, L. cervus, a Bosco della Fontana durante A 2014 B 2015 e C 2016, in base ai dati ottenuti con tre metodi (Avvistamenti, resti e Retino-transetto). Linea tratteggiata-puntata = valore medio dei dati ottenuti con Avvistamenti; Linea tratteggiata nera = valore medio con Resti (total count); Linea tratteggiata grigia = valore medio per Resti (head count). Linea nera = valore medio delle catture con Retino-transetto; Linea grigia = valore medio della somma delle catture e degli avvistamenti con Retino-transetto. Le settimane sono espresse come numero delle settimane dell’anno. Il valore medio di Resti alla 26a settimana del 2016 e 22.
Fenologia del cervo volante, L. cervus, alla Foresta della Lama durante A 2014 B 2015 e C 2016, , in base ai dati ottenuti con tre metodi (Avvistamenti, resti e Retino-transetto). Linea tratteggiata-puntata = valore medio dei dati ottenuti con Avvistamenti; Linea tratteggiata nera = valore medio con Resti (total count); Linea tratteggiata grigia = valore medio con Resti (head counts). Linea nera = valore medio delle catture con Retino-transetto; Linea grigia = valore medio della somma delle catture e degli avvistamenti con Retino-transetto. Le settimane sono espresse come numero delle settimane dell’anno.
La probabilita di rilevamento (detection probability), per tutti i metodi basati su transetti, e stata piu o meno dipendente dal tempo in funzione dell’area di studio e dell’anno. Complessivamente, la probabilita di rilevamento per i metodi Avvistamenti e Retino-transetto e sembrata essere piu influenzata dal tempo rispetto a quella calcolata per il metodo Resti (Tabella
Statistica della selezione dei modelli per tre metodi, durante i campionamenti degli anni 2014–2016 a Bosco della Fontana (
Sito | Metodo | Anno | Modello | K | -2Log (L) | AIC | ?AIC | w |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Avvistamenti | 2014 | psi(.),p (t) | 11 | 23,54 | 45,54 | 0,00 | 1,00 |
2015 | psi(.),p (t) | 9 | 10,04 | 28,04 | 0,00 | 1,00 | ||
2016 | psi(.),p (t) | 7 | 9,00 | 23,00 | 0,00 | 0,79 | ||
Resti (Tot count) | 2014 | psi(.),p (t) | 11 | 34,63 | 56,63 | 0,00 | 0,65 | |
psi(.),p (.) | 2 | 53,84 | 57,84 | 1,21 | 0,35 | |||
2015 | psi(.),p (.) | 2 | 53,84 | 57,84 | 0,00 | 0,98 | ||
2016 | psi(.),p (.) | 2 | 26,28 | 30,28 | 0,00 | 0,92 | ||
Retino-transetto (Catture) | 2015 | psi(.),p (t) | 9 | 5,55 | 23,55 | 0,00 | 1,00 | |
2016 | psi(.),p (t) | 7 | 8,32 | 22,32 | 0,00 | 0,95 | ||
|
Avvistamenti | 2014 | psi(.),p (.) | 2 | 28,84 | 32,84 | 0,00 | 0,84 |
2015 | psi(.),p (t) | 8 | 13,50 | 29,50 | 0,00 | 1,00 | ||
2016 | psi(.),p (.) | 2 | 16,91 | 20,91 | 0,00 | 0,64 | ||
psi(.),p (t) | 6 | 10,04 | 22,04 | 1,13 | 0,36 | |||
Resti (Tot count) | 2014 | psi(.),p (.) | 2 | 15,44 | 19,44 | 0,00 | 0,88 | |
2015 | psi(.),p (.) | 2 | 36,50 | 40,50 | 0,00 | 0,91 | ||
Retino-transetto (Catture) | 2015 | psi(.),p (.) | 2 | 38,67 | 42,67 | 0,00 | 0,66 | |
psi(.),p (t) | 8 | 28,04 | 44,04 | 1,37 | 0,34 | |||
2016 | psi(.),p (t) | 6 | 9,00 | 21,00 | 0,00 | 0,82 |
Numero di catture (N) con trappole innescate e relativa probabilita di rilevamento (p) (Errore Standard fra parentesi), per posizione della trappola (alta: sopra 10 m; bassa: 1,5-2 m) e per tipo di esca (RwBeBa: vino rosso, birra e banana; RwWwS: vino rosso, vino bianco e zucchero; Controllo: trappola vuota). Cambio della miscela indicato fra parentesi quando previsto (3 settimane: cambiato una sola volta durante la stagione; 2 settimane: cambiato due volte; never: mai cambiato).
Posizione trappola | Esca | 2014 | 2016 | ||
N | p (SE) | N | p (SE) | ||
alta | Controllo | 0 | - | - | - |
RwBeBa (mai) | 12 | 0,04 (0,02) | - | - | |
RwWwS (mai) | 11 | 0,06 (0,03) | 48 | 0,09 (0,04) | |
RwWwS (3 settimane) | - | - | 36 | 0,07 (0,03) | |
RwWwS (2 settimane) | - | - | 19 | 0,02 (0,01) | |
bassa | Controllo | 0 | - | - | - |
RwBeBa | 5 | - | - | - | |
RwWwS | 5 | - | - | - |
Nell’area
Il periodo di campionamento metodi per i metodi Avvistamenti e Retino-transetto e stato sufficientemente lungo per rilevare il picco di attivita in entrambe le aree di studio, mentre il periodo impiegato per il metodo Resti ha permesso di visualizzare un picco soltanto a
Tutti e cinque i metodi testati hanno mostrato un bias nel rilevamento vero i maschi. Per quanto riguarda i transetti al crepuscolo, la presenza di tale bias e in linea con i risultati di altri studi (
I metodi Avvistamenti e Retino-transetto, non hanno mostrato differenze significative nel numero dei contatti fra i transetti della stessa area di studio. Cio significa che tutti i transetti risultano equamente rappresentativi della popolazione, e che quattro transetti sono sufficienti a condurre il monitoraggio della specie anche in due aree molto diverse fra loro, come un frammento isolato di querceto planiziario (ad es.
A
Ghiro catturato in una trappola con esca alla Foresta della Lama (2 luglio 2015). Le foto mostrano che il roditore e sopravissuto nella trappola grazie alla rete metallica divisoria fra la camera per l’esca e la camera di cattura (foto di M. Bardiani e J. R?der).
In conclusione, il metodo Avvistamenti basato sull’avvistamento di adulti lungo transetti al crepuscolo, permette una grande quantita di contatti e valori elevati di probabilita di rilevamento in differenti condizioni ambientali. Questo metodo e molto conveniente in termini di costi e di tempo ma certamente richiede operatori abili a percepire e riconoscere i cervi volanti senza catturarli; inoltre, puo essere utilizzato in aree abitate soltanto da popolazioni di L. cervus, senza altre specie congeneriche. L’uso del retino aiuta a risolvere il problema dell’identificazione tassonomica laddove piu specie congeneriche convivono nella stessa area ma riduce fortemente il numero di contatti (catture) che dipende da diversi fattori (ad es. abilita dell’operatore, altezza di volo dell’individuo, complessita topografica e vegetazionale). Il conteggio di individui catturati + avvistati dovrebbe aumentare il numero dei contatti ma il problema dell’identificazione rimane parzialmente, mentre il metodo Avvistamenti e meno costoso e piu veloce del Retino-transetto. Il metodo Resti risulta anch’esso economico e veloce, con l’aggiunte del vantaggio di essere praticato nelle ore diurne. Tuttavia, questo metodo puo essere influenzato dal tasso di predazione, dovuto in gran parte alla densita locale di corvidi. L’uso di trappole con esca, che ha fornito utili informazioni ecologiche (ad es. l’uso verticale dello spazio), sembra essere il metodo meno affidabile perche il vantaggio di poter lavorare nelle ore del giorno non compensa il basso numero di contatti e la frequenza delle giornate di monitoraggio (attivita giornaliera invece che settimanale). Inoltre, il tempo speso per ciascuna sessione di Trappole (circa 4 ore al giorno per almeno 2 operatori, e molto maggiore di quello necessario per una sessione di Avvistamenti (un’ora al massimo per un solo operatore). In pratica, i valori bassi di probabilita di rilevamento con le trappole conducono a uno sforzo di campionamento eccessivo rispetto ai risultati, rendendo il metodo quindi difficilmente sostenibile.
Senza dubbio, il metodo Avvistamenti (avvistamento di individui lungo transetti al crepuscolo) risulta essere il metodo standard di monitoraggio piu adatto per L. cervus, in termini di costi e benefici. I metodi Resti e Retino-transetto dovrebbero essere presi in considerazione per dei surveys preliminari al monitoraggio, in aree dove mancano informazioni sulla presenza della specie o in aree di sovrapposizione fra areali di due o piu specie di Lucanus. Solo quando altre specie di grossi scarabeoidei (
Il metodo di monitoraggio scelto consiste nel camminare al crepuscolo lungo un transetto di dimensioni standard (500 m di lunghezza e 10 m di visibilita in larghezza), contando tutti gli adulti di cervo volante visti volare o camminare sul terreno. Il transetto viene percorso da un operatore in una ristretta fascia oriaria, da 15 minuti prima del tramonto a 15 minuti dopo il tramonto. In tutto, il transetto deve essere percorso in 30 minuti ed e diviso in 5 settori di 100 metri ciascuno; ogni settore deve essere percorso in 6 minuti. I transetti devono essere scelti lungo sentieri forestali, piste o strade con condizioni di luce al crepuscolo sufficienti a identificare i coleotteri in volo, condizioni che si verificano solo con un certo grado di apertura della volta arborea (Figura
Il primo passo per il lavoro di montoraggio e la scelta dei transetti all’interno dell’area di studio (fino a 4 transetti per area), misurando la lunghezza di 500 m e prendendo le coordinate del punto di inizio e fine per ciascuno di essi. Alla fine di ogni settore di 100 m, dovra essere posto un segno ben visibile con un nastro di plastica colorato (o con altre indicazioni, ad es. un cartello numerato) su entrambi i lati del transetto. Il secondo passo e la scelta del giorno settimanale in cui effettuare la sessione di monitoraggio (survey): (i) un singolo giorno se tutti i transetti vengono percorsi nello stesso giorno (in questo caso, e necessario reclutare piu operatori; (ii) fino a 4 giorni se viene percorso un solo transetto al giorno (in questo caso, teoricamente puo essere sufficiente un solo operatore). Si raccomanda di programmare il monitoraggio scrivendo in una tabella la data prevista per ogni singola sessione, l’ora del tramonto calcolata per ciascun giorno (molti siti web, applicazioni per smartphone o funzioni di GPS forniscono questa informazione per localita o per coordinate geografiche) e il senso con cui percorrere il transetto. Infatti, e necessario invertire ogni volta il senso di percorso di ogni transetto per ridurre la possibilita di avvistamenti correlati alla struttura spaziale del transetto stesso.
Complessivamente, vanno programmate 6 sessioni (i.e. sei settimane) per transetti situati in aree planiziarie o collinari sotto i 400 m s.l.m. e 5 sessioni (i.e. cinque settimane) per aree montagnose e collinari sopra i 400 m s.l.m. Le sessioni devono essere programmate durante il picco di attivita degli adulti: il periodo di monitoraggio consigliato e fra la ventitreesima e la ventottesima settimana dell’anno per le aree planiziarie e fra la ventiseiesima e la trentesima settimana per le aree montane. Tuttavia, questi periodi dovrebbero essere aggiustati in relazione a conoscenze pregresse sulla fenologia della popolazione locale di cervo volante. Nel caso in cui non fossero disponibili informazioni sulla specie in un’area, si raccomanda di svolgere surveys preliminari nell’anno precedente al monitoraggio per definire il periodo in cui gli adulti iniziano e finiscono le loro attivita.
Prima di effettuare una sessione di campionamento, l’operatore deve compilare la prima parte della scheda di campo (modificata da
Durante il transetto, e possibile incontrare altre specie di grossi coleotteri. In questo caso l’operatore dovrebbe annotare il numero di esemplari di queste sulla scheda di campo (cercando di fornire un’identificazione tassonomica piu accurata possibile). Alla fine della sessione, l’operatore completa la scheda segnando l’ora e i valori finali di temperatura e umidita.
Al fine di fornire dati per il National Report che ogni stato membro deve produrre ai sensi dell’articolo 17 della Direttiva Habitat, il monitoraggio dovrebbe essere realizzato almeno due volte nel periodo di 6 anni. Nella Tabella
Principali dettagli per programmare il monitoraggio di L. cervus con il metodo Avvistamenti (avvistamento di individui lungo transetti al crepuscolo).
Numero di transetti | da 1 a 4 |
Distanza fra i transetti | almeno 200 m |
Lunghezza del transetto | 500 m |
Suddivisione del transetto | 5 settori da 100 m |
Periodo di monitoraggio | giugno-luglio |
Numero di sessioni (surveys) per aree fino a 400 m s.l.m. e settimane dell’anno suggerite per effettuarle | 6 |
(23a–28a) | |
Numero di sessioni (surveys) per aree oltre 400 m s.l.m. e settimane dell’anno suggerite per effettuarle | 5 |
(26a–30a) | |
Frequenza delle sessioni | un giorno a settimana |
Ora in cui percorrere il transetto per Avvistamenti e Retino-transetto | crepuscolo |
Durata del transetto | 30’ |
(da 15’ prima a 15’ dopo il tramonto) | |
Numero di operatori | un operatore per transettot |
Materiali for definire i transetti | metro, nastro segnaletico (o cartelli numerati), GPS |
Equipaggiamento per la sessione di monitoraggio | Tavoletta con scheda da campo, torcia frontale, matita, orologio da polso, termoigrometro |
Le sessioni dovrebbero essere condotte quando la temperatura e superiore a 13°C. Il metodo e fattibile anche in caso di pioggerella e tempo nuvoloso ma non in caso di pioggia e forte vento.In questi casi e meglio rimandare alla serata successiva (o alla prima serata favorevole). Se la sessione non puo essere rinviata, dovra essere cancellata.
Un limite frequente e la mancanza di visibilita in foresta, specialmente dopo il tramonto in presenza di nuvolosita scura che rende difficile distinguere in volo un cervo volante da un altro grande coleottero (ad es. Oryctes nasicornis, Prionus coriarius). Ogni avvistamento fallito o errato (individuo non visto o male identificato) puo significare un aumento o una diminuzione degli avvistamenti. Per questa ragione e molto importante scegliere transetti con sufficiente apertura della volta arborea (per trovare sempre condizioni di luce adeguate) e senza un sottobosco denso (i cervi volanti tendono a volare lungo corridoi di vegetazione scarsa all’interno della foresta).
Nelle aree di sovrapposizione degli areali (ad es., dove L. cervus convive con L. tetraodon o altre specie, e dove esistono forme con caratteristiche intermedia: vedi il paragrafo Sistematica e Distribuzione), questo metodo di monitoraggio dovrebbe essere applicato solo dopo sopralluoghi preliminari (possibilmente nell’anno prededente) durante i quali verrano usati altri metodi per raccogliere informazioni di base (ad es. Resti e Retino-transetto).
Nonostante la scarsa attrazione mostrata dai cervi volanti per le trappole, si raccomanda di scegliere i transetti almeno a 100 m di distanza da aree in cui vengono eventualmente usate trappole per il monitoraggio di altre specie (ad es. per Cerambyx cerdo).
Inoltre, si raccomanda di non installare mist-nets per il monitoraggio e l’inanellamento di uccelli e pipistrelli nelle aree vicine ai transetti perche i coleotteri rimangono facilmente intrappolati nelle reti con esito generalmente letale (
Uno studio telemetrico condotto a
Per valutare il rischio di estinzione della specie in un’area, sono necessarie informazioni quantitative sulle dimensioni, la struttura e la dinamica della popolazione. L’approccio piu comune per ottenere informazioni dettagliate sulle dimensioni della popolazione consiste nell’utilizzare il metodo di cattura-marcaggio-ricattura e trattare i dati con modelli matematici parametrizzati che consentono la stima dell’abbondanza della popolazione. Altri approcci modellistici recentemente sviluppati permettono di ottenere: (i) una stima della grandezza della popolazione nell’area di studio registrando dati di presenza-assenza da piu surveys (Royle-Nichols Abundance Induced Heterogeneity model - RNAIH) (
La revisione di strumenti specializzati per ottenere stime della grandezza di una popolazione da dati raccolti in modi diversi potrebbe estendere notevolmente questo paragrafo, il cui scopo e invece fornire semplici indicazioni per la raccolta omogenea e la trasmissione di dati ecologici su coleotteri raccolti in anni successivi, ottenuti con il metodo di monitoraggio, e riportati su schede tecniche condivise con le autorita di gestione delle aree protette. Pertanto, innanzitutto si suggerisce che il numero di avvistamenti (maschi, femmine, sesso sconosciuto, totale) sia mantenuto in un registro per ogni sessione di campo (dati separati per transetto). Quindi, per ottenere un valore da confrontare negli anni successivi o con altre aree di studio, si incoraggia l’utilizzo del numero medio di avvistamenti (K). Questo “numero chiave” e la media degli avvistamenti per ogni transetto e per una singola sessione. La Tabella
Esempio di dati raccolti usando il metodo Avvistamenti nel 2016 a Bosco della Fontana. Numero di avvistamenti (Nc) per ciascun transetto (A-D) e per ciascuna sessione (1-6), numero totale e valore medio degli avvistamenti per ogni sessione (Ts, Ms), numero totale e valore medio degli avvistamenti per ogni transetto (Tt, Mt), e valore medio degli avvistamenti per surveys e trasetti (K).
Settimana dell’anno | Survey | Numero di avistamenti per transetto | Ts | Ms | |||
---|---|---|---|---|---|---|---|
A | B | C | D | ||||
23 | 1 | 0 | 0 | 0 | 1 | 1 | 0,25 |
24 | 2 | 13 | 2 | 1 | 2 | 18 | 4,50 |
25 | 3 | 21 | 18 | 6 | 13 | 58 | 14,50 |
26 | 4 | 18 | 18 | 18 | 10 | 64 | 16,00 |
27 | 5 | 10 | 11 | 14 | 7 | 42 | 10,50 |
28 | 6 | 3 | 2 | 0 | 7 | 12 | 3,00 |
Tt | 65 | 51 | 39 | 40 | |||
Mt | 10,83 | 8,50 | 6,50 | 6,67 | |||
K | 8,13 |
L’osmoderma o scarabeo eremita, Osmoderma eremita (Scopoli, 1763), è un grande coleottero saproxilico (Coleoptera: Scarabaeidae: Cetoniinae) associato ai vecchi alberi cavi degli ambienti boschivi caducifogli europei. La specie è inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat (92/43/EEC del 21/05/1992) sulla conservazione degli habitat naturali, della fauna e della flora. La Direttiva Habitat richiede agli Stati Membri di preparare, ogni sei anni, un rapporto sullo stato di conservazione delle specie elencate negli allegati. Per rispondere a questo obbligo, il Progetto Life “Monitoring of insects with public participation” (LIFE11 NAT/IT/000252: in seguito, MIPP) ha condotto ricerche sperimentali sul campo per lo sviluppo di un metodo standardizzato per il monitoraggio dei seguenti coleotteri saproxilici protetti in Europa: Osmoderma eremita (scarabeo eremita, Scarabaeidae), Lucanus cervus (cervo volante. Lucanidae), Cerambyx cerdo (capricorno, Cerambycidae), Rosalia alpina (rosalia alpina, Cerambycidae), Morimus asper / funereus (morimo, Cerambycidae) (
Il presente articolo fa parte di un volume speciale sul monitoraggio dei coleotteri saproxilici suddetti ed è dedicato a Osmoderma eremita. Pertanto, l’articolo inizia con un’ampia revisione delle attuali conoscenze sulla sistematica, distribuzione, ecologia, etologia e conservazione di O. eremita e delle entità strettamente imparentate, che derivano perlopiù dalla divisione della prima in tempi successivi alla Direttiva e quindi meritano lo stesso livello di protezione. Tale revisione è seguita dal test dei metodi sperimentali per il monitoraggio delle popolazioni di osmoderma.
Il genere Osmoderma, istituito nel 1828 da Le Peletier de Saint-Fargeau e Audinet-Serville, è attualmente assegnato alla superfamiglia Scarabaeoidea, famiglia Scarabaeidae e sottofamiglia Cetoniinae. Tuttavia, in molti articoli scientifici e banche dati europei prodotti nella seconda metà del secolo scorso, la sottofamiglia è stata elevata a famiglia e Osmoderma è stato trattato come un genere della famiglia Cetoniidae. Questa modifica dell’ordine sistematico ha prodotto confusione nei documenti della Direttiva Habitat e viene spiegata dal fatto che alcuni specialisti, autori delle opere più importanti utilizzate per l’identificazione degli Scarabeoidei europei (
All’interno della sottofamiglia Cetoniinae, la tassonomia tradizionale ha assegnato il genere Osmoderma alla sottotribù Osmodermina (due generi) della tribù Trichiini, un grande ramo di Cetoniinae che include anche alcuni generi largamente diffusi in Europa (ad es. Trichius, Gnorimus) (Howden 1964, Krikken 1978,
La validità del nome del genere divenne controversa quando alcuni autori (Ádam 1994,
A livello globale, il genere include almeno 12 specie attraverso la Regione Olartica (Howden 1964,
Per risolvere la grande incertezza tassonomica e nomenclatoriale nelle popolazioni europee di osmoderma, è stato condotto uno studio sul DNA (
Osmoderma eremita (Scopoli, 1763), principalmente nell’Europa occidentale;
Osmoderma barnabita Motschulsky, 1845 (sensu
Osmoderma lassallei Baraud e Tauzin, 1991, endemica della Grecia nord-orientale e della Turchia europea;
Osmoderma cristinae Sparacio, 1994, endemica di Sicilia.
La distanza genetica e l’analisi della parsimonia hanno permesso di individuare due gruppi, ciascuno formato da due specie: il primo gruppo è ristretto all’Europa occidentale (O. eremita e O. cristinae), il secondo all’Europa orientale (O. barnabita e O. lassallei) (Figure
Areale del genere Osmodema in Europa (da
I caratteri morfologici usati per delimitare le specie e le sottospecie del genere Osmoderma sono poco marcati e soggetti a una forte variabilità. Essi riguardano principalmente i rilievi del capo e del pronoto, oltre alla forma dei genitali maschili (Figure
Habitus di Osmoderma in visione dorsale. A O. eremita maschio B O. eremita femmina C O. cristinae maschio D O. cristinae femmina (foto di A. Ballerio e M. Uliana, da
Parameri in visione laterale di O. eremita (A) e O. barnabita (B). Le frecce indicano la assenza o presenza di una concavità sotto la protuberanza (da
Un approccio integrato alle popolazioni italiane, basato su analisi morfologiche e molecolari (
Altre entità poco studiate (oltre a O. lassallei e O. barnabita) si trovano dalla penisola balcanica alle montagne del Caucaso: una specie o semispecie vicina a O. lassallei, nella Grecia meridionale (P. Audisio, P. Petrakis e G.M. Carpaneto, non ancora descritta); O. brevipenne Pic, 1904, descritto delle Montagne del Tauro, Turchia meridionale; O. richteri Medvedev, 1953, descritto della Georgia, Caucaso (solo due femmine rinvenute fino ad oggi).
Il genere Osmoderma comprende i più grandi rappresentanti europei della sottofamiglia Cetoniinae (lunghezza corporea fino a 36 mm, capo incluso; larghezza massima delle elitre fino a 19 mm). Il capo è piccolo rispetto al corpo (in confronto alla generalità della sottofamiglia), con il clipeo più largo che lungo. L’antenna è composta da 10 segmenti, comprendenti una piccola clava terminale di tre corte lamelle. Il corpo è largo, subovale, più o meno appiattito dorsalmente. Il protorace è significativamente più stretto della base delle elitre, più o meno convesso, con margini laterali arrotondati o formanti un angolo sporgente appena prima della loro metà. Le zampe sono forti, con tibie moderatamente lunghe e tarsi corti. Tibie anteriori con tre denti distinti sul loro lato esterno. Ali bene sviluppate in entrambi i sessi. Il colore è nero, piceo o castagno scuro, spesso brillante, con riflessi metallici verdi o rameici.
Nelle specie europee, i maschi hanno il clipeo concavo, con margine anteriore più o meno rialzato, la zona di transizione clipeo-fontale leggermente convessa, e due rilievi laterali sopra l’inserzione dell’antenna che sembrano due cornetti. Le femmine hanno il clipeo piatto e con margine anteriore non rialzato, la zona di transizione clipeo-frontale tumida, e sono prive di cornetti laterali. La superficie del capo è punteggiata nei maschi e rugosa nelle femmine. Il pronoto dei maschi presenta angoli basali distinti, con margini laterali ottusamente angolati appena prima della metà; il pronoto è circa un terzo più largo che lungo, fortemente convesso, con due distinte carene longitudinali, parallele e separate da una fossa più o meno profonda. Il pronoto delle femmine presenta angoli basali arrotondati e una forma più o meno circolare, vista all’alto; è meno convesso di quello dei maschi e mostra le carene in forma vestigiale, quasi svanite o ridotte a due tubercoli obsoleti. Il pigidio è largo e fortemente convesso nei maschi, più piccolo e leggermente convesso nelle femmine.
Come già detto, i caratteri morfologici usati per definire le specie e le sottospecie europee sono poco marcati e molto variabili. Pertanto, l’identificazione su base morfologica di questi animali è un compito da specialisti che hanno studiato molti esemplari di ciascuna specie provenienti da diverse popolazioni (in musei o collezioni) e hanno progressivamente acquisito una conoscenza profonda della variabilità intraspecifica all’interno di singole popolazioni e attraverso l’areale delle specie. Un altro problema è che gli esemplari presenti in molte collezioni e musei non possono essere usati per confronto perché sono identificati erroneamente, a causa della grande confusione tassomica dei decenni passati. Fortunatamente, le specie europee hanno areali differenti e in molti casi le popolazioni possono essere assegnate a una specie semplicemente in base alla località. Il problema esiste quando una località è situata nella zona di sovrapposizione degli areali di due specie parapatriche, come nel caso di O. eremita e O. barnabita nell’Europa centrale, dove non si può escludere la convivenza e l’ibridazione fra le due specie. Il carattere morfologico meno variabile fra queste due specie è forse la forma dei parameri dell’organo genitale maschile (
1. | Parameri, in visione laterale, con una forte protuberanza verso l’alto, come una gibbosità triangolare arrotondata all’apice, seguita da una discesa quasi dritta o molto leggermente convessa che continua fino alla loro base | O. eremita |
2. | Parameri, in visione laterale, con una forte protuberanza verso l’alto, come una gibbosità quadrangolare all’apice, seguita da una forte concavità e poi continuante fino alla loro base | O. barnabita |
I genitali maschili servono anche a separare O. eremita e O. barnabita da O. cristinae, perché quest’ultima specie non mostra una vera protuberanza verso l’alto ma solo un moderato rigonfiamento seguito da una discesa dritta o leggermente convessa che continua fino alla base (Figure
Parameri in visione laterale di O. eremita (A–C) e O. cristinae (D–F), mostranti la variazione intraspecifica e le differenze nei parameri fra le due specie (foto di Federico Romiti).
Tutti i caratteri morfologici usati per separare le specie europee di Osmoderma sono quantitativi e sfumano tra loro; inoltre, essendo soggetti a grande variabilità non possono fornire un’identificazione certa. Le differenze sessuali nel gruppo O. barnabita / lassallei sono meno accentuate di quelle presenti nel gruppo O. eremita / cristinae.
Gli operatori non esperti, coinvolti nella ricerca dei resti esoscheletrici di Osmoderma nei detriti legnosi all’interno delle cavità degli alberi, possono trovare difficoltà a distinguere tali resti da quelli di Gnorimus variabilis (Linnaeus, 1758). Comunque, i resti di quest’ultima specie sono chiaramente più piccoli e sottili, con tarsi proporzionatamente più lunghi e stretti, e tibie mediane fortemente incurvate nei maschi. Inoltre, il lato esterno delle tibie anteriori presenta due denti bene sviluppati (invece di tre denti in Osmoderma), mentre lo scutello è più corto e di forma semicircolare (invece dello scutello quasi triangolare isoscele di Osmoderma). Infine, le elitre di G. variabilis presentano spesso macchie biancastre sulla loro superficie.
Le uova di Osmoderma sono globulari e bianche, con un diametro di 4-5 mm. Le larve sono di tipo “scarabeiforme”, caratterizzate da un capo ipognato e un corpo carnoso, bianco o bluastro, incurvato inferiormente a formare una C (Hayes 1929, Boving and Craighed 1931,
Larva di Osmoderma eremita. A Habitus B Raster (area spinosa ventrale dell’ultimo segmento addominale). Notare la mancanza dei palidia (le due serie longitudinali di spinule che si trovano nel raster della maggior parte dei Cetoniinae) e l’estremità delle zampe provvista di un’unghia molto corta e tozza (vedi testo per dettagli) (A foto di Sonia Dourlot, da
Le caratteristiche morfologiche usate per l’identificazione delle larve sono valide solo per quelle pienamente sviluppate (soprattutto quelle appartenenti al terzo stadio, cioè l’ultima fase dello sviluppo). Una buona combinazione di caratteri per separare le larve di osmoderma da quelle di tutti gli altri Cetoniinae europei è la seguente: 1) l’assenza dei palidia nel raster, 2) la particolare forma dell’unghia terminale delle zampe, corta, subconica a base larga e con apice smussato; 3) la lunghezza corporea fra 65 e 75 mm, considerando che le grosse larve di Protaetia speciosissima non dovrebbero superare i 65 mm (Korschefsky 1940). Infatti, quasi tutti i Cetoniinae europei che vivono nel legno morto (Cetonia, Protaetia e Gnorimus) hanno dei palidia distinti e zampe che terminano senza unghie oppure con unghie allungate e sottili (mai tozze, subconiche a base larga e con apice smussato) (Figure
Forma dell’unghia terminale nelle larve dei Cetoniinae europei. A zampa di Osmoderma eremita B ultimi due segmenti e unghia di O. eremita C idem di Gnorimus variabilis D idem di Trichius fasciatus E ultimi tre segmenti di Cetonia aurata F ultimi tre segmenti di Protaetia cuprea (disegni di Federico Romiti).
La seguente chiave, valida soprattutto per larve pienamente sviluppate, può essere utile per riconoscere sul campo (con l’aiuto di una lente tascabile) le larve di osmoderma da quelle di tutti gli altri Cetoniinae europei. La chiave è stata costruita da uno di noi (G. Carpaneto), in base a informazioni ricavate da diversi autori (Hayes 1929, Böving and Craighead 1931, Korschefsky 1940,
1 | Tarsi terminanti con un’unghia (lunga o corta, appuntita o smussata) | 2 |
– | Tarsi con apice arrotondato e privo di unghia | 4 |
2 | Unghia tarsale sottile, più o meno appuntita e ricurva. Nono e decimo segmento addominale, in visione dorsale, separati a formare due unità distinte. Raster con o senza palidia. Margine anteriore del labrum mai trilobato, quasi dritto o leggermente sinuato nel mezzo. Larve nel legno morto. Lunghezza fino a 60 mm | 3 |
– | Unghia tarsale mai appuntita e ricurva ma simile a un cono corto e spesso, con base larga e apice smussato, di colore nero o piceo. Nono e decimo segmento addominale, in visione dorsale, fusi a formare una singola unità. Raster senza palidia. Margine anteriore del labrum distintamente trilobato. Larve nel legno morto. Lunghezza fino a 75 mm long | Osmoderma |
3 | Raster con due distinti palidia formanti una figura ovale. Larve nel legno morto. Lunghezza fino a 50 o 60 mm, a seconda della specie | Gnorimus |
– | Raster senza palidia. Ultimo segmento addominale normalmente conformato. Larve nel legno morto. Lunghezza fino a 40 mm | Trichius |
– | Raster senza palidia. Ultimo segmento addominale terminante con un paio di aree circolari delimitate da una stretta area rugosa. Larve nel legno morto. Lunghezza fino a 25 mm | Valgus |
4 | Larve piccole (fino a 25 mm), generalmente fra radici di piante | Oxythyrea e Tropinota |
– | Larve grandi (25-65 mm), fra radici di piante, humus o legno morto, a seconda della specie | 5 |
5 | Raster con due palidia ben distinti, ciascuno formato da 18-28 spinule (principalmente 22-24). Lunghezza fino a 45 mm | Cetonia |
– | Raster con due palidia ben distinti, generalmente formati ciascuno da meno di 22 spinule (normalmente 14-20, eccezionalmente fino a 26 nella rara P. fieberi). Lunghezza fino a 65 mm | Protaetia e Aethiessa |
Gli operatori meno esperti potrebbero avere difficoltà nel riconoscere le larve di osmoderma da quelle di altri due grandi scarabeoidei largamente diffusi in Europa nel legno morto: Oryctes (Scarabaeidae Dynastinae) e Lucanus (Lucanidae Lucaninae). A parte i caratteri microscopici riguardanti le antenne e l’apparato boccale, spesso difficili da vedere sul campo, la larva di Oryctes si distingue facilmente per l’ultimo segmento addominale che è diviso in due metà da uno strozzamento trasversale, in modo che l’addome sembra essere formato, in visione dorsale, da dieci segmenti distinti. Invece, la larva di Lucanus è immediatamente riconoscibile per i segueni caratteri: i terghi addominali non plicati, la fessura anale longitudinale (invece di essere trasversale come in Osmoderma e in altri Cetoniinae), gli spiracoli addominali grandi ma molto più stretti e allungati (see Bardiani et al. 2017), e gli organi stridulatori che consistono in una serie di dentini posti sul secondo e terzo paio di zampe (invece che sul lato ventrale delle mandibole e su quello dorsale delle mascelle come nei Cetoniinae).
L’uovo di Osmoderma appena deposto è globoso e bianco opaco, ma dopo 2–3 settimane diventa giallastro e raddoppia le sue dimensioni, raggiungendo il diametro di 4–5 mm. Ogni femmina depone 20–80 uova in una cavità di un albero, tra la parete interna e il rosume (accumulo di detriti legnosi), protetti da un rivestimento flessibile di pasta di legno. Le larve (in numero variabile da 12 a 18) nascono dopo 14–20 giorni e misurano appena sei millimetri. Tuttavia, crescono rapidamente, alimentandosi di legno morto e delle ife fungine che causano la decadenza del legno stesso. Le larve attraversano tre differenti stadi (L1, L2 e L3) in un tempo di sviluppo variabile da 2 a 4 anni e svernano nel primo o nel secono stadio, a seconda della data di oviposizione e delle condizioni microclimatiche locali (Tauzin 1994,
Osservazioni simili compiute in laboratorio e sul campo confermano i 3–4 anni di sviluppo anche in altri paesi dell’Europa centro-orientale con inverni lunghi e rigidi, precisamente in Russia, Germania e Lettonia (Nikitsky et al. 1996,
Alla fine della seconda o della terza estate, generalmente a settembre, quando la larva di terzo stadio ha raggiunto il suo pieno sviluppo (normalmente 75 mm di lunghezza), costruisce un bozzolo ovale cementando fra loro piccoli detriti legnosi con le proprie secrezioni salivari e fecali. All’interno di questo involucro protettivo, la larva si trasforma in pupa in primavera (normalmente a maggio) e poi in adulto (giugno) (Tauzin 1994). L’emergenza degli adulti avviene a luglio e all’inizio di agosto, quando molto individui mostrano un tegumento brillante indicando una metamorfosi recente.
L’attività stagionale degli adulti è correlata a fattori climatici, altitudine, latitudine e tipo di habitat. In Svezia, gli adulti sono attivi da luglio a settembre, mentre nell’Europa centrale e meridionale ci sono diverse osservazioni in maggio-giugno e anche pochissime alla fine di aprile (
Uno o due giorni dopo l’emergenza, i maschi di Osmoderma iniziano ad emettere un forte odore che può essere percepito dagli umani a diversi metri di distanza e che è stato assimilato al cuoio di Russia dagli entomologi francesi del XIX secolo (Latreille et al. 1825). Questo odore è associato a un feromone sessuale prodotto dai maschi che attrae le femmine e le induce a radunarsi nelle cavità occupate da maschi. Le analisi chimiche hanno identificato questo composto come (R)-(+)-γ-decalactone (
Molti autori hanno parlato di forte somiglianza tra l’odore del feromone e quello di frutti fermentati (pesche, prugne, albicocche) di cui gli adulti sono stati visti nutrirsi. Il nome vernacolare francese “pique-prune” (= buca-prugne) (
L’habitat primario di Osmoderma era probabilmente costituito dalle foreste mature di latifoglie con abbondanza di alberi cavi e legno morto. In particolare, queste specie sembrano preferire aree in cui la volta arborea non è molto densa, a causa dell’età avanzata delle piante o per la presenza di spazi aperti in seguito alla caduta di alberi per vecchiaia o fulmini. Infatti, secondo molti dati di letteratura e dalla nostra lunga esperienza personale, le larve saproxilofaghe di osmoderma necessitano di alberi con cavità ampie e ricche di detriti legnosi. Tuttavia, più che essere strettamente forestali, gli osmoderma sembrano essere legati agli ecotoni, come i margini boschivi, le radure o le formazioni arboree rade, che si possono trovare in qualsiasi contesto in cui esistano vecchi alberi cavi, non solo nelle foreste mature ma anche nel paesaggio agricolo e urbano. Infatti, più che nei tronchi caduti (logs) o nei tronchi morti in piedi (snags), questi coleotteri si trovano negli alberi cavi ma ancora vivi e provvisti di chioma, che costituiscono per loro una risorsa duratura (
L’alterazione delle foreste naturali, causata dalla gestione commerciale, e la conseguente rarità degli alberi cavi hanno determinato la scomparsa degli scarabei eremita in molte foreste di latifoglie che oggi potrebbero apparire idonee. Al contrario, alcuni habitat artificiali ma ricchi di alberi vetusti e cavi, come nel caso di parchi urbani, pascoli alberati, vecchi frutteti e filari di alberi impiantati lungo canali o strade di campagna, hanno permesso la sopravvivenza degli scarabei eremita, anche se circondati da ambienti coltivati per loro inadatti (
L’intervallo altitudinale degli osmoderma varia dal livello del mare (foresta sempreverde dominata da leccio, Quercus ilex, o da sughera, Q. suber) fino a circa 1400 m (foreste di faggio, Fagus sylvatica), attraverso tutte le fasce altitudinali intermedie, coperte da foreste decidue miste (Quercus spp., Acer spp., Fraxinus spp., Tilia spp., Ulmus spp., Carpinus spp., Salix spp., Populus spp., Betula spp., Alnus spp., Castanea sativa etc.) (
Le larve degli osmoderma si trovano di solito in alberi cavi ma ancora vivi e in piedi, anche se sono state osservate in alberi morti, almeno fino a quando il legno marcescente è in grado di mantenere un idoneo grado di umidità (Rainus et al. 2005). Più raramente, le larve sono state osservate in tronchi d‘alberi abbattuti o in ceppaie ma ciò si verifica principalmente dopo un taglio recente. L’età degli alberi habitat adatti agli osmoderma dipende dalle caratteristiche del legno. Le specie che crescono rapidamente come i pioppi (Populus spp.) e i salici (Salix spp.) possono ospitare osmoderma anche quando hanno appena pochi decenni d’età (
Nonostante l’opinione diffusa a sostegno dell’estrema polifagia degli osmoderma, studi approfonditi di larve nei detriti legnosi delle cavità hanno mostrato che questi insetti preferiscono determinate specie di alberi a livello locale. Le popolazioni più settentrionali (O. eremita in Svezia e O. barnabita in Finlandia) sfruttano principalmente gli enormi alberi di farnia (Quercus robur) che formano piccoli stand nel paesaggio agricolo nordico (
Pur essendo in grado di volare, gli scarabei eremita, mostrano una bassa distanza di dispersione. In Svezia, O. eremita ha mostrato un tasso di dispersione limitato e distanze di dispersione minori di 200 m, mentre solo il 15% degli adulti abbandona l’albero natale (
Esperimenti per misurare la lunghezza del volo su individui legati con un filo a una bobina (tethered flight), sono stai condotti in laboratorio da
Poiché l’attività quotidiana degli osmoderma varia in funzione della luce, della temperatura e dell’umidità, questi animali sono stati indicati come attivi sia di giorno che di notte da diversi studi. In Svezia, durante un progetto di ricerca a lungo termine, gli adulti sono stati trovati attivi solo durante il giorno, con individui che volavano prevalentemente nel primo pomeriggio di giornate calde e soleggiate (
Osmoderma eremita rappresenta una delle più importanti specie “bandiera” e “ombrello” per la protezione delle comunità locali saproxiliche (
Lo stato di conservazione e le minacce delle specie europee di Osmoderma sono stati valutati per la Lista Rossa IUCN: O. eremita (
1) numero decrescente di alberi cavi (alberi habitat) negli ecosistemi forestali a causa di una gestione commerciale inadatta alla conservazione della diversità biologica;
2) frammentazione delle foreste vetuste e mancanza di connessione tra gli alberi habitat;
3) abbattimento dei castagneti da frutto o loro trasformazione in boschi cedui;
4) trasformazione o abbattimento di antichi frutteti con vecchi alberi della famiglia Rosaceae (in particolare Prunus);
5) abbandono delle pratiche di capitozzamento su salici, pioppi, gelsi e altre specie nel paesaggio rurale;
6) rimozione di legno morto e vecchi alberi da foreste o da siepi alberate, come combustibile domestico;
7) aumento dell’uso di alberi secolari e del legno morto in generale come biomasse per la produzione di combustibili industriali;
8) la mancanza di entomologi coinvolti nella valutazione della gestione del rischio costituito da vecchi alberi nei parchi urbani e nelle strade per garantire nello stesso tempo la sicurezza umana e la conservazione della biodiversità;
9) possibile uso di feromoni da parte di commercianti di insetti per collezionisti.
Le ricerche a lungo termine condotte in Svezia, dove O. eremita vive in maniera aggregata in grandi querce cave, formando piccole popolazioni associate a piccoli gruppi di alberi, hanno concluso che esiste un rischio di estinzione notevole per molte di queste, in quanto si basano principalmente su uno o pochi alberi con grandi quantità di detriti legnosi e il 10% degli alberi cavi ospita due terzi degli individui (
Fino a oggi, diversi metodi sono stati utilizzati per studiare e monitorare le popolazioni di osmoderma, basati principalmente su: (1) ricerca o cattura degli adulti con trappole a caduta, trappole con feromoni o perlustrazione visiva (2) campionamento dei detriti legnosi accumulati nelle cavità degli alberi, alla ricerca di resti di adulti, escrementi e larve. Questi metodi sono spesso utilizzati in combinazione per ottenere una maggiore efficienza di campionamento. Nei paragrafi successivi viene presentata una panoramica dei metodi di monitoraggio utilizzati per i diversi Paesi europei per il genere Osmoderma.
Svezia
In questo paese, sono stati usati sia i metodi tradizionali, come le trappole a caduta e il campionamento dei detriti legnosi (wood mould sample) (
L’identificazione dell’odore di frutta, emesso dagli osmoderma, come il (R) - (+) - γ-decalactone e della sua funzione di feromone sessuale rilasciato dai maschi per attirare le femmine, ha permesso lo sviluppo di diversi metodi utili per il monitoraggio delle specie.
Svensson e Larsson (2008) hanno testato per la prima volta delle trappole costruite appositamente, innescate con il feromone della specie. Hanno posizionato 12-20 repliche di trappole per tre anni. Le trappole sono state sospese a dei rami posti a 2-4 m di altezza e almeno a 10 m di distanza l’una dall’altra. Le trappole devono essere controllate ogni secondo giorno, dalla fine di giugno alla fine di agosto (Svensson and Larsson 2008). Le trappole con feromoni fuori dagli alberi e le trappole a caduta all’interno degli alberi facilitano il lavoro di marcaggio-ricattura dei coleotteri (
Inoltre, nel 2016, un programma di monitoraggio nazionale è stato realizzato in 73 siti, dal 19 luglio al 1 agosto, utilizzando 198 trappole a feromoni e 114 trappole a caduta, controllate ogni tre giorni. Durante il campionamento sono stati rilevati rispettivamente 56 individui provenienti da 43 trappole a feromoni e 29 individui da 12 trappole a caduta (N. Janssons, pers. com.).
Finlandia
Nel 2012, per realizzare una valutazione significativa della distribuzione nazionale di O. barnabita, è stato progettato un piano basato su trappole a feromoni e implementato da volontari in diversi parchi urbani e in tutti i principali boschi di querce della Finlandia (Landvik et al. 2015). I volontari erano entomologi dilettanti e professionisti, contattati per via pubblicitaria; il protocollo e il set di campionamento (trappola, esca ecc.) sono stati forniti dal progetto. Il campionamento è stato effettuato dal 2012 al 2014 in 52 siti, durante l’attività di volo della specie da metà luglio a metà agosto, utilizzando 2-4 trappole per sito. Nonostante il massiccio sforzo di campionamento con più di 3.500 giorni/trappola, O. barnabita è stato rilevato soltanto nell’isola di Ruissalo (SW Finland). Per individuare gli alberi ospitanti la specie, il sito è stato suddiviso in quadrati di 250 × 250m e, in ogni quadrato, gli alberi cavi sono stati campionati analizzando i detriti legnosi per evidenziare tracce di coleotteri adulti, larve e loro escrementi (Landvik et al. 2015). Le tracce sono state rilevate in 62 alberi su 192 esaminati (32%) e l’ospite più preferito è risultato essere la farnia (Quercus robur), con ulteriori eventi in tigli (Tilia) e ontani (Alnus). I grandi alberi erano occupati più frequentemente di quelli più piccoli, con un’incidenza del 90% sulle querce più grandi.
Norvegia
In Norvegia, per tutto il XX secolo; non sono stati trovati esemplari vivi di O. eremita e la specie era ritenuta estinta a livello regionale (categoria “extinct?”) (
Polonia
Nonostante l’elevato numero di siti di presenza di osmoderma in Polonia (vedi
Germania
Nella Germania meridionale, dove sono noti sia O. eremita che O. barnabita, il metodo di monitoraggio proposto è il campionamento dei detriti legnosi accumulati nelle cavità degli alberi, utilizzando il metodo “aspirapolvere” (Bußler and Müller 2008). Un tubo di aspirazione di un aspirapolvere (Nilfisk Backup Battery) è stato introdotto nella cavità, estraendo ogni volta un campione di 3,5 litri di detriti legnosi. Il campione è stato analizzato visivamente per cercare larve e loro escrementi e resti dei coleotteri adulti. Il campionamento è stato effettuato su 127 cavità durante il 2006 e il 2007, in otto aree Natura 2000 nella Baviera meridionale e settentrionale. I coleotteri sono stati rinventi in 39 cavità. In particolare, le larve sono state registrate in 11 alberi e i resti degli adulti in 30 campioni. Questo metodo consente di ottenere buoni risultati ma ha un impatto significativo sulla struttura del microhabitat e colpisce negativamente le comunità saproxiliche.
Francia
In Francia, sono stati eseguiti diversi progetti di monitoraggio per osmoderma utilizzando metodi diversi, usati sia separatamente sia in combinazione: campionamento di detriti legnosi in alberi cavi (
Romania
In Romania, il monitoraggio di Osmoderma (localmente rappresentato solo da O. barnabita sensu
Austria
In Austria il protocollo di monitoraggio sulle popolazioni di osmoderma non è ancora stato proposto, sebbene O. eremita sia considerata da tempo una specie altamente minacciata e che potrebbe essere in via di estinzione a causa della perdita di habitat (
Svizzera
Nel 2004, un piano di gestione dei vecchi alberi è stato condotto in aree urbane e periurbane (Juillerat and Vögeli 2006) con lo scopo di conservare a lungo termine e migliorare i siti adatti per la protezione dei coleotteri saproxilici, valutando misure idonee di gestione forestale. Il piano ha suggerito un monitoraggio combinato per ciascun albero di foreste relitte e aree urbane che fosse idoneo alla conservazione dei coleotteri saproxilici, accentuando l’importanza della partecipazione dei cittadini per favorire le conoscenze sulla distribuzione delle specie. Il monitoraggio di O. eremita è stato basato sulla ricerca di segnali di presenza nei detriti legnosi all’interno delle cavità degli alberi. I detriti sono stati esaminati accuratamente per individuare gli escrementi di larve > 7 mm, le larve stesse e resti degli adulti che potessero attestare la presenza recente della specie. Per trovare adulti vivi, il piano suggeriva sopralluoghi da luglio a ottobre (Juillrat and Vogeil 2006).
Slovenia
Il metodo di monitoraggio per O. eremita (s.l.) in Slovenia è stato pubblicato per la prima volta da
Italia
In Italia,
Per quanto riguarda la posizione delle trappole nelle aree di campionamento,
Tre metodi di monitoraggio per O. eremita sono stati selezionati all’inizio del progetto MIPP (per dettagli sul progetto vedi
Nella fase preparatoria sono stati selezionati i siti di campionamento e il periodo per il monitoraggio di O. eremita. Per prima cosa, è stata condotta un’analisi dei dati faunistici presenti in letteratura, seguita dall’analisi delle collezioni museologiche o private per avere un’idea chiara della presenza della specie e della sua fenologia nelle diverse località. Inoltre, sono stati condotti sopralluoghi preliminari nell’autunno-inverno 2013-2014 per selezionare i siti più idonei dove allestire le trappole negli anni successivi (considerando l’accessibilità, la presenza della specie, la struttura della foresta, ecc.), in entrambe le macroaree (
Per quanto riguarda le trappole con feromoni, sono state utilizzate le black cross window traps (in seguito:
I serbatoi per i feromoni erano costituiti da provette eppendorf di 1,5 ml riempite con 1200 μl di miscela racemica γ-decalattone (Sigma-Aldrich, USA, catalog no. W236004). Piccoli rulli di cotone per cure dentali (Celluron, Paul Hartmann, S.A., France) sono stati inseriti nelle provette per regolare la diffusione del feromone. Le provette sono state attaccate alle trappole con un uncino di metallo (Figure
Le trappole a caduta (pitfall traps, in seguito: PT)) sono state usate per catturare gli scarabei eremita che camminavano sulla superficie del rosume (wood mould) all’interno della cavità. Esse consistevano in bicchieri di plastica trasparenti (diametro dell’apertura 7 cm), infossati nel rosume fino all’orlo (per dettagli vedi
Alla prima cattura, il sesso di ciascun esemplare veniva determinato in base ai caratteri morfologici del capo e del pronoto. Dopodiché, ciascun esemplare veniva marcato sulle elitre con un codice numerico secondo una doppia procedura (Figure
Nella macroarea
Nel 2014, il trappolamento è stato condotto soltanto nella macroarea
Disegno di campionamento seguito durante il Progetto MIPP. Riassunto del disegno sperimentale durante lo studio di Osmoderma eremita in tre anni (
Macroarea | Sito | Metodo | Periodo di studio | Sopralluoghi | |
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45 |
- | 21/07-31/07/2014 | 5 |
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45 |
- | 21/07-31/07/2014 | 5 | |
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10 |
10 PT | 15/07-28/08/2015 | 21 |
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10 |
10 PT | 15/07-28/08/2015 | 21 | |
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10 |
10 PT | 15/07-28/08/2015 | 21 | |
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10 |
10 PT | 15/07-18/08/2015 | 14 |
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10 |
10 PT | 15/07-18/08/2015 | 14 | |
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10 |
10 PT | 18/07-12/08/2016 | 12 |
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10 |
10 PT | 18/07-12/08/2016 | 12 |
Gli esperimenti miravano a rispondere alle seguenti domande: (i) i siti prescelti sono idonei alla specie? (ii) qual’è la tecnica più efficiente di marcaggio per le popolazioni di O. eremita? (iii) l’efficacia del metodo viene influenzata dall’uso di 1200 μl in una o due provette? (iv) è il metodo idoneo per verificare la presenza della specie e stimare l’abbondanza relativa della popolazione?
Nel 2015, il tappolamento è stato condotto in entrambe le macro-aree:
Questi esperimenti sul campo erano mirati per rispondere alle seguenti domande: (i) quale delle due trappole (
Nel 2016, il trappolamento è stato condotto di nuovo in entrambe le macroaree:
Per il dataset del 2014, il test χ2 corretto da Yates è stato applicato per individuare differenze tra le catture di maschi e femmine. L’analisi è stata condotta con il programma R versione 3.2.5 (R Core Team, 2016), usando un livello di significatività di 0.05 per respingere l’ipotesi nulla.
La probabilità di occupancy su larga scala (ψ) è stata esplorata riunendo i ritrovamenti fatti con ciascun metodo di cattura e testando i modelli single species, single season, multi-method. In seguito, la stima della probabilità di ritrovamento (p^) è stata calcolata applicando i modelli suddetti separatamente a ciascun metodo di cattura (
Per il dataset del 2015, il test χ2 corretto da Yates è stato applicato per individuare differenze fra i metodi di campionamento e il sesso. L’analisi è stata condotta come per il dataset del 2014.
I modelli single species, single season sono stati usati per stimare la probabilità di occupancy per sito (ψ), cioè la probabilità che un sito scelto a caso dell’area di studio sia occupato. Inoltre, gli stessi modelli sono stati usati per stimare la probabilità di ritrovamento (p), cioè quella di ritrovare la specie con il metodo di monitoraggio applicato (
Il modello di Craig per le popolazioni chiuse (Craig 1953) è stato usato per stimare l’abbondanza della popolazione in ciascuna delle aree di studio. Il modello di popolazione chiusa è stato usato a causa del basso numero di ricatture. Il coefficiente di variazione (
La relazione specie-habitat è stata analizzata elaborando insieme i dati di tutte le aree di studio. Un set di modelli a priori è stato definito con le covariate che variavano in modo da spiegare i pattern di occupancy delle trappole. Modelli con effetti singoli, additivi e moltiplicativi delle covariate dei siti (HN, MC, TN, MA) sono state ipotizzati.
I modelli di occupancy sono stati utilizzati per l’analisi dei dati del 2014-2015 e le stime di massima somiglianza (maximum-likelihood estimates) sono state ottenute usando il programma PRESENCE (
Nel 2014, sono state registrate 17 catture di 15 individui di O. eremita in
Dataset di marcaggio-ricattura nel 2014. Dati complessivi sulle catture di O. eremita ottenuti nel 2014 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (
Sito | Sesso | Marcati | Captures | ||
---|---|---|---|---|---|
controllo | Con un serbatoio | Con due serbatoi | |||
|
Maschio | 4 | 0 | 3 | 2 |
Femmina | 11 | 0 | 11 | 1 | |
|
Maschio | 1 | 0 | 1 | 0 |
Femmina | 7 | 0 | 4 | 3 |
In entrambi i siti, la probabilà di occupancy su larga scala di O. eremita era alta ma considerevolmente incerta (
Stima della probabilità di occupancy. Statistica di selezione dei modelli nello studio di O. eremita durante il 2014 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (
Sito | Modello | K | -2Log (L) | ΔAIC | w |
---|---|---|---|---|---|
|
ψ, θ, ps+t | 9 | 61,54 | 0,00 | 0,55 |
ψ, θt, ps | 9 | 62,05 | 0,51 | 0,43 | |
|
ψ, θ, ps+t | 9 | 42,99 | 0,00 | 0,52 |
ψ, θt, ps | 9 | 43,48 | 0,49 | 0,41 |
Stima della probabilità di rinvenimento durante il monitoraggio del 2014. Le stime della probabilità di rinvenimento di Osmoderma eremita (p^) e gli errori standard associati (fra parentesi) vengono presentati per i modelli plausibili (ΔAIC < 2) (w = peso di Akaikeper ciascun modello), durante il 2014 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (
Sito | Modelli | w | p^ controllo | (ES) | p^ 1 serb. | (SE) | p^ 2 serb. | (ES) |
|
ψ, θt, ps+t | 0.55 | 0.00* | (0.00) | 0.34* | (0.16) | 0.10* | (0.08) |
ψ, θt, ps | 0.43 | 0.00 | (0.00) | 0.67 | (0.27) | 0.20 | (0.13) | |
|
ψ, θt, ps+t | 0.52 | 0.00* | (0.00) | 0.21* | (0.14) | 0.07* | (0.07) |
ψ, θt, ps | 0.41 | 0.00 | (0.00) | 0.50 | (0.35) | 0.17 | (0.15) |
Nel 2015, sono state registrati in tutto 116 eventi di cattura con
Dataset di marcaggio-ricattura durante il 2015. Dati marcaggio-ricattura ottenuti durante lo studio di Osmoderma eremita in Italia con differenti metodi di cattura nel 2015 nelle due macroaree
Sito |
|
PT | ||
Individui marcati (♀/♂) | Eventi di ricattura (♀/♂) | Individui marcati (♀/♂) | Eventi di ricattura (♀/♂) | |
|
31/3 | 2/0 | 0/0 | 0/0 |
|
37/5 | 6/0 | 0/0 | 0/0 |
|
12/1 | 4/0 | 0/0 | 0/0 |
|
2/0 | 0/0 | 0/0 | 0/0 |
|
8/2 | 3/0 | 0/0 | 0/0 |
Intervallo temporale di cattura nel 2015. Eventi di cattura di O. eremita nel 2015 in quattro siti di studio (linea grigia = Foresta della Lama; linea nera = Feudo Intramonti e Colle di Licco; linea nera tratteggiata = Val Fondillo; linea nera punteggiata = Difesa di Pescasseroli).
Il valore medio fra macroaree è stato 0.98 (ES = 0.03) per ψ e 0.10 (ES = 0.04) per p (Tabella
Stime di Occupancy e probabilità di rinvenimento di Osmoderma eremita nel 2015. Occupancy (ψ), probabilità di rinvenimento (p) ed errori standard associati (fra parentesi), forniti per modelli plausibili (ΔAIC <2). I dati sono stati ottenuti dal monitoraggio del 2015 nelle due macroaree
Sito | Modelli | K | -2Log (L) | ΔAIC | w | ψ | ES | p | ES |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
ψ(.), p (.) | 2 | 167,93 | 0,00 | 1,.00 | 0,93 | 0,10 | 0,15 | 0,03 |
|
ψ(.), p (.) | 2 | 150,84 | 0,00 | 1,00 | 1,00 | 0,00 | 0,09 | 0,07 |
FICL | ψ(.), p (.) | 2 | 108,07 | 0,00 | 0,99 | 1,00 | 0,00 | 0,07 | 0,02 |
|
ψ(.), p (.) | 2 | 94,95 | 0,00 | 1,00 | 1,00 | 0,00 | 0,09 | 0,02 |
La popolazione più abbondante è stata quella di
Stima delle popolazioni. Stime delle popolazioni di Osmoderma eremita ottenute dal monitoraggio del 2015 nelle due macroaree
Sito | Stima della popolazione | ±95 % intervallo di confidenza | Coefficiente di variazione |
---|---|---|---|
|
304 | 104 | 0,34 |
|
173 | 45 | 0,26 |
|
22 | 5 | 0,23 |
|
19 | 2 | 0,10 |
I valori di occupancy delle trappole sono stati favorite dall’effetto addtivo del numero dei buchi (wHN = 0.72) e di microhabitat (wMA = 0.38) (Tabella
Dataset delle variabili ambientali. Caratteristiche ambientali (ΔAIC <2) che influenzano la presenza di Osmoderma eremita nelle
Modelli | K | -2Log (L) | ΔAIC | w |
ψ(HN), p (t) | 18 | 492,66 | 0,.00 | 0,50 |
ψ(HN+MA), p (t) | 19 | 492,29 | 1,63 | 0,22 |
Dati di occupancy per
Nel 2016 sono state effettuate in tutto 32 catture di 31 individui e 11 catture di 10 individui di O. eremita, tutte dalle
Dataset di marcaggio-ricattura nel 2016. Dati di marcaggio-ricattura ottenuti dalla studio di Osmoderma eremita in Italia con differenti metodi di cattura nel 2016 nelle due macroaree
Macroarea/ Sito |
|
PT | ||
---|---|---|---|---|
Individui marcati (♀/♂) | Eventi di ricattura (♀/♂) | Individui marcati (♀/♂) | Eventi di ricattura (♀/♂) | |
PAS / |
22/9 | 1/0 | 0/0 | 0/0 |
|
5/5 | 1/0 | 0/0 | 0/0 |
Il confronto dei risultati ottenuti da tutti i metodi ci ha permesso di selezionare il miglior metodo standardizzato per il monitoraggio di O. eremita. L’analisi del numero totale di individui catturati con i due tipi di trappole durante i campionamenti del 2015 e 2016 nelle due macroaree (
I risultati finora ottenuti suggeriscono che, per portare avanti il monitoraggio di una popolazione meridionale di scarabeo eremita (almeno nella catena appenninica), un numero di 30
Un elevato numero di PT (almeno 150) piazzate in cavità arboree (una trappola per albero) può essere utilizzato come metodo alternativo alle
Secondo N. Jansson (pers. comm.), il fondo delle trappole (sia
La prima fase di preparazione del monitoraggio consiste nella scelta di un’area idonea e abitata da O. eremita. Idealmente, un’area dovrebbe essere esplorata dettagliatamente, mappando gli alberi cavi con GPS, scattando fotografie e descrivendo le caratteristiche dei singoli alberi (ad es., specie, dimensioni, DBH, numero di cavità, ecc.). Queste informazioni raccolte sul campo saranno poi utili per collocare le trappole. Per dettagli e materiali necessari per la costruzione delle
Tre volte alla settimana (Lunedì, Mercoledì e Venerdì), le trappole possono essere attivate il giorno prima di iniziare il controllo, di Domenica, e disattivate dopo il terzo controllo settimanale, di Venerdì. La
Ogni due giorni, in modo continuo e senza nessuna tregua; le trappole possono essere attivate il giorno prima di iniziare il controllo e mai disattivate fino alla fine del campionamento.
Le provette di plastica eppendorf (capacità 1.5 ml) caricate con 1200 μl di miscela racemica di γ-decalattone, possono essere preparate prima di iniziare il campionamento, preservandole in congelatore. Il consiglio è di cambiare le provette con feromone una volta alla settimana.
Il protocollo richiede la presenza di due operatori che devono riempire la scheda di campo di ciascun survey con data, condizioni meteorologiche (anche pioggia e nuvolosità) e l’orario di inizio (vedi Suppl. material 2). Subito dopo, gli operatori controllano le trappole e chiudono con un tappo integro la bottiglia contenente gli insetti eventualmente catturati per evitare fughe. Quando il controllo di tutte le
L’equipaggiamento richiesto è: GPS, clipboard, scheda di campo, matita, orologio, provette di plastica eppendorf contenenti feromone, piccoli rulli di cotone per cure dentali, pinzette, fotocamera, bottiglie di riserva con tappi.
Osmoderma eremita è una specie con basso tasso di dispersione. Infatti, la maggioranza degli individui si muove soltanto per poche centinaia di metri (da 100 a 250 m), anche se alcuni hanno mostrato un tasso di dispersione di circa 2000 m, come riportato da Chiari et al. (2013). Il tasso di dispersion sembra variare con la latitudine dall’Europa meridionale a quella settentrionale, in relazione con le temperature medie e le caratteristiche dell’habitat (
Il maggiore rischio di insuccesso nell’uso delle
O. eremita è una specie rara e difficile da trovare, quindi molto ricercata da commercianti di insetti. Pertanto, gli esemplari intrappolati nelle
Per identificare il trend di una popolazione di O. eremita a livello locale nel corso degli anni, può essere calcolato un valore di riferimento come segue:
1) Per ciascun survey, sommare il numero totale di individui (maschi + femmine) catturati da tutte le 30
2) Calculare il valore medio del numero di individui da tutti i surveys, escludendo comunque il survey con il numero più basso. La rimozione del numero più basso, come proposto per altre specie di insetti (FLA 2014, Hardersen and Toni 2015), permette di eliminare eventuali valori estremi dovuti a condizioni meteorologiche avverse (ad es. bassa temperatura e/o piovosità) o ad altri fattori che possono influenzare l’attività degli individui e aumentare l’eterogeneità dei dati.
La Tabella
Esempio di calcolo del valore medio di coleotteri catturati. Subset di trappole e surveys usati per calcolare il valore di riferimento del trend della popolazione di O. eremita in un sito (
|
|
|
|
|
|
|
Total | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Survey 1 | 1 | 2 | 4 | 3 | 2 | 3 | 1 | 16 |
Survey 2 | 3 | 6 | 5 | 5 | 6 | 3 | 3 | 31 |
Survey 3 | 3 | 5 | 7 | 7 | 7 | 4 | 5 | 38 |
Survey 4 | 2 | 4 | 3 | 2 | 2 | 0 | 0 | 13 |
Survey 5 | 4 | 7 | 8 | 5 | 3 | 5 | 4 | 36 |
Valore medio per i quattro conteggi con la media totale più alta | 30,25 |
Il cerambice della quercia, Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758 (Coleoptera: Cerambycidae), è un coleottero cerambicide che generalmente vive in foreste con alberi parzialmente morti ed esposti al sole. È presente negli allegati II e IV della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali, della fauna e della flora selvatiche). La Direttiva Habitat prevede che gli Stati membri dell’Unione Europea preparino, ogni sei anni, una relazione sullo stato di conservazione delle specie minacciate elencate negli allegati. Per far fronte a questo obbligo, nell’ambito progetto LIFE
Il genere Cerambyx comprende 13 specie nella regione Paleartica, delle quali almeno 7 sono presenti in Europa (
Cerambyx cerdo (Linnaeus, 1758), C. scopolii Fuesslins, 1775, C. miles Bonelli, 1823 e C. welensii (Küster, 1846) sono più o meno ampiamente distribuite in Europa, anche se gli ultimi due taxa sono principalmente limitati ai paesi più meridionali, mentre C. nodulosus Germar, 1817, C. dux (Faldermann, 1837) e C. carinatus Küster, 1846 si trovano esclusivamente in Europa orientale, in particolare nell’area balcanico-mediterranea (
C. cerdo è presente in Europa, Caucaso e in Medio Oriente fino all’Iran settentrionale. La specie è presente in quasi tutta Europa (a Nord fino alla Svezia meridionale e Gran Bretagna, a est dalla Bielorussia, Ucraina, Moldavia fino alla Crimea), ma risulta più comune nella regione mediterranea (
Gli esemplari adulti di C. cerdo sono lunghi da 17 a 56 mm (escluse le antenne) e larghi 8–14 mm, presentano una colorazione del corpo nerastra con elitre bruno-rossastre nella porzione distale. Il capo è dotato di forti mandibole ed è trasversalmente rugoso sul lato superiore (vertice). Le antenne sono lunghe, come nella maggior parte dei Cerambicidi: nelle femmine le antenne sono lunghe quanto il corpo (ultimi segmenti antennali raggiungono la parte distale delle elitre), mentre nei maschi sono molto più lunghe del corpo (gli ultimi 3 o 4 segmenti antennali superano il margine distale delle elitre). Nei maschi, l’ultimo segmento delle antenne è molto più lungo di quello precedente, mentre nelle femmine è lungo quanto il precedente o più breve. Il pronoto è fortemente scolpito e presenta una spina su entrambi i lati. Le elitre, troncate all’apice, sono rugose, densamente punteggiate, con la rugosità che va a diminuire verso l’estremità distale (
In Italia e nelle foreste dell’Europa occidentale e centro meridionale sono presenti cinque specie appartenenti al genere Cerambyx: C. cerdo, C. miles, C. scopolii, C. welensii e C. nodulosus, di cui l’ultima (una specie orientale simile a C. miles) è presente solo in Friuli Venezia Giulia (
C. cerdo è una specie con larve xilofaghe, legate prevalentemente alle querce (Quercus spp.), ma che possono colonizzare anche altre specie decidue come Castanea sativa, Juglans regia, Fraxinus spp., Salix spp., Ulmus spp., Fagus sylvatica, Platanus spp., Prunus spp. (
Lo sviluppo larvale avviene principalmente all’interno del legno fresco di querce (Quercus spp.) e dura circa 3-4 anni, generando un pattern irregolare di gallerie larvali (Pavlovic et al. 2012). Durante il primo anno, le larve si nutrono sotto lo strato di corteccia, mentre nel secondo anno si muovono più in profondità nel legno (
Nell’Europa centrale, le larve si sviluppano solitamente in Q. robur o Q. petraea, ma nei paesi meridionali sono state trovate anche in Q. pubescens, Q. ilex, Q. suber e in Castanea sativa (
Gli adulti rimangono nelle loro cellette durante l’inverno ed emergono tra maggio e agosto a seconda delle condizioni climatiche locali, relative all’altitudine e alla latitudine (
L’accoppiamento si svolge durante l’estate quando le femmine depongono le uova in fessure della corteccia di alberi precedentemente colonizzati. Esperimenti in laboratorio dimostrano che la deposizione delle uova varia ampiamente, da circa 5 a 15–20 uova al giorno, con alcune femmine di grandi dimensioni che depongono fino a 30 uova in un solo giorno (
Nel secolo scorso le popolazioni europee di C. cerdo hanno registrato un drastico declino nel numero delle popolazioni e nelle dimensioni delle stesse in tutta l’Europa centrale (
Come riportato da
In letteratura sono presenti essenzialmente due tipi di contributi che si concentrano sui fori di uscita:
(i) approccio seguito nell’articolo di
(ii) approccio seguito nei lavori di
Durante il progetto
Linfa artificiale
La manna, è la linfa estratta dalla corteccia di diverse specie di alberi appartenenti al genere Fraxinus, in particolare F. ornus (orniello). Molti insetti saproxilici (fra cui diversi cerambicidi) allo stadio adulto si nutrono di frutta matura e di linfa che fuoriesce dalla corteccia degli alberi (Nuemann 1985). Osservazioni riportate da
Nel 2011, uno studio simile è stato condotto su Lucanus cervus, utilizzando linfa artificiale ottenuta da pezzi di corteccia di quercia trattati con l’attrezzatura necessaria per la preparazione casalinga del vino (
Manna spennellata sulla corteccia di un albero per creare una stazione di alimentazione per cerambicidi (Foto di L. Redolfi De Zan).
Trappole con esca
Le trappole con esca utilizzate nel presente lavoro sono le stesse utilizzate da
Il metodo si basa sulla capacità attrattiva dell’esca (i.e. vino rosso + birra + banana schiacciata, che emette odore di fermentazione simile a quello della linfa degli alberi) contenuta in un recipiente cilindrico di plastica chiuso con un imbuto (
Base del barattolo superiore di una trappola modificata con una retina metallica, il coperchio è stato modificato con un imbuto per facilitare la caduta di insetti all’interno della trappola (Foto di M. Bardiani).
La miscela è stata preparata una settimana prima dell’installazione delle trappole. Un litro di miscela è composto al 50% da ciascuno dei due liquidi (vino rosso + birra oppure vino rosso + vino bianco), a cui viene aggiunto 220-330 g di banana o 220 g di zucchero. Il volume finale della miscela in ciascuna trappola, dopo l’aggiunta dello zucchero, è circa 500 cm3. Le trappole sono state posizionate a due altezze: sul tronco a circa 1,5-2 m per indagare il sottobosco e sui rami oltre i 10 m per indagare la chioma degli alberi (la forma compatta e il peso ridotto delle trappole permettono un facile sollevamento tra i rami) (Figura
Trappole con esca installate a due altezze: A su un ramo oltre i 10 m di altezza B a livello del tronco (1,5–2 m di altezza) e C cattura di due Cerambyx cerdo. Nella figura A sono visibili le corde per abbassare e sollevare la trappola, rispettivamente una verde e una marrone. (Foto di M. Bardiani).
Raccolta dei resti di predazione lungo transetti
Questo metodo si basa sulla ricerca e la raccolta di resti di C. cerdo come viene fatto per il campionamento di L. cervus (
Questo metodo è basato sulla ricerca visiva di adulti di C. cerdo sui tronchi (Figura
Un individuo di Cerambyx cerdo osservato su un albero selezionato per la ricerca visiva di adulti,
Piano di campionamento
I metodi sopra esposti, sono stati testati in due aree di studio: Bosco della Fontana e Bosco della Mesola (Figura
La linfa artificiale è stata utilizzata solo nel 2015 a Bosco della Mesola, dal 25 maggio al 17 luglio (Tabella
Piano di campionamento a Bosco della Fontana (
Area | Metodo | 2014 | 2015 | 2016 | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
N | C | Date | N | C | Date | N | C | Date | ||
|
Trappole con esca | 48 | 32 | 27,5–18,7 | - | - | - | 54 | 24 | 31,5–8,7 |
Resti | - | - | - | 4 | 10* | 20,5–22,7 | 4 | 7* | 1,6–14,7 | |
|
16 | 7 | 3,6–16,7 | - | - | - | 20 | 6 | 31,5–7,7 | |
|
Linfa artificale | - | - | - | 32 | 8 | 25,5–17,7 | - | - | - |
Trappole con esca | - | - | - | 32 | 32 | 25,5–17,7 | - | - | - | |
Resti | - | - | - | 4 | 8* | 25,5–17,7 | - | - | - | |
|
- | - | - | 16 | 8 | 25,5–17,7 | - | - | - |
Il metodo delle trappole con esca è stato testato per diversi anni utilizzando un numero variabile di trappole nelle due aree studio (Tables
Descrizione delle tipologie e del numero di trappole utilizzate nelle due aree di studio, Bosco della Fontana (
Esca | Altezza | Grado di Fermentazione |
|
|
|
---|---|---|---|---|---|
2014 | 2016 | 2015 | |||
RwBeBa | Alta | Mai | 8 | - | - |
Bassa | Mai | 8 | - | - | |
RwWwS | Alta | Mai | 8 | 18 | - |
4 settimane | - | - | 16 | ||
3 settimane | - | 18 | - | ||
2 settimane | - | 18 | - | ||
Bassa | Mai | 8 | - | - | |
4 settimane | - | - | 16 | ||
3 settimane | - | - | - | ||
2 settimane | - | - | - | ||
Controllo | Alta | - | 8 | - | - |
Bassa | - | 8 | - | - |
Nel 2016 le trappole sono state installate al Bosco della Fontana. Complessivamente, 54 trappole sono state posizionate oltre i 10 m di altezza (nessuna trappola è stata installata ad altezza del tronco 1,5-2 m) e RwWwS è stata l’unica esca utilizzata. Le trappole, posizionate su Q. cerris e/o Q. robur con un DBH di almeno 50 cm, sono state organizzate in 18 repliche (3 trappole per replica). In ciascuna replica l’esca è stata testata in tre diversi gradi di fermentazione (una per trappola): (i) la miscela non è mai stata sostituita durante la stagione di studio (ANC); (ii) la miscela è stata sostituita ogni tre settimane (B3Ws) e (iii) la miscela è stata sostituita ogni due settimane (C2Ws) (Tabella
La raccolta dei resti di predazione lungo il transetto è stata effettuata nel 2015 in entrambe le aree di studio, nel 2016 solo a Bosco della Fontana. In ogni area di studio sono stati selezionati quattro transetti. In entrambi gli anni, presso Bosco della Fontana, i transetti sono stati gli stessi utilizzati per il monitoraggio di L. cervus (
Il metodo
Per tutti i metodi, i parametri di idoneità di ogni albero sono stati registrati e riportati sui fogli di campo (Vedi Suppl. material 1).
Modelli di Occupancy sono stati applicati sui dati di cattura ottenuti utilizzando il metodo delle trappole con esca presso Bosco della Fontana; i metodi
Modelli di Occupancy: chiusi vs aperti
Per verificare se la popolazione fosse aperta o chiusa, sono stati applicati modelli di occupancy che considerano una sola specie e una singola stagione, single species, single season occupancy models (
Modelli di Occupancy multi method
L’effetto sulle catture di C. cerdo, dato dai diversi attrattivi utilizzati nelle trappole e dall’altezza della trappola al di sopra del suolo, sono stati testati nel 2014. Nel 2016, sulla base dei risultati ottenuti nel 2014, sono state installate solo le trappole con l’esca e l’altezza che avevano dato risultati migliori. Invece, nel 2016 sono stati testati differenti gradi di fermentazione dell’esca. Modelli di occupancy multi method che considerano singole specie e singole stagioni sono stati applicati per determinare la probabilità di rilevare la specie (p), per ogni metodo di campionamento (s) (
Effetti delle covariate
Modelli di occupancy che considerano una sola specie e una singola stagione (
I modelli sono stati classificati sulla base del loro valore di
Lo sforzo di campionamento necessario per ottenere una stima dell’Errore Standard (
Dove p * = 1 - (1 - p) K è la probabilità di individuare la specie almeno una volta durante i controlli K, in un sito occupato.
Lo scopo di questa analisi, è stato quello di determinare i valori di s e K per stimare la occupancy (ψ) considerando il livello di precisione desiderato, utilizzando differenti trappole. I valori di ψ e p nell’equazione, sono quelli risultanti dal miglior modello precedentemente selezionato.
Nel 2014, il metodo
Sommario dei dati di cattura di Cerambyx cerdo registrati nel 2014 e 2016 a Bosco della Fontana, utilizzando trappole innescate con differenti attrattivi (RwBeBa = vino rosso, birra, banana; RwWwS = vino rosso, vino bianco, zucchero), con diverso grado di fermentazione (mai = miscela mai cambiata nel periodo di confronto; 2 settimane = miscela cambiata ogni 2 settimane, cioè due volte; 3 settimane = miscela cambiata ogni 3 settimane, cioè una volta; oltre = miscela mantenuta oltre il periodo di confronto) e installate a diverse altezze (alta = 10 m; bassa = 1,5-2 m).
Anno | Esca | Grado di fermentazione | Alta | Bassa |
---|---|---|---|---|
2014 | RwBeBa | mai | 3 | 0 |
RwWwS | mai | 21 | 5 | |
Controllo | - | 0 | 0 | |
2016 | RwWwS | 2 settimane | 74 | - |
RwWwS | 3 settimane | 50 | - | |
RwWwS | mai | 100 | - | |
RwWwS | oltre | 32 | - |
La fenologia della specie per entrambi gli anni è mostrata in Figura
Chiusi vs aperti
Per entrambi gli anni, i modelli che considerano la probabilità di rilevare la specie entro un determinato intervallo di tempo, constrained time dependence, sono risultati fortemente supportati (Tabella
Sintesi dei modelli plausibili (ΔAIC < 2) ottenuti dalla selezione dei modelli per Cerambyx cerdo. I dati di cattura/non cattura sono stati registrati durante lo studio di due anni effettuato a Bosco della Fontana tra il 2014 e il 2016.
Anno | Analisi | Modello | K | -2Log(L) | ΔAIC | w |
---|---|---|---|---|---|---|
2014 | Modelli chiusi vs aperti | ψ, ec, dc, pc | 6 | 89,74 | 0,00 | 0,53 |
Multi method Alta | ψ, θ, ps | 5 | 91,37 | 0,00** | 0,98 | |
Multi method Bassa | ψ, p | 2 | 51,31 | 0,00** | 0,49 | |
ψ, θ, ps | 5 | 38,77 | 0,76** | 0,33 | ||
Effetto delle covariate |
ψ |
2 | 65,09 | 0,00 | 0,32 | |
ψ, p | 3 | 63,73 | 0,64 | 0,23 | ||
ψ |
3 | 64,33 | 1,24 | 0,17 | ||
ψ |
4 | 62,68 | 1,59 | 0,14 | ||
ψ |
3 | 64,80 | 1,71 | 0,13 | ||
2016 | Modelli chiusi vs aperti | ψ, ec, dc, pc | 6 | 574,35 | 0,00 | 0,60 |
Multi method | ψ, θ, ps | 5 | 603,68 | 0,00 | 0,50 | |
ψ, θ, ps+t | 16 | 581,94 | 0,26 | 0,44 | ||
Effetto delle covariate | ψ, pt | 13 | 209,96 | 0,00 | 0,80 |
Per i modelli migliori sono riportate le stime di probabilità di immigrazione/nascita di nuovi individui (e) e probabilità di emigrazione/morte (d) e gli errori standard associati (
Anno | Modello | w | Intervallo di tempo considerato (controlli) |
e ( |
d ( |
---|---|---|---|---|---|
2014 | ψ, ec, dc, pc | 0,53 | 1-4 | 0,00 (0,00) | 1,00 (0,00) |
5-26 | 0,32 (0,13) | 0,15 (0,07) | |||
27-31 | 0,00 (0,00) | 1,00 (0,00) | |||
2016 | ψ, ec, d., pc | 0,6 | 1-3 | 0,00 (0.00) | 1,00 (0,00) |
4-32 | 0,14 (0,03) | 0,03 (0,01) |
Modelli di Occupancy multi method
Nel 2014, l’attrattivo (RwWwS) e la posizione (altezza dal suolo) delle trappole hanno influenzato fortemente le probabilità di cattura di C. cerdo (Tabella
Sono riportate le stime di probabilità di rilevare/ non rilevare (p) la specie per C. cerdo e gli errori standard associati (
Trappola | Modello | W |
p̂ Con ( |
p̂ RwBeBa ( |
p̂ RwWwS ( |
---|---|---|---|---|---|
Alta | ψ, θ, ps | 0.98 | 0,00 (0,00) | 0,05 (0,03) | 0,31 (0,09) |
Bassa | ψ, θ, ps | 0.49 | 0,03 (0,03) | 0,03 (0,03) | 0,03 (0,03) |
Effetti delle covariate
I modelli di occupancy chiusi, sono stati quelli maggiormente supportati nel 2014, considerando le catture di C. cerdo comprese tra i controlli 8-16 (prima e ultima e cattura) all’interno delle trappole innescate con la migliore esca (RwWwS) e installate alla posizione migliore (alta). Le stime dell’influenza delle covariate sulla probabilità di rilevare la specie suggeriscono un effetto interattivo tra
Stima della occupancy probability (ψ) in relazione alla specie di albero (grigio scuro = Quercus cerris; grigio chiaro = Quercus robur) e diametro dell’albero (
Sono stati considerati: modelli di occupancy su larga scala (ψ), su piccola scala (θ), probabilità di rilevamento della specie (p), probabilità di ingresso di nuovi individui (e) e probabilità di partenza degli individui (d). Limiti, constrains: c = dipendenza entro un determinato intervallo di tempo (la p tra la prima e l’ultima cattura è diversa da quella osservata nelle altre settimane), s = metodi applicati, cioè esche o gradi di fermentazione, t = completa dipendenza dal tempo. Covariate del sito:
Descrizione del metodo di monitoraggio proposto
In relazione ai risultati ottenuti, viene di seguito proposto il metodo standard per il monitoraggio di C. cerdo basato sull’utilizzo delle trappole con esca, seguito da alcune considerazioni pratiche. Le trappole innescate con vino rosso, vino bianco e zucchero posizionate oltre 10 metri di altezza, sono risultate il metodo migliore per individuare la specie a Bosco della Fontana. Le variabili ambientali maggiormente correlate con le catture di C. cerdo sono risultate il diametro dell’albero (≥ 50 cm) e la specie (Q. robur). A Bosco della Fontana querce e carpini, Q. robur, Q. cerris e C. betulus, rappresentano le specie dominanti, per cui la scelta dell’albero per il posizionamento della trappola dovrebbe essere effettuata tenendo conto delle preferenze di C. cerdo nell’area di studio (
Un albero parzialmente morto e idoneo al monitoraggio, dopo alcuni anni potrebbe non esserlo più, in quanto il graduale processo di deperimento del legno lo condurrà alla morte. Quindi, nella predisposizione di un piano di monitoraggio a lungo termine, è importante tenere a mente che l’albero inizialmente selezionato dovrà essere sostituito da altri alberi che diventeranno idonei negli anni futuri in seguito all’innescarsi di processi di deperimento del legno. In caso di tagli obbligatori, il processo di selezione degli alberi, dovrebbe quindi coordinarsi con il piano di monitoraggio a lungo termine in atto e, di conseguenza, con i cambiamenti ai quali gli alberi vanno incontro, per pianificare la gestione delle foreste e proteggere la biodiversità.
L’analisi statistica di questo lavoro ha dimostrato che, sebbene la probabilità di rilevare C. cerdo non sia risultata influenzata dal numero di alberi idonei vicini, ciò potrebbe essere dovuto all’omogeneità della foresta di Bosco della Fontana, caratterizzata da numerose querce idonee per C. cerdo. Pertanto, in una foresta caratterizzata da una maggiore eterogeneità in termini di struttura e composizione arborea, è opportuno selezionare alberi di grandi dimensioni, parzialmente morti, ed inserirli nel piano di monitoraggio a lungo termine.
Come spiegato nel piano di campionamento, la trappola consiste di due barattoli: quello inferiore contenente l’esca in forma liquida, e quello superiore, la camera di cattura. I due contenitori sono separati da una rete metallica per assicurare la sopravvivenza degli esemplari nella trappola evitando qualsiasi contatto con il liquido. Ogni litro di miscela è costituito dal 50% di vino rosso e dal 50% di vino bianco (500 cm3 ciascuno) con l’aggiunta di 220 g di zucchero. La miscela deve essere preparata una settimana prima dell’installazione delle trappole per ottenere un’esca con un certo grado di fermentazione e consentire allo zucchero di dissolversi completamente nella miscela. Come dimostrato, la trappola la cui miscela non è stata mai cambiata durante il campionamento, è risultata quella che ha registrato il maggior numero di catture, rispetto alle altre sostituite rispettivamente ogni tre e due settimane. Pertanto, durante l’intero periodo di campionamento, la miscela non deve mai essere cambiata, tranne nei casi in cui scenda sotto il livello di 500 cm3 a causa dell’evaporazione. Si raccomanda di controllare attentamente le trappole esposte al sole, può essere utile in questo caso, indicare con un pennarello sul contenitore, il livello che il liquido deve raggiungere per permetterne un rapido controllo quotidiano. Nell’area di studio, le trappole devono essere posizionate, almeno per la prima volta, alle due diverse altezze: a livello del tronco, circa 1,5–2 m di altezza (trappola bassa) e su rami oltre i 10 m (trappola alta). Infatti, come spiegato nel piano di campionamento, nel 2014, le trappole sono state posizionate sia a livello del tronco che sui rami. Solo in seguito, a causa del basso numero di catture registrato nelle trappole basse, nel 2016 a Bosco della Fontana, sono state installate solo le trappole alte. Ipotizziamo che il basso numero di catture di C. cerdo registrato nelle trappole basse a Bosco della Fontana, possa essere dovuto alla condizione altamente ombreggiata del sottobosco. Questa ipotesi risulterebbe in accordo con il basso numero di fori di uscita di C. cerdo individuati alla base del tronco, a differenza di quanto osservato sui rami più alti caduti a terra in questa area di studio (osservazione personale degli autori).
La posizione di ogni coppia di trappole (bassa e alta) deve essere tale da facilitare l’installazione e il controllo, soprattutto per quelle alte. E’ importante installare le trappole su alberi idonei lungo strade forestali, evitando terreni ripidi. Come spiegato nel piano di campionamento, per l’installazione della trappola alta è necessario l’utilizzo di una fionda forestale (BigShot by Sherrill tree) per il lancio della corda al quale viene poi legata la trappola stessa. L’operazione di lancio richiede una certa quantità di spazio libero intorno all’operatore, quindi in presenza di una foresta molto fitta, la selezione di alberi lungo le strade forestali o sentieri facilita le operazioni di installazione e successivo controllo della trappola alta.
Affinché i dati raccolti applicando il protocollo standard di monitoraggio (Tabella
Sommario del protocollo di monitoraggio per Cerambyx cerdo
Protocollo di monitoraggio | |
Metodo | Trappole con esca |
Numero di alberi | 10 |
Numero di trappole | 20 trappole per ogni area di studio |
Posizionamento delle trappole | Su alberi lungo strade forestali o sentieri |
Posizionamento sull’albero | Una trappola sul tronco (1,5–2 m di altezza); l’altra sui rami (oltre i 10 m di altezza) |
Distanza tra gli alberi con le trappole | Almeno 100 m |
Periodo di monitoraggio | Giugno - Luglio |
Numero di settimane | 5 |
Numero di sessioni | 15 |
Frequenza delle sessioni | Tre a settimana |
Orario giornaliero | 8:00–11:00 |
Numero di operatori | 2 |
Ore per persona | 40 ore/persona |
Equipaggiamento | Cartellina appunti, foglio di campo, matita, GPS, corda, due barattoli di ricambio, bottiglie con miscela |
I risultati dimostrano che l’applicazione del protocollo proposto in termini di numero di trappole e numero di controlli, permette di rilevare la specie con un errore standard pari a 0,05. Inoltre, sulla base dei dati fenologici, l’inizio del monitoraggio dovrebbe avvenire con l’inizio della 23a settimana dell’anno e terminare alla fine della 27a (orientativamente tra le fine di giugno e l’inizio di luglio). Tale periodo dovrebbe essere adattato in base a conoscenze pregresse a scala locale, sulla fenologia di C. cerdo. Qualora tale informazione non fosse disponibile (o non potesse essere dedotta dai dati di letteratura disponibili), esclusivamente per il primo anno di monitoraggio si raccomanda di anticipare l’inizio del monitoraggio alla 21a settimana dell’anno.
Il metodo standard descritto si basa esclusivamente sulla conta degli individui di C. cerdo catturati. Se si vogliono analizzare aspetti aggiuntivi della popolazione locale (per esempio la dimensione della popolazione, la durata della vita adulta, ecc.), il protocollo di monitoraggio proposto può essere integrato con l’applicazione del protocollo di cattura - marcaggio - ricattura. Durante il lavoro sul campo all’interno del progetto
Il primo step per l’applicazione del protocollo standard di monitoraggio prevede la selezione dell’albero su cui verrà installata la coppia di trappole, una volta selezionato l’albero idoneo secondo le caratteristiche sopra descritte (DBH > 50 cm, vivo o parzialmente morto e con segni di presenza di C. cerdo), l’albero deve essere identificato con un codice numerico univoco e georeferenziato con un GPS. Durante la selezione degli alberi, è importante posizionare le corde per l’installazione delle trappole oltre i 10 m sui rami più alti, come descritto nel piano di campionamento, in modo da poter valutare subito se l’albero selezionato è idoneo per l’installazione della trappola alta.
Il secondo step prevede la preparazione dell’attrattivo. La miscela deve essere preparata una settimana prima dell’installazione delle trappole al fine di ottenere un’esca con un grado iniziale di fermentazione e consentire allo zucchero di dissolversi completamente nella miscela. Ogni litro di miscela è formato da 50% di vino rosso e 50% di vino bianco (500 cm3 di ciascuno), con l’aggiunta di 220 g di zucchero. Nel giorno previsto di inizio dell’attività di campionamento, la miscela deve essere distribuita all’interno del barattolo inferiore di ogni trappola.
Il terzo step prevede l’installazione delle dieci trappole: una bassa e una alta. Una volta posizionate le trappole, il tappo del contenitore superiore deve essere rimosso e sostituito dal coperchio modificato con l’imbuto.
Il quarto e ultimo passo prevede il controllo delle trappole. Le trappole devono essere controllate tre volte alla settimana, durante il periodo di massima attività di C. cerdo. In caso di maltempo, è consigliabile eseguire l’attività di campo un altro giorno, comunque il prima possibile, per evitare la morte dei coleotteri all’interno della trappola. Una volta che il controllo delle trappole è stato completato, deve essere annotato il numero di individui per trappola, specificandone il sesso. Dopo la compilazione della scheda di campo (vedi file supplementare 2: scheda di campo), gli individui devono essere liberati su alberi vicini a quelli con le trappole.
Nel presente studio, il protocollo di cattura-marcaggio-ricattura applicato nel 2016 è stato utilizzato per calcolare le distanze coperte dagli individui catturati. Questo calcolo ha mostrato che gli adulti di C. cerdo possono muoversi in media 750 m ± 309 m (deviazione standard, SD). Pertanto, si presume che la validità dei risultati del monitoraggio si riferisca a un’area estesa fino a un massimo di 1000 m a partire dall’albero selezionato per le trappole. Assumendo una distanza media di 100 m tra ognuno dei 10 alberi selezionati, se si calcola l’area che si estende fino a un massimo di 1000 metri a partire da questi alberi, si ottiene un’area di circa 300 ettari. Questa area rappresenta la superficie forestale per la quale i risultati del monitoraggio si possono considerare validi. Se l’area monitorata si trova all’interno di una foresta omogenea (in termini di età degli alberi, composizione, gestione forestale, e quantità di legno morto ecc), la validità si estende a tutta la zona.
L’impegno maggiore che comporta l’applicazione di questo protocollo è rappresentato dal controllo obbligatorio quotidiano delle trappole per evitare lesioni o la morte degli individui catturati e la loro esposizione ad elevate temperature diurne all’interno delle trappole.
Una possibile interferenza con l’utilizzo delle trappole è legata alla possibile presenza del ghiro (Glis glis) nell’area di studio. Infatti, come riportato da
Nelle aree accessibili al pubblico le trappole basse legate ai tronchi e i punti (per esempio piccoli arbusti) a cui sono legate le corde per le trappole alte sono spesso facilmente visibili e accessibili ai visitatori. Si suggerisce quindi, di nasconderli per quanto possibile, ma in generale l’uso di cartelli esplicativi sul monitoraggio e sulla funzione della trappola rappresentano il modo migliore per informare le persone ed evitare eventuali interferenze. Inoltre, l’uso di trappole con la miscela attrattiva potrebbe influenzare il monitoraggio di altri coleotteri (per esempio cervi volanti, cetonie) attratti da questo tipo di esca (
Al fine di valutare lo stato di conservazione delle popolazioni di C. cerdo per una determinata area, un valore di riferimento può essere calcolato come segue (Tabella
Un esempio di calcolo del valore totale e medio degli individui conteggiati. Il valore medio ottenuto è il numero di riferimento per confrontare i dati a lungo termine e per identificare il trend della popolazione. L’intervallo di valori ottenuti durante il progetto
BT1 | BT2 | BT3 | BT4 | BT5 | BT6 | BT7 | BT8 | BT9 | BT10 | Totale per settimana | Valore medio per settimana | |||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | A | B | |||
Settimana1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 3 | 0.15 |
Settimana 2 | 1 | 1 | 1 | 1 | 0 | 0 | 2 | 0 | 1 | 0 | 2 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 | 0 | 12 | 0.6 |
Settimana 3 | 1 | 3 | 0 | 1 | 1 | 0 | 1 | 1 | 4 | 1 | 5 | 4 | 3 | 1 | 4 | 1 | 3 | 0 | 4 | 0 | 38 | 1.9 |
Settimana 4 | 2 | 0 | 3 | 1 | 0 | 0 | 3 | 0 | 1 | 2 | 2 | 1 | 0 | 0 | 2 | 2 | 1 | 0 | 1 | 1 | 22 | 1.1 |
Settimana 5 | 1 | 1 | 0 | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 2 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 8 | 0.4 |
Totale per A/B | 5 | 5 | 5 | 4 | 2 | 0 | 6 | 2 | 8 | 3 | 10 | 5 | 4 | 2 | 7 | 3 | 5 | 0 | 6 | 1 | 83 | 4.15 |
Numero medio di catture per trappola e settimana | 0.83 |
1) Per ogni settimana, calcolare il numero totale di individui (maschi + femmine) ottenuto sommando il numero di individui trovati in ciascuna trappola. Si raccomanda di scrivere separatamente il numero di individui catturati nelle trappole basse e in quelle alte.
2) Calcolare i valori medi degli individui catturati in ogni settimana e per ogni tipo di trappola (alta e bassa).
La Rosalia alpina, Rosalia alpina (Linnaeus, 1758) (Coleoptera: Cerambycidae), è un coleottero di dimensioni relativamente grandi, associato a foreste mesofile (generalmente di faggio) con presenza di alberi senescenti, morti o parzialmente morti ed esposti al sole. Questa specie è elencata negli allegati II e IV della Direttiva Habitat (Consiglio Direttivo 92/43/EEC del 21 maggio 1992 sulla conservazione degli ambienti naturali e della fauna selvatica e della flora). La Direttiva Habitat prevede che ogni stato membro dell’Unione Europea, predisponga ogni sei anni, un rapporto sullo stato di conservazione delle specie elencate negli allegati. Con lo scopo di supportare questo dovere istituzionale, nell’ambito del progetto Life “Monitoraggio degli insetti con la partecipazione del pubblico” (LIFE11 NAT/IT/000252) (in seguito, MIPP) sono state condotte indagini di campo per sviluppare metodi standard di monitoraggio per i coleotteri saproxilici target del progetto: Osmoderma eremita (coleottero eremita, Scarabaeidae), Lucanus cervus (cervo volante, Lucanidae), Cerambyx cerdo (cerambice della quercia, Cerambycidae), Rosalia alpina (Rosalia alpina, Cerambycidae), Morimus asper/funereus (morimo, Cerambycidae).
Il presente contributo dedicato a R. alpina fa parte di un volume speciale sul monitoraggio dei coleotteri saproxilici protetti in Europa. Lo studio inizia con un’ampia revisione delle attuali conoscenze sulla sistematica, distribuzione, ecologia, etologia e stato di conservazione di R. alpina. La revisione è quindi seguita da una dettagliata descrizione del lavoro di campo effettuato durante il progetto MIPP. Le elaborazioni statistiche condotte, hanno avuto come obiettivo quello di valutare le preferenze di habitat da parte di R. alpina. Inoltre i differenti metodi di campionamento sono stati testati e comparati allo scopo di sviluppare un protocollo di monitoraggio standard speditivo, discusso alla fine del lavoro.
Rosalia alpina appartiene alla famiglia Cerambycidae, sottofamiglia Cerambycinae. La specie è stata decritta sulla base di un reperto raccolto nelle Alpi Svizzere da Scheuchzer nel 1703 (
Rosalia alpina vive prevalentemente nelle regioni montuose dell’Europa centrale e meridionale, dalla regione Cantabrica agli Urali meridionali al Caucaso (
Analisi genetiche hanno messo in evidenza un’elevata diversità genetica nelle popolazioni di R. alpina. Tuttavia, partendo dalla Grecia nord-occidentale, è stata osservata una significativa riduzione della diversità genetica, in funzione della latitudine (
Gli adulti di R. alpina (Figura
Immagine di un individuo adulto di R. alpina (Foto di Pasquale Buonpane, in località Piana delle Sècine, Letino (CE), il 12.07.2015, record n. 2229, citizen science database del progetto LIFE MIPP).
La larva di R. alpina mostra caratteristiche morfologiche comuni a molti altri coleotteri cerambicidi xilofagi: il corpo è allungato, subcilindrico con lati dorsali e ventrali leggermente schiacciati, superficie leggermente sclerotizzata, per lo più glabra con brevi setole; il capo è tipicamente retratto nel protorace, con apparati boccali ben sclerotizzati e scuri; il protorace è allargato con distinte aree rugose; le zampe sono ridotte. La larva di R. alpina ha un corpo color bianco-crema, lungo fino a 40 mm e largo circa 9 mm (cfr.
Rosalia alpina è una specie saproxilica, xilofaga e xerotermofila obbligata. Le caratteristiche che definiscono l’habitat tipico di questa specie sono state largamente studiate in Europa (
R. alpina è una specie caratterizzata da un certo grado di plasticità ecologica in Europa: pur essendo generalmente considerata montana e associata a foreste di faggio, questo cerambicide è capace di colonizzare un’ampia varietà di altre latifoglie (Aceraceae, Betulaceae, Fagaceae, Oleaceae, Tiliaceae, Ulmaceae), partendo dall’area costiera fino a circa 2000 m s.l.m. (
In generale, gli adulti di R. alpina sono attivi e mobili in condizioni di tempo soleggiato e con temperature elevate, generalmente dalle ore 10:00–11:00 alle 14:00–18:00, con dei picchi di attività tra le ore 12:00–14:00. Inoltre, non sono state osservate differenze tra femmine e maschi nei ritmi giornalieri di attività (
Gli adulti in genere si muovono in uno spazio forestale ristretto, ma a volte sono capaci di percorrere lunghe distanze volando per raggiungere habitat idonei. Studi di cattura-marcaggio-ricattura hanno mostrato che movimenti nell’arco di un centinaio di metri sono abbastanza frequenti, senza differenze di comportamento tra i sessi (
Studi di cattura-marcaggio-ricattura condotti in Repubblica Ceca, hanno permesso di stimare la durata della vita in condizioni naturali, che si attesta intorno a 24 giorni per le femmine e 15 giorni per i maschi (
La fenologia degli adulti dipende dalla latitudine, altitudine e condizioni climatiche locali. L’emergenza degli adulti dai fori, può iniziare a maggio ma più frequentemente si verifica tra luglio e agosto (
I maschi fuoriescono in genere una settimana prima delle femmine e difendono il territorio, rappresentato da tronchi esposti al sole, da altri maschi competitori per potersi accoppiare con le femmine (
Per l’ovideposizione, le femmine preferiscono legno privo di corteccia (anche se non disdegnano porzioni coperte da corteccia) e depongono le uova in profondità nelle fessure. Le larve si sviluppano a circa 1–1,5 cm sotto la superficie del legno e si spostano in profondità via via che crescono. Come conseguenza, la maggior parte delle gallerie si trovano alla profondità di 4–10 cm (Cizek L. osservazione personale). Lo sviluppo larvale si completa dopo due-tre anni, in funzione delle condizioni climatiche e della qualità del substrato di sviluppo (
Rosalia alpina, elencata negli allegati II e IV della Direttiva Habitat, secondo la lista rossa italiana rientra nella categoria “Quasi minacciata” “Near Threatened” (
I fattori che influenzano maggiormente la dinamica di popolazione e che possono condurre all’estinzione locale di R. alpina sono: (i) l’abbandono di forme di gestione forestale a carattere tradizionale (come ad esempio la capitozzatura e la gestione dei pascoli alberati) e/o la loro conversione in foreste d’alto fusto, le quali riducono la disponibilità di alberi esposti al sole (
In base alla revisione della letteratura scientifica disponibile, i protocolli finora proposti per il monitoraggio di R. alpina possono essere inseriti in due categorie: (i) conteggio dei fori di uscita degli adulti; (ii) conteggio degli adulti lungo transetti o plot (superficie di campionamento in genere quadrata o circolare) di riferimento. Nuovi protocolli per il monitoraggio di R. alpina potrebbero essere sviluppati in futuro qualora venisse indentificato il feromone di aggregazione prodotto da questa specie. Negli USA,
Nei successivi paragrafi vengono riportate le esperienze di campionamento e/o i protocolli standard di monitoraggio adottati in diversi paesi europei.
Austria
I fori di sfarfallamento di R. alpina su faggi in piedi e caduti a terra sono stati studiati da
Bulgaria
Il protocollo di monitoraggio adottato in Bulgaria (Anonimo 2015) si basa su transetti della lunghezza di 1 km, percorsi da due persone che camminano l’una a fianco dell’altra, rilevando la presenza di R. alpina su entrambi i lati del transetto. All’interno dei transetti gli operatori si muovono in parallelo mantenendo tra loro una distanza pari a 1-1,5 m e cercando a vista micro-habitat potenzialmente idonei per la specie nel raggio di 10 m a partire da una linea immaginaria dal centro del transetto (il transetto ha una larghezza di circa 20 m). I micro-habitat idonei sono alberi con tronchi grandi, in piedi o a terra, morti o parzialmente morti, o anche grossi rami caduti o legna accatastata. Il monitoraggio di R. alpina deve essere svolto in giornate soleggiate, senza vento e durante le ore più calde, tra le ore 11:00 e 17:00, ma preferibilmente tra le 13:00 e le 15:00.
Repubblica Ceca
Il metodo standard adottato in Repubblica Ceca, si basa su transetti larghi 20 m. Il monitoraggio deve essere svolto quattro volte a settimana, preferibilmente tra la metà di luglio e la metà di agosto (
Francia
Bensettiti e Gaudillat (2004) hanno stabilito che l’osservazione di questa specie in campo è spesso occasionale e che pertanto è difficile definire un programma di monitoraggio quantitativo delle popolazioni. Recentemente, è stato condotto un censimento nazionale dei coleotteri saproxilici con lo scopo di stabilire l’attuale distribuzione di ogni specie presente in Francia (http://saprox.mnhn.fr). I primi risultati su R. alpina sono stati recentemente pubblicati (
Germania
In Baviera, il protocollo standard di monitoraggio per R. alpina consiste nel cercare i caratteristici fori di uscita sui tronchi. Nei primi mesi dopo lo sfarfallamento, i margini del foro di emergenza sono più chiari permettendo di riconoscere i fori dell’anno in corso rispetto a quelli degli anni passati. Questo metodo è stato testato per la prima volta nel 2004 e viene ormai usato dal 2006 come metodo standard per il monitoraggio nelle aree Natura 2000 in Baviera (
Polonia
Un metodo di monitoraggio standard è stato proposto da
Romania
Slovenia
Spagna
Pagola Carte (2007) ha monitorato la presenza di R. alpina su ceppaie, tronchi in piedi e a terra, in 7 aree di campionamento. Ciascuna area è stata ispezionata nove volte nei mesi di luglio e agosto, con un tempo di controllo di ciascuna area pari a 10 minuti (senza contare il tempo di spostamento tra un’unità di campionamento e l’altra). Il monitoraggio viene condotto rilevando la presenza di esemplari vivi di R. alpina o resti (elitre, zampe, antenne, ecc.) fra le ore 13:00 e 16:00. Gli autori suggeriscono anche di fotografare gli individui per future identificazioni basate sul pattern elitrale.
Svizzera
Italia
Nei precedenti paragrafi sono stati riportate le esperienze di monitoraggio e i protocolli di monitoraggio adottati per R. alpina in undici paesi europei. In sei di questi paesi, il monitoraggio si focalizza sulla ricerca degli adulti (Bulgaria, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera e Italia), mentre in due paesi si basa sulla ricerca dei fori di sfarfallamento (Austria e Germania). Nella Repubblica Ceca e in Polonia, il monitoraggio si basa sulla ricerca sia dei fori di sfarfallamento che di adulti. Infine in Francia non esiste un protocollo nazionale per il monitoraggio di R. alpina.
Analizzando i metodi di monitoraggio sopra esposti, tra i sei paesi che utilizzano un protocollo basato sull’osservazione degli adulti lungo transetti, tre hanno condotto le ricerche lungo transetti che variano in lunghezza da una media di 366 m (Italia) a 1 km (Bulgaria, Romania e ancora Italia) con delle fasce marginali di indagine su entrambi i lati di 20 m (Bulgaria e Romania) o di 50 m (Italia). Negli altri tre paesi si individuano siti di monitoraggio in base alla selezione di substrati idonei (ceppaie, tronchi in piedi e a terra, ecc.). Le strutture legnose variano in lunghezza, da 1 m a 2 m (Spagna e Svizzera) oppure, sono tronchi con un diametro minimo di 25 cm (Spagna).
Infine, tra i paesi che applicano un protocollo basato sulla ricerca dei fori di sfarfallamento, solo la Germania ha definito delle soglie per stabilire la dimensione delle popolazioni: 50 fori di uscita recenti indicano popolazioni numerose; da 6 a 50 fori recenti indicano popolazioni di media densità; meno di 6 fori recenti indicano popolazioni ridotte.
I tre metodi testati per monitorare l’abbondanza di R. alpina durante il progetto MIPP si sono basati sulla ricerca visiva degli adulti, visual encounter surveys (
Alberi potenzialmente idonei sono stati individuate in base alle seguenti caratteristiche: presenza di legno morto sul tronco (corteccia distaccata) ed esposizione al sole per almeno 1–2 ore al giorno (Figura
Albero utilizzato come unità di campionamento per il monitoraggio di R. alpina nelle Foreste Casentinesi tra il 2014 e il 2016.
Albero utilizzato come unità di campionamento per il monitoraggio di R. alpina nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise tra il 2014 e il 2016.
I tripodi sono costituiti da tre tronchi di faggio (del diametro di circa 20–25 cm), in parte scortecciati e posizionati a tenda indiana (Figura
Tripode allestito con tronchi di faggio e utilizzato come unità di campionamento per il monitoraggio di R. alpina nelle Foreste Casentinesi tra il 2014 e il 2016.
Gruppo di tronchi utilizzato come unità di campionamento per il monitoraggio di R. alpina nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise tra il 2014 e il 2016.
I campionamenti di R. alpina sono state condotti in due aree di studio: le Foreste Casentinesi (
Caratteristiche principali dello schema di monitoraggio applicato per R. alpina.
Area di studio | Anno | Numero di sub-aree | Numero di sessioni | Frequenza di campionamento | Numero di unità di campionamento | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|
Alberi | Tripodi | Tronchi | |||||
|
2014 | 3 | 7 | 3/settimana | 23, 23, 23 | 13, 10, 7 | - |
2015 | 2 | 16 | 4/settimana | 24, 24 | 15, 15 | - | |
2016 | 2 | 10 | 4/settimana | 15, 15 | 15, 15 | - | |
|
2014 | 3 | 7 | 3/settimana | 30,30,28 | - | - |
2015 | 2 | 14 | 4/settimana | 15, 15 | 15, 15 | - | |
2016 | 2 | 10 | 4/settimana | 15, 15 | - | 15 |
Mappa dell’area di studio nelle Foreste Casentinesi. Simboli bianchi indicano la sub-area “Poggio Ghiaccione”, simboli neri la sub-area “Strada per Badia”, simboli grigi la sub-area “La Vetreria”.
Mappa dell’aera di studio nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Simboli bianchi indicano la sub-area “Val Fondillo”, simboli neri la sub-area “Difesa di Pescasseroli”.
In questa area di studio sono stati individuati 3 transetti (uno per ogni sub-area) comprendenti gli alberi selezionati (N=23) e i tripodi (N=10, N=13, N=7 rispettivamente per le tre sub-aree). Il legno utilizzato per l’allestimento dei tripodi è stato tagliato nell’area di studio nell’inverno 2013–2014. Il campionamento è stato suddiviso in sette sessioni (una alla settimana) dal 1 luglio al 27 agosto. Ogni sessione consisteva in tre sopralluoghi preferibilmente condotti il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Per ogni transetto la direzione di percorrenza è stata invertita nelle varie sessioni, per evitare di controllare alcuni alberi o tripodi sempre nello stesso orario. Ogni sopralluogo iniziava alle ore 12:00 al fine di garantire che i controlli venissero eseguiti nelle ore più calde della giornata, cioè il momento migliore per intercettare gli adulti di R. alpina (
In quest’area di studio sono stati selezionati tre transetti comprendenti gli alberi idonei selezionati (N= 30, N=30, N=28). Il campionamento è stato suddiviso in sette sessioni (una alla settimana) dal 14 luglio al 27 agosto. Durante ogni sessione e per ogni area, i sopralluoghi sono stati realizzati in tre giorni consecutivi (uno per ogni sub-area, preferibilmente il lunedì, martedì e mercoledì).
Nel 2015, sono stati percorsi solamente due transetti comprendenti gli alberi (N=24) e i tripodi (N=15). I tripodi monitorati sono stati gli stessi del 2014 e di conseguenza il legno risultava invecchiato di un anno. Lo studio si è protratto dal 15 luglio al 30 agosto (16 sessioni in totale). Ogni sessione consisteva di due sopralluoghi (un sopralluogo al giorno); due sessioni venivano ripetute consecutivamente. Dopo due sessioni, le due successive venivano condotte dopo due giorni.
Nel 2015 sono stati percorsi due transetti, comprendenti gli alberi (N=15) e i tripodi (N=15). Il legno utilizzato per l’allestimento dei tripodi è stato tagliato nell’area di studio nel 2015. I campionamenti, suddivisi in 14 sessioni, sono stati effettuati tra il 21 luglio e il 28 agosto. Il protocollo utilizzato è stato lo stesso seguito nelle
Nel 2016 sono stati percorsi due transetti e il numero di alberi da monitorare è stato ridotto da 25 a 15. Sono stati monitorati solamente gli alberi su cui nel 2014-2015 erano state registrate numerose osservazioni. Il campionamento, suddiviso in 10 sessioni, è stato condotto dal 4 luglio al 5 agosto. Ogni sessione era costituita da campionamenti consecutivi (uno al giorno); ogni settimana sono state condotte due sessioni di campionamento.
Nel 2016 le unità di campionamento erano costituite soltanto da alberi e tronchi. I due transetti comprendenti i 15 alberi che erano stati monitorati l’anno precedente sono stati mantenuti, mentre i tripodi, a causa dei danni subiti dal bestiame al pascolo o dalle attività umane, sono stati sostituiti dai tronchi a terra. Complessivamente 70 tronchi a terra (tagliati nel 2015) organizzati in 15 unità di campionamento sono stati monitorati in una sola sub-area (Tabella
Unità di campionamento costituite da tronchi di faggio per il monitoraggio di R. alpina.
Unità di campionamento | Numero di tronchi | Volume di legno (m3) | Diametro medio (cm) |
1 | 6 | 3,768 | 54 |
2 | 5 | 5,505 | 55 |
3 | 4 | 2,114 | 50 |
4 | 6 | 4,401 | 50 |
5 | 1 | 0,428 | 48 |
6 | 2 | 1,256 | 47 |
7 | 1 | 0,622 | 45 |
8 | 14 | 7,877 | 54 |
9 | 1 | 0,181 | 62 |
10 | 2 | 0,514 | 52 |
11 | 3 | 0,466 | 44 |
12 | 1 | 0,198 | 47 |
13 | 3 | 0,679 | 46 |
14 | 1 | 0,217 | 49 |
15 | 1 | 0,298 | 54 |
Gli alberi, i tripodi e i tronchi, sono stati mappati e georeferenziati usando il sistema GPS (Global Positioning System) mediante dispositivi di geolocalizzazione (Garmin 60CSX, 62st e 64st). Per gli alberi e i tronchi, sono stati registrati sei variabili ambientali (cfr.
Variabili ambientali registrate per alberi e tronchi.
Variabili ambientali | Tipo di variabile |
---|---|
DNC = Distanza dal albero colonizzato più vicino | Continua (m) |
DBH = Diametro a petto d’uomo | Continua (cm) |
CC = Grado di copertura delle chiome | Categorica (%) |
WA =Aattività dei picchi | Binaria |
TS = Stato dell’albero | Categorica (tre categorie) |
WDC = Classe di decadimento del legno | Categorica (cinque categorie) |
Il software Garmin MAP Source è stato utilizzato per misurare il parametro DNC; il DBH è stato misurato per gli alberi, a circa 1.30 m di altezza dal suolo; per i tronchi a terra, a metà della loro lunghezza; TS è stato stimato classificando gli alberi in tre categorie: morto, parzialmente morto e vivo; CC è stato misurato tramite una valutazione visiva in un’area di 5-10 m di raggio intorno ogni albero. La presenza o assenza di WA (ovvero fori di alimentazione dei picchi) è stata stabilita visivamente. Infine, WDC è stato misurato in accordo con
Per comparare le aree di studio in relazione alle caratteristiche degli alberi monitorati (TS, DBH, WDC e CC) è stata utilizzata l’analisi multivariata MANOVA (Anderson, 2001) con 1.000 permutazioni. Inoltre, è stata svolta l’analisi delle component principali (
Per indagare le preferenze di habitat di R. alpina sono stati utilizzati i modelli lineari generalizzati, Generalized Linear Models (
Il test statistico non parametrico Kruskall-Wallis, è stato usato per comparare il numero di individui osservati su alberi, tripodi e tronchi nelle due aree di studio. L’analisi di preferenza di habitat e il test non parametrico sono stati svolti mediante il software R3.3.2 software (
L’analisi
Plot ottenuto dall’analisi delle componenti principali